Sassari, provincia di Teheran, anno 2010
Incredibile!
Qualche anno fa avremmo riso di un comunicato
farneticante come quello di Gioventù Cristiana che chiede
al Sindaco e al Vescovo di censurare delle locandine di una
festa. Oggi quel comunicato ha fatto il giro del web e delle
redazioni di giornali e radio. Antonello Sassu, consigliere
comunale del PD, lo stesso che bocciò le Unioni Civili e
che si impegnò contro l'approvazione di una mozione di
condanna dell'omofobia (perchè, disse: "nella mia visione
della società i gay non ci sono"), porterà il "problema"
in consiglio comunale.. Lo scopo? Richiedere al Sindaco di
eliminare i manifesti. Non si preoccupi caro consigliere,
dei manifesti non c'è traccia in città. La maggior parte
sono stati staccati da cittadini meno integralisti che hanno
apprezzato e pensato di appenderselo a casa. Agli altri ci
hanno pensato i militanti di Gioventù Cristiana. Si, quei
ragazzi tanto per bene che scrivono che i gay sono malati,
sono "uno scherzo della natura", che volevano impedire
"fisicamente" la manifestazione contro l'omofobia del 30
Maggio scorso, che invitavano a strappare tutti i manifesti
in cui fosse contenuta la parola "omosessualità", che ci
vorrebbero "curare", tanto per dire alcune cose lette sul
sito dell'associazione.
Gravissimo e offensivo l'utilizzo del termine cristianofobia
in opposizione all'omofobia. Paragonare l'utilizzo
dell'immagine della Madonna con fiocco rosso per
sensibilizzare la popolazione sul tema dell'Aids alla
discriminazione verbale e fisica, omicidio compreso, delle
persone gay e lesbiche è sintomo di un totale disprezzo
non dell'omosessualità, ma delle persone omosessuali. Non
avremmo mai pensato che dei "cristiani", così si
definiscono, potessero arrivare a tanto. La vita di un
omosessuale vale meno dell'utilizzo, anche a scopi benefici,
di una immagine ormai parte integrante della nostra cultura
occidentale, non solo religiosa, come la Madonna o Gesù?
Il MOS non ha mai attaccato i credenti o la religione, nè
tantomeno abbiamo mai, in qualche modo, disprezzato figure
sacre come la croce, Gesù o la Madonna. Semmai utilizzate
per quel significato che rivestono nella nostra cultura
laica: la salvezza, il sacrificio, la protezione.
Sul nostro materiale, nel nostro sito e in tutti i nostri
documenti non c'è alcuna parola di disprezzo nei confronti
dei cattolici, nè tantomeno di altre religioni.
Certo,
siamo contro il Vaticano per quello che riguarda le sue
posizioni politiche di odio e incitamento alla violenza
contro gay e lesbiche, per la protezione dei preti pedofili,
per la corruzione e il riciclaggio di denaro sporco in cui
lo IOR (la banca vaticana) è implicato e per tante vicende
che con la religione nulla hanno a che fare. Possiamo
attaccare il Vescovo di Sassari, mons. Atzei, quando
paragona le unioni affettive tra omosessuali ad un cancro
per la società (riguardo alle leggi spagnole sui matrimoni
gay disse, il 22/05/2005 «Spero solo che qua in Italia non
arrivi mai un simile bacillo cancerogeno, che attenta alla
verità della vita e degli esseri umani»), ma sempre
pronti ad incontrarlo per un confronto che gli permetta di
conoscere la realtrà omosessuale, a lui sicuramente
sconosciuta, e perchè comprenda quanto dolore e quanta
sofferenza possono arrecare simili affermazioni. Siamo certi
che il Vescovo, da vero cristiano, capirebbe perchè la
parola di Dio è amore, non odio e violenza.
