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Il Questionario

      Casella di testo:    

CIRCOLO ARCI BORDERLINE

 

Indagine conoscitiva sul problema HIV-AIDS

nella regione Sardegna

aprile 2003

      

 

A cura del dott. Satta

Medico specialista in Malattie Infettive

 

Casella di testo:

 In collaborazione con:

 Movimento Omosessuale Sardo

 e Gruppo persone sieropositive Sassari

  

Progetto finanziato dalla Fondazione Banco di Sardegna  

 

 

 

Caratteristiche generali e scopo del progetto.

 

Nel marzo del 2003 un gruppo di associazioni di volontariato, da sempre impegnate in campagne d’informazione e prevenzione sulla sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), ha proposto alle autorità locali un progetto consistente in un’indagine conoscitiva sul livello d’informazione della popolazione sarda riguardo a tematiche legate al virus dell’immunodeficienza umana (HIV).

Il circolo ARCI Borderline di Sassari, principale promotore di tale iniziativa, in collaborazione con il Movimento Omosessuale Sardo, il Gruppo Persone Sieropositive e il Comitato Lotta all’AIDS, tutte associazioni di volontariato di Sassari, ha ideato un questionario con domande sull’ HIV e la sua trasmissione da distribuire nel territorio sardo.

Lo scopo principale del progetto è quello di individuare le eventuali lacune conoscitive della popolazione sarda sull’ HIV, sulla sua trasmissione e sulle conseguenze che la sua infezione può causare sull’organismo.

L’elaborazione finale dei dati provenienti dalle risposte di persone appartenenti a varie fasce di età e di diversa estrazione socio-culturale, potrebbe infatti permettere di individuare quale o quali porzioni di popolazione dovrebbero diventare il potenziale target per future campagne di informazione e prevenzione.

L’originalità di tale progetto consiste nel fatto che il concetto di target è stato fino ad ora applicato, a livello locale, solo per indagini di tipo economico e commerciale. In questo contesto la salute diventa il prodotto da “vendere”; resta da conoscere a chi tale “prodotto” essenziale dovrebbe essere pubblicizzato.

Non sembrerà per niente strano, perciò, citare l’esempio del semplice linguaggio da utilizzare in eventuali campagne di prevenzione, che dovrà essere ovviamente diverso se il target è la fascia adolescenziale o quella dei giovani adulti.

Lo scopo principale della presente ricerca è quindi quello di fornire linee guida per future campagne di informazione e prevenzione, tramite la possibile individuazione delle fasce di popolazione che avrebbero maggiore bisogno o diritto di informazioni sulla propria salute.

 

Introduzione

 

HIV e AIDS

 

L’HIV è un virus che appartiene alla famiglia Retroviridae, della quale fanno parte numerosi altri virus a lungo studiati nei laboratori per la loro capacità di indurre tumori in un gran numero di ospiti animali come uccelli, topi, gatti, maiali e diversi tipi di primati.

Nel 1980 un virus appartenente a questa famiglia fu per la prima volta isolato nell’uomo dai linfociti T di un paziente con leucemia; ad esso fu dato il nome di virus linfotropo per le cellule T umane di tipo I (HTLV-I). Nel 1982 un secondo virus fu isolato da un paziente di Seattle con leucemia a cellule capellute, a questo fu dato il nome di HTLV-II.

L’AIDS è stata riconosciuta come sindrome nel 1981 negli Stati Uniti, in seguito ad un numero estremamente elevato di casi di polmonite da Pneumocystis carinii e sarcoma di Kaposi osservati in soggetti giovani a New York e San Francisco. Tali patologie erano e sono estremamente rare nella popolazione generale, per questo fu avviata una sorveglianza epidemiologica che suggerì la natura infettiva di tale sindrome.

Dopo 2 anni di ricerche, alla fine del 1983, venne isolato l’agente eziologico da parte del laboratorio di virologia dell’Istituto Pasteur di Parigi e del National Cancer Institute di Bethesda.

