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Il Vaticano getta la maschera: le favolette sul matrimonio e sulla famiglia naturale non possono nascondere, oggi, il nuovo indirizzo forcaiolo e violento del nuovo fondamentalismo cattolico che niente ha da invidiare al fondamentalismo islamico. Il Papa ha dichiarato guerra alle persone omosessuali, avallando persino la pena di morte, e alla democrazia laica delle libertà individuali. il Vaticano si allinea all'islam più integralista e semina odio e violenza.
Ora basta. Il vaticano è nemico dei diritti umani. Il cattolicesimo di Ratzinger è il nuovo terrorismo. Combattiamolo come qualunque altro criminale.

VATICANO. SOLO UN EQUIVOCO? FACCIAMO FINTA CHE SIA ANDATA COSÌ
martedì 02 dicembre 2008 , di La Nuova Sardegna

di MINO FUCCILLO

Diciamo, per amor di Chiesa e non di Stato, che non si sono capiti, che c’è stato un equivoco. La Francia insieme ad altri governi di democrazie liberali propone che l’Onu dichiari che l’omossessualità non è mai reato. Cioè che si stabilisca come principio buono in ogni angolo del mondo che una identità sessuale non può essere perseguita e punita per legge. Ovviamente uno pensa al centinaio di Paesi su questo pianeta dove gli omosessuali, proprio e solo perché omosessuali, finiscono in galera e talvolta perfino sul patibolo. Qualcuno ha almeno in Occidente, nell’Occidente cristiano quanto laico, qualcosa da obiettare? Qualcuno in Occidente pensa che i gay vadano processati e incarcerati? No, nessuno lo pensa o, se lo pensa, non si azzarda a dirlo.

Quindi non ci dovrebbe essere problema, almeno in Occidente, sul principio che l’omosessualità non è reato. Le obiezioni, le resistenze, il no sarebbero venuti e verranno dai Paesi sessuofobici, teocratici, approssimativamente democratici e liberali. Ma ecco l’equivoco: la Chiesa cattolica ha capito un’altra cosa. Ha creduto di capire che il principio degli uguali diritti di ogni essere umano andasse non sbattuto sulla faccia di chi tratta gli omosessuali come criminali, ma usato come trampolino, leva e grimaldello perché i gay potessero in Occidente sposarsi, adottare e parificare il loro modello di «famiglia» a quello eterosessuale. Quindi la Chiesa cattolica si è opposta, ha fatto sapere che sarebbe errore e peccato sancire il principio che la galera per gli omosessuali è violazione dei diritti umani.

Che c’entra la famiglia tradizionale, fatta da uomo e donna, la difesa di questo istituto con le leggi e i tribunali che condannano i gay? Nulla, non c’entra nulla. E allora delle due l’una. La prima è che la Chiesa cattolica consideri contro natura, quindi contro legge, l’omosessualità. E che quindi, se potesse legiferare in prima persona, la Chiesa cattolica farebbe dell’omosessualità un reato. Come faceva ai tempi in cui la Chiesa un potere temporale ce l’aveva. La seconda è che ci sia stato un equivoco, che la Chiesa si sia «confusa» nella voglia di difendere la famiglia e non un sesso stabilito per legge e benedetto dall’altare. Equivoco chiarito, o no?

L´OSSESSIONE DEL PECCATO
di Michele Serra
martedì 02 dicembre 2008 , di La Repubblica

Poiché in quasi metà degli Stati del pianeta (91 secondo l´Arcigay) l´omosessualità è un reato, punibile in 19 paesi anche con la morte; e poiché perseguire per legge le attitudini sessuali è una evidente mostruosità, la delegazione francese all´Onu ha proposto la "depenalizzazione universale dell´omosessualità".

Una di quelle nobili formule retoriche di non evidente e immediata applicazione, comunque utili per richiamare all´attenzione del mondo almeno qualcuno dei tanti orrori e soprusi in corso. Si rimane dunque di stucco leggendo che monsignor Celestino Migliore, osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite, si è pronunciato contro la proposta francese. Portando controdeduzioni così causidiche, e così stravaganti, da dovere essere rilette almeno tre o quattro volte nel timore di non avere capito bene. Monsignor Migliore sostiene infatti che un eventuale pronunciamento sulla depenalizzazione dell´omosessualità, imponendo o suggerendo "agli Stati di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, creerebbe nuove e implacabili discriminazioni, per esempio mettendo alla gogna gli Stati che non riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso".

Vale a dire, sempre che il pensiero del monsignore sia decifrabile: se si comincia col salvare dal capestro un omosessuale, il rischio è che la mania modernista dei "diritti" faccia il suo subdolo corso e arrivi a fare pressione sugli Stati omofobi affinché accettino i nostri costumi relativisti, e sfascia-famiglie. Un volo pindarico del genere, che trasforma la discussione su un abominio in un predellino dal quale spiccare il volo per preservare dalla depravazione occidentale i rudi ma rispettabili costumi delle società patriarcali e omicide (omocide), è davvero impressionante. Il nesso tra la salvezza degli omosessuali dalla forca o dalla lapidazione o dalla galera, e il "matrimonio tra persone dello stesso sesso", è ovviamente inesistente. Oppure, può venire in mente solo a chi anteponga brutalmente una propria ossessione dogmatica alle urgenze umane, al sangue e al dolore delle persone perseguitate. E dunque sia disposto a confondere il più elementare diritto alla vita e alla libertà con un grimaldello buono per scassinare i costumi timorati, e le tradizioni solide.