Il "Cristo che fuma"? Può piacere o non piacere, ma
sicuramente non è nè offensivo nè blasfemo. Per alcuni
cattolici l'offesa non sta tanto nell'immagine quanto in chi
le utilizza ovvero gay e lesbiche. La locandina, che
publicizza una festa e non una campagna contro l'omofobia,
è frutto del semplice, e ingenuo, utilizzo di un'immagine
artistica, che in Europa non ha fatto alcuno scalpore,
dell'artista Tomek Sikora. Così come, in passato, abbiamo
utilizzato immagini di altri artisti da Warhol a Dalì,
passando per Michelangelo e Da Vinci. Tutti omosessuali. Ma
non diciamolo a quelli di Gioventù Cristiana, potrebbero
prendere tinta e pennelli e ridipingere la cappella Sistina!
L'assemblea del Movimento Omosessuale Sardo
Le altre immagini criticate:
clikka sulle immagini per ingrandire
Nota su Gioventù Cristiana di Massimo Mele
Rassegna stampa
La Nuova Sardegna 20/01/2010 (rettifica precedente articolo)
MOS, LA POLEMICA SI SGONFIA IN CONSIGLIO
Dopo i manifesti del “Cristo che fuma”
mercoledì 20 gennaio 2010 , di La Nuova Sardegna
SASSARI. La polemica tra il Mos e Gioventù Cristiana sul “Cristo che fuma”, dopo essere rimbalzata per due giorni sui social network, si è sgonfiata in sette minuti a Palazzo Ducale. Il consigliere del Pd Antonello Sassu, infatti, ha riportato in aula consiliare la vicenda sotto forma di segnalazione: «Da alcuni giorni compaiono locandine realizzate dal Movimento Omosessuale Sardo, su spazi non autorizzati per l’affissione, che riportano l’immagine universalmente nota del Cristo, ritratto con uno spinello tra le dita ed uno sbuffo di fumo che esce dalla bocca. Sindaco, non le chiedo di operare censure verso certe scelte di bassa cultura, le chiedo di richiamare i responsabili di questa palese provocazione improduttiva, al rispetto delle norme che regolano il diritto di affissione in questa città».
Il “Cristo che fuma”, lo ricordiamo, è un manifesto realizzato dal Mos in occasione di una festa gay che ha fatto andare su tutte le furie gli esponenti di Gioventù Cristiana, che hanno accusato gli autori di blasfemia e insulti verso i cristiani. La locandina nasce così: Massimo Mele, leader del Mos, a Berlino ha fotografato un manifesto affisso a un muro, realizzato dall’artista Tomek Sikora, che publicizzava l’inaugurazione di un locale. L’immagine di Gesù, per ritoccare alcuni tratti del profilo, era sovrapposta a quella di un altro ragazzo che teneva una sigaretta in mano e fumava, che il leader del Mos ha conosciuto. Quell’immagine aveva avuto successo, era diventata una cartolina distribuita per tutta la città. Mele ha pensato di utilizzarla, aggiungendoci i nomi degli artisti e della location, come locandina per il Queer Party, ovvero la festa gay che ogni anno si tiene a Sassari. Ma qui, quell’immagine, ha fatto scandalo. «Non ho visto personalmente il manifesto, ho visto solo la foto sui giornali - ha risposto alla segnalazione il sindaco Ganau - Posso dire di essere contrario a ogni forma di provocazione: è meglio evitare di utilizzare le immagini sacre di qualsiasi credo religioso a scopo provocatorio. È un parere personale, noi non abbiamo funzioni censorie, ognuno si assume la responsabilità di ciò che fa. Credo che a tutti serva una buona dose di autocensura ed equilibrio». (lu.so.)
L'articolo della Nuova Sardegna di Domenica 17 Gennaio 2010 che ha scatenato una delirante polemica. Non capiamo il perchè di questo attacco così gratuito e cattivo. Troviamo però inaccettabile scrivere il falso, ovvero l'attribuzione della paternità dell'immagine a Massimo Mele. Ringraziamo il giornale per aver prontamente rettificato e chiarito la provenienza dell'immagine nel rispetto del lavoro dell'artista che l'ha prodotta.