Il virus venne inizialmente denominato LAV (lymphadenopathy virus) e HTLV-III (human T-lymphotropic retrovirus tipe III); successivamente gli si è attribuita l’attuale denominazione: HIV.

L’HIV, di cui sono noti 2 sierotipi (1 e 2), appartiene alla sottofamiglia Lentivirinae.

Esso causa l’AIDS, che può essere definita come una condizione morbosa che colpisce in prevalenza giovani adulti e bambini con manifestazioni cliniche che vanno da infezioni opportunistiche ad insolite forme di tumori, dovute ad una grave compromissione della risposta immunitaria cellulo-mediata.

L’epidemia è probabilmente originata nell’Africa equatoriale, zona nella quale il virus era endemico con ogni probabilità fin dagli anni 50. Da qui si è diffusa alla fine degli anni 70 nelle isole dei Caraibi ed in alcune aree metropolitane degli Stati Uniti e del Nord Europa.

Gli intensi scambi commerciali e turistici tra aree inizialmente interessate dall’epidemia ed altre non ancora colpite, così come l’uso di emoderivati infetti provenienti in particolare dagli Stati Uniti, hanno contribuito ad una diffusione quanto mai ampia dell’infezione negli anni 80; negli anni 90 si è osservata la comparsa dei primi casi anche in aree ritenute immuni, quali il nord Africa, il Medio Oriente e la Cina.

Il virus si può principalmente trasmettere tramite rapporti sessuali penetrativi non protetti, tramite il sangue e/o i suoi derivati e per trasmissione verticale da madre a bambino.

Per quanto riguarda i rapporti sessuali, sono ritenuti più a rischio i rapporti anali non protetti, a causa della maggiore probabilità di formazione di microlesioni mucose che favorirebbero il passaggio del virus nel circolo ematico, seguiti dai rapporti vaginali.

Abbastanza controverso è il discorso dei rapporti orali non protetti. Larghi studi condotti recentemente su coppie con un/a partner sieropositivo/a che praticavano sesso orale senza precauzioni, non ha portato a nessuna individuazione di nuovi casi di acquisizione del virus.

Questo fa pensare che i rapporti orali siano a bassissimo rischio di contagio, anche quando si ha eiaculazione nella cavità buccale.

A titolo puramente cautelativo si preferisce definire tale tipo di rapporti a basso rischio, precisando che sarebbe comunque meglio evitare l’eiaculazione nella cavità buccale e/o usare il profilattico. Infatti lo sperma, al pari del sangue, del latte e delle secrezioni vaginali e cervicali, è il fluido corporeo che contiene una maggiore concentrazione di particelle virali, rendendolo particolarmente pericoloso ai fini dell’incremento del rischio di contagio in rapporti non protetti.

Lacrime, sudore, liquido pre-coitale, saliva etc. contengono ugualmente particelle virali, ma non in una concentrazione tale da renderli pericolosi.

Per quanto riguarda il sangue, si ritiene che sia la via di trasmissione più frequente dell’ HIV in alcuni paesi, tra cui l’Italia, a causa dello scambio di siringhe effettuato frequentemente da chi fa uso di droghe per via iniettiva.

Il sangue per le trasfusioni e gli emoderivati sono ormai diventati sicuri, a causa dell’uso di test di screening estremamente sensibili che consentono di individuare campioni infetti con assoluta certezza.

Infine la trasmissione da madre sieropositiva al prodotto del concepimento avviene nella maggior parte dei casi alla nascita, per contatto con il sangue materno durante il passaggio nel canale del parto (probabilmente tramite la congiuntiva del neonato), o durante l’allattamento; raramente infatti si ha il passaggio del virus per via transplacentare e cioè durante la gravidanza.

Per questi motivi il taglio cesareo, l’allattamento artificiale del neonato, la terapia antiretrovirale praticata in gestazione e al momento del parto sono strategie profilattiche indicate dall’attuale letteratura come estremamente efficaci nel ridurre la trasmissione verticale dell’ HIV.

