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Il Sardegna
Una suora garante dei detenuti ma in aula scoppia la bagarre

Esplode il caso MOS-Sassu, la presidente Spanedda nella bufera ed è lite Ganau falchi

Antonio Moro

San Sebastiano ha la sua garante. Il Consiglio Comunale con 31 voti a favore, due contrari, una scheda nulla e quattro bianche, ha nominato suor Maddalena Fois, 64 anni, vincenziana e fondatrice del centro “Giovani in cammino”, garante dei detenuti nel penitenziario sassarese. La candidatura di suor Maddalena è stata l'unica proposta alla votazione, dopo l'intesa raggiunta nella conferenza dei capigruppo. Ma non è stata una scelta indolore, soprattutto all'interno della maggioranza. Il primo nome fatto dal centrosinistra per ricoprire l'incarico era stato quello del professore Pino Arlacchi, area Ds, gradito al sindaco e proposto dal consigliere Vinicio Tedde dello Sdi (primo firmatario della delibera sull'istituzione del garante dei cittadini privati dalla libertà). L'altro pezzo della Rosa nel Pugno, i radicali, l'avevano stoppato al volo, rilanciando con la leader storica del partito di Pannella e Bonino in città, Maria Isabella Puggioni. Venerdì scorso la svolta. Le associazioni del volontariato mettono in pista: Speranza Canu, (dell'associazione che si occupa dell'integrazione dei nomadi e degli extracomunitari) sostenuta da una parte dei Ds, Rifondazione e Progetto Sardegna; Irene Testa (presidente nazionale dell’associazione Detenuto Ignoto) gradita alla Rosa nel Pugno; Franco Uda, presidente dell’Arci regionale. Sempre venerdì scorso, alla stessa ora nella quale il “Terzo settore” era in conclave, si è tenuto il vertice della maggioranza convocato dal sindaco. Lunedì mattina, la terna proposta dai capigruppo del centrosinistra era: Speranza Canu, padre Salvatore Morittu (che ha reso nota l'indisponibilità a ricoprire l'incarico) e suor Maddalena Fois. Il gradimento dei capigruppo del centrodestra ha spianato la strada alla nomina della vincenziana come garante dei reclusi a San Sebastiano.
MA IL CENTROSINISTRA in Comunecontinua a fibrillare. La miccia l'ha accesa il consigliere della Margherita, Antonello Sassu, che ha denunciato di essere stato aggredito verbalmente, all'interno del Comune, dal presidente del Movimento omosessuale sardo, Massimo Mele. L'esponente anti-pacs del centrosinistra ha dichiarato: «Mele mi ha detto sporco fascista» e ha chiesto alla presidente del Consiglio «atti formali per pretendere le scuse ufficiali del “Mos ”». La Spanedda tentenna e allora il centrodestra presenta un ordine del giorno che condanna «l'aggressione al consigliere comunale». Il documento, primo firmatario Antonio Cossu (Udc) ha le sigle di sei esponenti della maggioranza: Pinna e Planetta (Psd'Az);Manca e Bisail (Dl); Falchi (Centro) e Manfredi Cao (Udeur). La Spanedda interviene sul caso denunciato da Sassu e dichiara: «Ci sono stati toni eccessivi da una parte e dell'altra». E così in in Consiglio è bagarre. Sassu interviene per fatto personale e Falchi si scaglia contro Ganau, reo di averlo “guardato storto” durante il suo intervento. Lavori sospesi: minoranza e opposizione in riunione. Antonello Sassu, ringrazia per la solidarietà ma chiede il ritiro dell'ordine del giorno. Cossu, per farlo, chiede alla Spanedda una precisazione e la presidente, in pieno caos, dice «condanno l'episodio così come lamentato dal consigliere Sassu».

Mele (Mos) ascolta in diretta dal telefono di un consigliere

La replica a Sassu

■■ Massimo Mele, presidente del Movimento omosessuale sardo, ha ascoltato in diretta, collegato da un telefonino dall'aula, l'intervento del consigliere della Margherita, Antonello Sassu. Pronta la replica del leader del “Mos ”: «Sono allibito dal basso livello raggiunto dal consigliere Sassu - dice Mele - che sfrutta un episodio personale per farsi pubblicità in aula». «Non mi meraviglia che abbia ricevuto – aggiunge l'esponente del movimento - solo gli applausi della destra». Quanto ai fatti ecco la sua versione: «Ho discusso animatamente nei corridoi del Comune, alla presenza di testimoni - dichiara Mele - con Sassu, al quale ho chiesto il perché avesse stoppato l'iter della pratica sull'istituzione delle unioni civili». «Alla sua risposta – continua Mele - e cioé che nella sua visione della società non c'è posto per gli omosessuali ho replicato, dicendogli che la sua visione della società era quella che avevano i fascisti». Se gli ho detto sporco fascista? «Non gli ho detto sporco - dichiara Mele – perché non so se si lavi». Le scuse? «Antonello Sassu dovrebbe porgerle a tutti gay e alle lesbiche - conclude il presidente del “Mos ”- che sono stati offesi dalle sue considerazioni » .

Massimo Mele Antonello Sassu