Spiace dirlo, ma non è un ragionamento, è un obbrobrio. Così inspiegabilmente goffo da mettere malinconia prima ancora che indurre a indignazione: quel genere di malinconia che coglie le persone di buona volontà, non importa se credenti oppure no, di fronte alla singolare pervicacia con la quale molte voci ufficiali della Chiesa romana sembrano voler dare voce più a una sorta di panico ideologico, tanto più aggressivo quanto più spaventato, che a una comprensibile confutazione di quegli aspetti della vita sociale che confliggono con i regolamenti ? specie quelli sessuali, vera ossessione clericale di questo scorcio d´epoca ? del Vaticano.

Fare di una così ragionevole e civilissima causa (appunto la depenalizzazione dei comportamenti omosessuali) un´occasione di incomprensibile e non richiesto zelo nei confronti di quelle società ancora impenetrabili ai diritti individuali, è qualcosa di più di un incidente di percorso. E´ un´incauta e controproducente confessione di refrattarietà alla migliore e più condivisibile delle culture umanitariste, quella che fa della persona la sede inviolabile dei diritti. Viene da pensare che la persona, secondo la visione del rappresentante della Santa Sede, venga comunque dopo la Morale e dopo la Famiglia. Come se Morale e Famiglia non fossero al servizio della persona, ma fosse questa a doversi accontentare dello spazio concesso da quelle. Se poi lo spazio, in novantuno paesi della Terra, è così angusto da soffocare ? su sentenza di un giudice ? la persona omosessuale, si suggerisce di non dirlo troppo ad alta voce: per non irritare il giudice? Per non fargli paventare l´imminente matrimonio gay, magari con canti e ghirlande, del condannato scampato alla morte oppure scarcerato a causa dell´intrusione francese?

Speriamo di avere frainteso le parole di monsignor Migliore. E speriamo che le abbia fraintese anche lui.

FRUSTATE, CARCERE, LAPIDAZIONE ECCO COSA SI RISCHIA IN NOVANTA PAESI
Fino a cinque anni fa rapporti gay vietati anche in tredici stati Usa. La repressione maggiore nel mondo islamico
martedì 02 dicembre 2008 , di la Repubblica

In molte nazioni africane comune la condanna del sesso omo, ma solo tra uomini

di GIAMPAOLO CADALANU

ROMA - «È punita la conoscenza carnale di un animale, o di uomo o donna per via orale o anale, anche in chi si sottomette di sua volontà», recita una legge anti-sodomia ancora in vigore. No, non è un provvedimento di applicazione della sharia nei paesi arabi: è una legge della Virginia ancora valida, anche se inapplicabile dopo che la Corte suprema federale ha dichiarato incostituzionali tutte le norme equivalenti negli Stati Uniti.

C´è voluta la sentenza "Lawrence contro lo stato del Texas" per spazzar via la legislazione più retriva che ancora in tredici stati americani proibiva di fatto i rapporti omosessuali fra adulti consenzienti, in genere etichettandoli frettolosamente come "atti innaturali". Ed era il 2003, dieci anni dopo che Jonathan Demme aveva portato sugli schermi "Philadelphia", manifesto gay e assieme grido di dolore sull´Aids, e quasi cinquant´anni dopo che il rapporto Kinsey (1948) aveva attribuito esperienze o tendenze omosessuali a un americano su dieci.

Anche in Europa i costumi si sono mossi con lentezza. Fino all´82 la civilissima Francia considerava l´omosessualità un´aggravante per gli atti osceni, mentre la Germania regolava diversamente l´età del consenso per gli atti omosessuali fino al ´94. La Gran Bretagna, che sul rum, sulla frusta e sulla sodomia aveva costruito un impero (secondo una definizione attribuita a Winston Churchill), ha parificato davanti alla legge etero e omosex solo negli anni Novanta.

Ma se l´Occidente si affretta a dimenticare i "sodomiti" bruciati su un palo nel Medioevo, nel resto del mondo i peccati "contro natura" continuano a suscitare orrore, se non nella popolazione quanto meno nei legislatori. Sono una novantina le nazioni che puniscono penalmente l´omosessualità, in genere accanendosi contro gli atti più che contro l´orientamento sessuale tout court.

In Asia e in America latina l´omosessualità trova forti contrasti, ma è inaspettatamente l´Africa, che il luogo comune vede come regno di libertà di costumi e dissolutezze, a mettere in fila una serie di leggi repressive: dall´Angola al Benin, dal Botswana al Burundi, che curiosamente ha introdotto il reato quest´anno con la stessa legge nella quale aboliva la pena di morte. E così tanti altri: Camerun, Uganda - che prevede il carcere a vita - Kenya, Lesotho, Malawi, Zimbabwe... Questi ultimi puniscono solo l´omosessualità maschile, e solo con l´effettiva consumazione dell´atto. Mauritania, Sudan e Nigeria applicano anche la pena di morte per lapidazione: ma va sottolineato che sono paesi islamici o parzialmente islamici (la Nigeria è una federazione con legislazioni diverse fra gli Stati).

Il mondo islamico è comunque quello che rifiuta l´omosessualità in maniera più netta e la punisce con grande severità, in diciannove paesi anche con la morte. Il più accanito appare l´Iran, che spesso adopera con gli omosessuali l´accusa di mohareb, "nemici di Dio", oltre a quella di lavat, "sodomia". Per chi la commette, il codice adottato nella repubblica degli ayatollah prevede la pena capitale, se adulto. Chi la subisce, se è minore, viene punito con 74 frustate. Ma a sentire il presidente Mahmoud Ahmadinejad, non è un problema, perché in Iran l´omosessualità non esiste.