Una volta penetrato nell’organismo il virus comincia a moltiplicarsi in un notevole numero di cellule, ma esso ha un particolare tropismo per alcuni tipi di cellule immunitarie e cioè i macrofagi ed i linfociti CD4+. Queste cellule hanno un ruolo fondamentale nell’ambito del sistema immunitario. La loro progressiva distruzione determina una caratteristica suscettibilità ad infezioni, che in soggetti normali sono di scarsa rilevanza o totalmente asintomatiche (infezioni opportunistiche), ed a tumori. Tale processo distruttivo è abbastanza lento (da qui il nome della sottofamiglia alla quale l’HIV appartiene: Lentivirinae) ed è in media di 10 anni, dopodiché si passa all’AIDS e dal momento della diagnosi la sopravvivenza è in media di 1 anno. Il 95% dei soggetti con diagnosi di AIDS infatti muore entro 5 anni. Questa è ovviamente la storia naturale dell’infezione, in assenza cioè di trattamento farmacologico.

Allo stato attuale, l’AIDS costituisce l’unica sindrome di eziologia virale per la quale risultano disponibili numerosi schemi terapeutici efficaci, che consentono di prolungare notevolmente la sopravvivenza.

A tutt’oggi comunque l’AIDS è considerata una malattia con una mortalità vicina al 100%; estremamente rari, infatti, sono i casi citati in letteratura, di sieronegativizzazione di soggetti precedentemente positivi al test per l’ HIV.

Va inoltre precisato che, a differenza di molti altri virus, l’ HIV persiste nell’organismo e che non può essere eliminato dalla risposta immunitaria.

Allo stato attuale delle nostre conoscenze, la possibilità di eradicare l’infezione, tramite strategie terapeutiche o vaccinali, sembra ancora lontana.

La condizione di sieropositività, infine, può essere totalmente asintomatica ed essere unicamente caratterizzata dalla presenza in circolo di anticorpi contro il virus; ciò può essere verificato solo tramite l’esecuzione di test sierologici e questa può essere considerata una situazione estremamente pericolosa, ai fini della diffusione dell’infezione, in quanto chi è sieropositivo può non essere a conoscenza del proprio stato.

 

Epidemiologia dell’infezione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso noto che, al Dicembre del 2003, i/le sieropositivi/e al mondo sono circa 40 milioni, con 37,5 milioni di adulti e 2,5 milioni di bambini sotto i 15 anni.

Nel 2003 si sono registrate 5 milioni di nuove infezioni, con una media di 14.000 nuove infezioni al giorno. Si sono inoltre registrati 3,1 milioni di morti sempre nello stesso anno.

L’area più interessata dal problema nel mondo è l’Africa sub-sahariana, con circa 27 milioni di soggetti colpiti dall’infezione, seguita dal sud e sud-est asiatico con circa 6 milioni.

E’ stato registrato, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, un incremento d’incidenza tra le donne e i soggetti tra i 15 ed i 24 anni.

Riguardo all’Italia, l’Istituto Superiore di Sanità ha reso noto che al dicembre del 2002 sono stati notificati 51.172 casi di AIDS, di cui 932 solo nell’ultimo semestre. I pazienti deceduti sono stati 33.308 (65,1%). Il 77,8% sono di sesso maschile, l’1,4% bambini. L’età mediana alla diagnosi era di 34 anni per i maschi e di 32 anni per le femmine.

Le regioni più colpite sono nell’ordine: la Lombardia, la Sardegna, il Lazio e la Liguria.

La Sardegna ha un tasso d’incidenza del 5,5 per 100.000 abitanti, secondo solo a quello della Lombardia che è del 5,6. Per quanto riguarda i tassi di incidenza secondo la provincia di residenza, i più alti del 2002 sono nell’ordine: Brescia, Sassari, Rimini, Lecco, Forlì e Cagliari.