LA NUOVA SARDEGNA, 17/01/2010:
MOVIMENTO OMOSESSUALE SARDO
Il Cristo che fuma, scoppia lo scandalo
"E liberaci dai manifesti del MOS"
Interrogazione al sindaco e proteste per alcuni manifesti "troppo spinti e blasfemi" realizzati da Massimo Mele, leader del Movimento Omosessuale Sardo, per il Queer Party. Gioventù Cristiana chiede l’intervento dell’arcivescovo. Le locandine finiranno in consiglio comunale
di Luigi Soriga
SASSARI. Delle locandine del Queer Party si discuterà in Consiglio comunale e non è detto che non ne parli il vescovo. L’immagine è alquanto singolare, e si può descrivere così: c’è un tale, con i capelli lunghi e i boccoletti, con un cerchio luminoso sopra la testa, uno sguardo mistico rivolto al cielo, la sigaretta tra le dita e un soffio di fumo in bocca.
La Gioventù Cristiana e le centinaia di persone che hanno strabuzzato gli occhi e fatto il segno della croce, ci hanno visto Gesù che ha preso il vizio. Dunque un’immagine blasfema e offensiva nei confronti dei credenti.
Massimo Mele, leader del Movimento Omosessuale Sardo, che ha realizzato il manifesto e che invece non ha mai perso il vizio di far parlare di sè, ci vede un contenuto molto più banale: «Quello è un mio amico brasiliano, con i capelli lunghi e la barbetta, fotografato a Berlino mentre fuma. Si farà una risata quando gli racconterò che l’hanno santificato». L’aureola incriminata, naturalmente, è solo una beatificazione digitale nel nome di Photoshop. E qui sta l’artificio provocatorio, proprio quello che ha fatto indignare Gioventù Cristiana: «Chiediamo l’immediata rimozione di queste immagini che offendono il sentimento religioso di centinaia di persone - dice il dirigente Pietro Serra - e chiediamo l’intervento tempestivo dell’arcivescovo monsignor Atzei».
Martedì prossimo, durante il consiglio comunale, le locandine saranno oggetto di un’interrogazione al sindaco da parte del consigliere del Pd Antonello Sassu. Occorre precisare, però, che ci sono dei precedenti. In occasione di una recente campagna contro l’A ids, in città avevano fatto capolino dei manifesti con una madonna col bambino e sullo sfondo i fiocchi rossi (simbolo della lotta all’� Aids). E nell’ambito di un’iniziativa contro l’omofobia, protagonista delle locandine era un tale, sempre con il solito cerchio di luce alla testa, il palmo delle mani rivolto al cielo, e due uomini nudi di fianco inginocchiati in preghiera: «Liberaci dal Male, liberaci dal Vaticano».
Massimo Mele ha un suo modo di vedere le cose. Spiega: «Nei manifesti non esiste alcun intento blasfemo. Blasfemo è andare contro Dio o contro Gesù, e le nostre raffigurazioni portano sempre con sè un messaggio positivo. Si tratta di figure che simboleggiano la protezione e la liberazione da un male. Che può essere l’Aids o l’intolleranza della Chiesa nei confronti dei gay. La Gioventù Cristiana deve smetterla di arrogarsi il diritto di copyright sulle immagini di una cultura cattolica a cui noi tutti apparteniamo. A quelle immagini ciascuno dà il significato che sente. Per me Cristo è colui che ci ha liberato dal peccato originale, e la madonna è una figura materna e protettiva. Non trovo nulla di blasfemo nell’u tilizzare la sua immagine in una campagna contro l’Aids. E sono disposto a discuterne e a confrontarmi anche con il vescovo».
Ma anche quando non c’è di mezzo la religione, il Mos riesce comunque ad attirare l’attenzione. Lo ha fatto spingendosi molto avanti, lungo quei confini che delimitano il buon gusto. La campagna anti Aids 2010 è affidata a un manifesto: c’è una mano che stringe una banana sbucciata, infilata dentro a un preservativo: «Sesso? Sicuro! Proteggiti, non astenerti».
(17 gennaio 2010)
Il Sardegna, lunedì 18 Gennaio 2010
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