Rassegna stampa
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Comunicato stampa
Oggetto: in merito alle dichiarazioni del consigliere Antonello Sassu
Leggendo le ultime dichiarazioni del consigliere Sassu in merito alla vicenda da lui portata in consiglio comunale lo scorso venerdì, credo siano necessarie alcune precisazioni che facciano chiarezza su quanto realmente accaduto e liberino il campo dalle calunniose accuse di aggressione a freddo.
Venerdì 9 Marzo, al termine dell’incontro con il Sindaco sul tema delle Unioni Civili, mentre io e alcuni membri del comitato insieme ad esponenti del Consiglio Comunale e della Giunta sostavamo appena fuori la sala Giunta scambiandoci pareri sull’incontro appena avvenuto, è sopraggiunto il cons. Sassu con il quale, dopo esserci salutati cordialmente, ho scambiato alcune parole sul tema. Durante lo scambio, all’esternazione del consigliere “nella mia visione della società non ci sono gli omosessuali”, ho risposto che la sua era una visione fascista della società. In seguito, chiarendo che le sue posizioni erano omofobe in quanto discriminano gay e lesbiche semplicemente per il loro orientamento sessuale, il consigliere ha risposto, con sorriso beffardo: “Omofobo io? Ma se ti ho addirittura toccato la mano”. A tale affermazione, così vergognosamente offensiva, ho risposto accusandolo di aperto fascismo omofobico e di razzismo.
Questi i fatti così come realmente accaduti, che tutti i presenti possono testimoniare e che divergono moltissimo da quanto esposto dal consigliere Sassu sia in Consiglio Comunale che sulla stampa. Ma questo, così come le offese gratuite sostenute ai microfoni del comune, saranno oggetto di verifica in una sede appropriata. Solidarietà piena invece alla Presidente Monica Spanedda per lo strumentale e volgarissimo attacco al quale è stata sottoposta.
Credo invece siano necessarie delle considerazioni politiche sull’omofobia interiorizzata e sulla forte valenza discriminatoria delle posizioni di alcuni politici “cattolici” che, nascondendosi dietro il loro credo, pensano di poter liberamente discriminare cittadini e cittadine sulla base del loro orientamento sessuale.
Per capirci meglio: proviamo a sostituire la parola omosessuale con “donna”, oppure con “ebreo”. Se qualcuno dicesse sulle donne o sugli ebrei le stesse identiche cose che vengono dette sugli omosessuali, succederebbe il finimondo e l’autore di queste frasi verrebbe con ogni probabilità, portato in Tribunale e avrebbe precluso qualsiasi sbocco politico. Perlomeno a sinistra.
Sugli omosessuali invece è lecito dire qualsiasi cosa così come, sostengono i cattolici, si può discriminarli sul piano legislativo in quanto deviati o genericamente “malati” (vedi l'ultima uscita dei Giuristi Cattolici).
Fa un certo effetto vedere come oggi, la principale causa dell’omofobia, della discriminazione, delle aggressioni e violenze contro gay e lesbiche sia proprio la Chiesa Cattolica e i politici che esprime. Quella stessa chiesa che dovrebbe parlare di amore, di misericordia, di rispetto. E invece solo parole di odio gratuito. Alcune anche risibili, come l’appello del Papa a non votare leggi “contro natura”. Ma come, queste parole proprio da chi ha rinnegato la propria natura e la propria sessualità o il naturale istinto alla creazione di famiglie ed alla procreazione?
Dicono che è necessario abbassare i toni. Come si può farlo quando veniamo quotidianamente messi alla berlina? Quando leggiamo quotidianamente incitazioni all’odio e alla violenza contro di noi?
Alcuni giorni fa, a Carbonia, delle ragazze incitavano un omosessuale a buttarsi nel voto e ad uccidersi. Come criticarle quando i loro rappresentanti politici l’omofobia l’hanno istituzionalizzata?
Crediamo sia giunto il momento di dire basta! E’ lecito avere opinioni diverse su qualunque cosa, ma non si può mettere in dubbio il principio dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Qualcuno ha provato a dire che il riconoscimento della coppia dipende solo dalla presenza di figli. Significa forse che in futuro vieteranno il matrimonio alle coppie sterili o a quelle che decidono di non avere figli? O forse che le future leggi dello Stato discrimineranno preti e Cardinali che per loro scelta figli non ne avranno mai?
Un po’ di serietà per favore.
Massimo Mele
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