L’età mediana alla diagnosi dei casi adulti di AIDS, mostra un aumento nel tempo; infatti nel 1985 la mediana era di 29 anni per i maschi e di 24 per le femmine, nel 2002 le mediane sono rispettivamente a 40 e 36. Questo dato è con ogni probabilità dovuto all’introduzione di nuovi ed estremamente efficaci schemi terapeutici.

Il 61% del totale dei casi sono dovuti alle pratiche associate all’uso di stupefacenti per via endovenosa, il 15,9% a rapporti omosessuali/bisessuali non protetti, il 18,6% a rapporti eterosessuali non protetti. Nell’ultimo anno si è inoltre osservato un notevole aumento di nuovi casi dovuti a rapporti sessuali non protetti, con una riduzione delle altre vie di trasmissione (soggetti emofilici, trasfusi, tossicodipendenti).

Purtroppo in Italia solo alcune regioni (tra le quali non figura la Sardegna) hanno sistemi di sorveglianza per la registrazione di nuovi casi di sieropositività, per questo motivo si può solo fare una stima del numero totale di sieropositivi nel nostro paese, che secondo l’Istituto Superiore di Sanità ammonta a 80.000-110.000.

 

Bibliografia

 

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Sono stati inoltre visitati per la raccolta  dei dati relativi a questa sezione i siti Internet ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Materiale e metodo.

 

L’unico materiale usato per l’indagine consiste in un questionario distribuito in forma anonima, composto da 27 domande (figura n° 1) con unica possibilità di risposta tra 2 e 6 opzioni, ad eccezione della domanda n° 1.

Le prime 7 sono domande generiche su età (domanda n° 1), sesso (domanda n° 2), provincia di provenienza (domanda n° 3), numero di abitanti del luogo di residenza (domanda n° 4), titolo di studio (domanda n° 5), professione (domanda n° 6) e reddito annuo (domanda n° 7).

Le domande n° 8,9,10,11,12,13,14 e 22 riguardano principalmente la malattia e cioè l’AIDS, l’ HIV, la sua trasmissione e la prevenzione dell’infezione. Esse sono state definite arbitrariamente domande di gruppo1 ed hanno un carattere più prettamente scientifico.

Le domande n° 16,17,18,19 riguardano la percezione soggettiva della malattia, dello stato di sieropositività e della situazione epidemiologica a livello regionale. Sono state definite domande di gruppo 2 e mirano, tra l’altro, a sondare l’eventuale presenza di pregiudizi e/o scarsa informazione sul problema ed hanno un carattere più prettamente sociologico.

La domanda n° 21, pur avendo caratteristiche simili alle domande di gruppo 1, è stata  classificata tra le domande di gruppo 2 perché si voleva testare la presa che determinate notizie giornalistiche hanno sulla popolazione (l’invenzione di vaccini, l’introduzione di terapie miracolose etc.). Tale domanda quindi finisce per testare la percezione individuale della malattia e non aspetti prevalentemente scientifici del problema.

Le domande n° 15 e n° 18 sono una sorta di ibrido tra i due gruppi che si è deciso d’inserire nel gruppo 2 per l’alta percentuale relativa di risposte all’opzione “c” (vedi dopo) che denotano la diffusa presenza di pregiudizi sul tema dei soggetti intervistati.

Tralasciando la domanda n° 20 che ha un carattere francamente ipotetico, le domande n° 23,24,25,26 riguardano la percezione individuale del livello di conoscenza sul tema e del grado d’informazione fornita da mass-media, istituzioni etc. da parte del campione.

Infine la domanda n° 27, assimilabile alle domande di tipo generale, mira ad individuare se un coinvolgimento personale e cioè la conoscenza di un/a sieropositivo/a, spinga le persone ad acquisire un maggior livello conoscitivo ed un minor carico di pregiudizi sul problema.

Riguardo al metodo di distribuzione del questionario si è deciso di intervistare un campione il più multiforme possibile della popolazione sarda per quanto riguarda le variabile sopraccitate eccezion fatta per l’età, ove si sono volute maggiormente privilegiare le fasce adolescenziale e giovanile.

Il questionario è stato distribuito in alcune scuole superiori campione delle province sarde, scegliendo di intervistare tutti i soggetti di alcune classi di diversi corsi secondo lo schema 1° A, 2° B, 3° C e così via, ciò per evitare che situazioni contingenti potessero falsare i dati, per esempio un/a docente particolarmente sensibilizzato/a sul tema che facesse campagne informative solo in un particolare corso o solo in alcune classi, ma nel contempo avere un campione sufficientemente rappresentante tutte le fasce d’età presenti nella scuola.

Il questionario è stato inoltre distribuito nelle università, ad associazioni di volontariato, in vari luoghi di ritrovo (bar, sale gioco etc.) e tramite panchetti per le strade e nel corso di diverse manifestazioni culturali, politiche e sportive del 2003.

 

 

 

Figura n° 1: il questionario


 

 

1) Età:          (anni)         

 

2) Sesso 

a)      maschile   

b)      femminile 


 

3) Provincia nella quale vive

a)      Sassari

b)      Nuoro

c)      Oristano

d)      Cagliari

 

4) Numero di abitanti del luogo in cui vive

a)      meno di 5.000

b)      tra i 5.000 ed i 10.000

c)      tra i 10.000 ed i 50.000

d)      tra i 50.000 ed i 150.000

e)      sopra i 150.000

 


5) Titolo di studio

a)      nessuno/licenza elementare

b)      diploma media inferiore

c)      diploma media superiore

d)      laurea

 

6) Professione

a)      impiegato/a

b)      operaio/a

c)      libero/a professionista

d)      studente/ssa

e)      disoccupato/a

f)        altro

 

7) Reddito annuo (personale o della famiglia di appartenenza)

a)      meno di € 5.000,00

b)      € 5.000,00-€ 15.000,00

c)      € 15.000,00-€ 30.000,00

d)      oltre € 30.000,00

 

8) L’HIV è   

a)      un batterio    

b)      un virus   

c)      una malattia

d)      non saprei

 

  

9) L’AIDS è 

a)      un virus        

                  b)  una malattia infettiva   

c)      una malattia ereditaria

d)      non saprei

 

10) L’HIV si può trasmettere con

a)   la saliva     

b)      lo sperma             

c)      il sudore

d)      non saprei

 

11) L’HIV si può trasmettere con

a)      il sangue

b)      il bacio

c)      la convivenza con un sieropositivo

d)      non saprei

 

12) L’HIV è più probabile che si possa trasmettere con:

a) il liquido pre-coitale  

b) il semplice contatto 

c) le secrezioni vaginali

d) non saprei

 

13) Quali dei seguenti rapporti non protetti ritiene sia più a rischio per la trasmissione dell’HIV

a)      rapporti orali con eiaculazione

b)      rapporti orali senza eiaculazione

c)      rapporti anali e/o vaginali

      d)  non saprei

 

14) Il metodo più efficace per evitare il contagio è

a)      avere rapporti sessuali con una persona fidata

b)      avere rapporti sessuali assumendo la pillola anticoncezionale

c)      evitare l’eiaculazione avendo un rapporto sessuale penetrativo

d)      usare il preservativo avendo un rapporto sessuale penetrativo

 

15) Quali delle seguenti affermazioni lei pensa sia vera

a)       l’AIDS causa l’HIV

b)      l’HIV causa l’AIDS

c)       l’AIDS si prende conducendo una vita disordinata (tossicodipendenza, omosessualità etc)

 

16) l’AIDS è

a)      un problema che riguarda i tossicodipendenti

b)      un problema che riguarda gli omosessuali

c)      un problema che riguarda gli eterosessuali

d)      un problema che può riguardare tutti

e)      non è un problema che mi riguarda

 

 

 

 

17) La Sardegna è

a)      una delle regioni con un numero di casi di AIDS più bassi in Italia

b)      una delle regioni con un numero di casi di AIDS più alti in Italia

c)      un’area dove il problema AIDS riguarda persone che provengono da fuori dell’isola

d)      non saprei

 

18) Un/a sieropositivo/a

a)      è in tutti casi malato/a di AIDS

b)      ha nel sangue gli anticorpi contro il virus

c)      è una persona con comportamenti a rischio

d)      non saprei

 

19) Un/a sieropositivo/a è

a)      riconoscibile a vista perché magro/a e sciupato/a

b)      è riconoscibile se si conoscono elementi della sua vita privata ( per es. si sa che è un/a tossicodipendente)

c)      non è affatto riconoscibile

d)      non saprei

 

20) Se lei fosse sieropositivo/a

                  a) non lo direbbe a nessuno

                  b) lo direbbe solo al/la suo/a migliore amico/a

                  c) lo direbbe solo al/la suo/a partner

                  d) lo direbbe solo ai suoi familiari

                  e) non avrebbe problemi a dirlo a tutti

 

21) Quale delle seguenti affermazioni pensa sia vera

a)      dall’AIDS si può guarire

b)      di AIDS si muore

c)      l’AIDS non è più un problema perché esiste un vaccino

 

22) In quale delle seguenti affermazioni si riconosce di più

a)      uso il preservativo solo se ho rapporti sessuali con persone che non conosco

b)      uso il preservativo sempre e comunque

c)      non uso il preservativo perché utilizzo metodi alternativi di prevenzione

                  (se la sua risposta è  c) prego apporre una croce in una delle seguenti)

astinenza sessuale                           

coito interrotto                                

pratiche sessuali non penetrative   

altro (prego specificare)

 

23)  Pensa che l’informazione che lei ha ricevuto sull’AIDS sia

a)      scarsa/nulla

b)      insufficiente

c)      buona

d)      ottima

 

  

24) Lei reputa di avere una conoscenza sul problema HIV/AIDS

a)      scarsa/nulla

b)      insufficiente

c)      buona

d)      ottima

 

25) Quale è la fonte informativa che lei ritiene dia maggiori informazioni sull’HIV?

                 a) i mass-media (TV, giornali etc.)

     b) la scuola

           c) la famiglia

           d) gli amici

            e) altro

 

26) Da quale fonte preferirebbe avere maggiori informazioni su HIV/AIDS

a)      mass-media

b)      scuola

c)      famiglia

d)      ambiente sanitario

e)      altro

 

27) Ha mai conosciuto personalmente un/a sieropositivo/a?

                 a) si

                 b) no

                 c) forse

 

 

 

 

Campione

Sono stati intervistati/e 1002 soggetti con un’età compresa tra i 14 ed i 60 anni (età media: 24,5 anni), di cui (tabella n° 1) 557 (55,6%*) tra i 14 ed i 20 anni, 260 (25,9%) tra i 21 ed i 30 anni, 185 (18,5%) oltre i 31 anni; di questi 549 (54,8%) erano femmine e 453 (45,2%) maschi.

*Tutte le percentuali sono state arrotondate per eccesso o per difetto per evitare doppie cifre decimali

 

Tabella n° 1: fasce d’età dei soggetti intervistati.

fasce d’età

numero di risposte

percentuale

14-20

557

55,6

21-30

260

25,9

>31

185

18,5

Totale

1002

100

 

Per quanto riguarda la provincia di residenza (tabella n° 2): in 307 casi (30,7%) si trattava della provincia di Sassari, in 192 (19,1%) di Nuoro, in 139 (13,8%) di Oristano ed in fine in 364 casi (36,4%) della provincia di Cagliari.

 

Tabella n° 2: provincia di residenza dei soggetti intervistati.

provincia

numero di risposte

percentuale

Sassari

307

30,7

Nuoro

192

19,1

Oristano

139

13,8

Cagliari

364

36,4

Totale

1002

100

 

Riguardo alla domanda n° 4 (tabella n° 3), il 19,5% (195/1002) del campione ha dichiarato di risiedere in un luogo con meno di 5.000 abitanti, il 16% (160/1002) fra i 5.000 ed i 10.000, il 24,7% (247/1002) fra i 10.000 ed i 50.000, il 19,7% (198/1002) tra i 50.000 ed i 150.000, il 17,7% (177/1002) sopra i 150.000, infine il 2,4% (25/1002) non sa/non risponde (NS/NR).

 

Tabella n° 3: numero di abitanti del luogo di residenza dei soggetti intervistati

numero di abitanti

numero di risposte

percentuale

< 5.000

195

19,5

5.000-10.000

160

16

10.000-50.000

247

24,7

50.000-150.000

198

19,7

>150.000

177

17,7

NS/NR

25

2,4

Totale

1002

100

 

Per quanto riguarda la domanda n° 5 (tabella n° 4), il 2,2% (22/1002) dei soggetti intervistati ha dichiarato di non avere nessun titolo di studio o di avere la licenza elementare, il 56,4% (565/1002) il diploma di scuola media inferiore, il 32,3% (323/1002) il diploma di scuola media superiore ed infine il 9,1% (92/1002) degli intervistati ha dichiarato di essere in possesso di un certificato di laurea.

 

 

 

 

 

Tabella n° 4: titolo di studio dei soggetti intervistati

titolo di studio

numero di risposte

percentuale

nessuno/licenza elementare

22

2,2

media inferiore

565

56,4

media superiore

323

32,3

laurea

92

9,1

Totale

1002

100

 

Alla domanda n° 6 del questionario (tabella n° 5), 69 soggetti su 1002 (6,9%) hanno risposto di essere impiegati/e, 67/1002 (6,7%) operai/e, 44/1002 (4,4%) liberi/e professionisti/e, 661/1002 (66%) studenti/esse, 92/1002 (9,1%) disoccupati/e ed 69/1002 (6,9%) hanno dichiarato di avere altra occupazione rispetto alle opzioni previste dalla domanda.

 

Tabella n° 5: tipo di attività lavorativa dei soggetti intervistati

attività

numero di risposte

percentuale

impiegato/a

69

6,9

operaio/a

67

6,7

libero/a professionista

44

4,4

studente/ssa

661

66

disoccupato/a

92

9,1

altro

69

6,9

Totale

1002

100

 

 

Per quanto riguarda la domanda n° 7 (tabella n° 6) , il 14,9% (149/1002) degli intervistati ha dichiarato di avere un reddito annuo personale o della famiglia d’appartenenza di meno di € 5.000,00, il 30% (301/1002) fra € 5.000,00 e 15.000,00, il 27,9% (279/1002) fra € 15.000,00 ed 30.000,00, l’11,2% (112/1002) oltre € 30.000,00 ed infine il 16% (161/1002) NS/NR.

 

Tabella n° 6: reddito annuo personale o della famiglia d’appartenenza dei soggetti intervistati

euro

numero di risposte

percentuale

<5.000,00

149

14,9

5.000,00-15.000,00

301

30

15.000,00-30.000,00

279

27,9

>30.000,00

112

11,2

NS/NR

161

16

Totale

1002

100

 

Risultati

Domanda n. 8

Il 4,4% degli intervistati (45/1002) pensa (diagramma n°1-domanda n° 8) che l’HIV sia un batterio, l’80% (801/1002) che sia un virus, l’ 11,9% (119/1002) che sia una malattia ed il 3,7% (37/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 1 (domanda n° 8):

Legenda: a)un batterio b)un virus c)una malattia

 

 

Domanda n. 9

Riguardo alla domanda n° 9, il 12% (121/1002) dei soggetti pensa che l’AIDS sia un virus (diagramma n° 2), l’ 81,9% (820/1002) pensa che sia una malattia infettiva, il 2,6% (26/1002) che sia una malattia ereditaria ed il 3,5% (35/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 2 (domanda n° 9):

Legenda: a)un virus b)una malattia infettiva c)una malattia ereditaria

 

 

Domanda n. 10

Alla domanda n° 10 (diagramma n° 3), il 6,3% (63/1002) degli intervistati ha risposto che HIV si trasmette con la saliva, l’87,5% (877/1002) con lo sperma, lo 0,3% (3/1002) con il sudore ed infine il 5,9% (59/1002) NS/NR.

 

 

Diagramma n° 3 (domanda n°10):

 

Legenda: a)la saliva b)lo sperma c)il sudore

 

 

Domanda n. 11

Per quanto riguarda la domanda n° 11 (diagramma n° 4), l’ 88% degli intervistati (882/1002) pensa che l’HIV si possa trasmettere con il sangue, il 4% (40/1002) con il bacio, il 3,7% (37/1002) tramite la convivenza con un sieropositivo ed il 4,3% (43/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 4 (domanda n° 11):

 

Legenda: a)il sangue b)il bacio c)la convivenza con un sieropositivo

 

 

Domanda n. 12

Alla domanda n° 12 (diagramma n° 5), il 42% (421/1002) ritiene che l’HIV si possa trasmettere con il liquido pre-coitale, il 3,4% (34/1002) con il semplice contatto, il 35,6% (356/1002) risponde con l’opzione “c”-le secrezioni vaginali ed infine il 19% (191/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 5 (domanda n° 12).

 

Legenda: a)il liquido pre-coitale b)il semplice contatto c)le secrezioni vaginali

 

 

Domanda n. 13

Come mostrato nel diagramma n° 6, il 14,6% (146/1002) ritiene che (domanda n° 13) i rapporti orali con eiaculazione siano i più a rischio per la trasmissione dell’HIV, il 4,1% (41/1002) i rapporti orali senza eiaculazione, mentre il 73,9% (740/1002) pensa che lo siano i rapporti anali e/o vaginali, infine il 7,4% (75/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 6 (domanda n°13):

 

Legenda: a)rapporti orali con eiaculazione b)rapporti orali senza eiaculazione c)rapporti anali e/o vaginali

 

Domanda n. 14

Alla domanda n° 14 (diagramma n° 7) gli intervistati hanno risposto nel modo seguente: il 18,5% (185/1002) ritiene che il metodo più efficace per evitare il contagio sia avere rapporti con una persona fidata, il 3,5% (35/1002) avere rapporti sessuali assumendo la pillola anticoncezionale, il 2,5% (25/1002) evitare l’eiaculazione avendo un rapporto sessuale di tipo penetrativo, il 73,2% (734/1002) usare il preservativo avendo un rapporto sessuale penetrativo ed infine il 2,3% (23/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 7 (domanda n° 14):

Legenda: a)avere rapporti sessuali con una persona fidata b)avere rapporti sessuali assumendo la pillola anticoncezionale c)evitare l’eiaculazione avendo un rapporto sessuale di tipo penetrativo d)usare il preservativo avendo un rapporto sessuale di tipo penetrativo

 

Domanda n. 15

Il 3,9% (39/1002) ritiene (domanda n° 15-diagramma n° 8) che l’AIDS causi l’HIV, il 69,5% (697/1002) che l’HIV causi l’AIDS, il 22,9% (229/1002) che l’AIDS si contragga conducendo una vita disordinata e cioè essendo tossicodipendente, omosessuale etc., infine il 3,7% (37/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 8 (domanda n° 15):

Legenda: a)l’AIDS causa l’HIV b)l’HIV causa l’AIDS c)l’AIDS si prende conducendo una vita disordinata

 

Domanda n. 16

Alla domanda n° 16 gli intervistati hanno così risposto: il 5,7% (57/1002) crede che l’AIDS sia un problema che riguarda i tossicodipendenti (diagramma n° 9), il 4,5% (45/1002) che riguarda gli omosessuali, il 2,3% (23/1002) gli eterosessuali, il 76,9% (770/1002) ritiene che l’AIDS sia un problema che può riguardare tutti, per l’ 8,1% (82/1002) non è un problema che li riguarda e il 2,5% (25/1002) NS/NR.

Diagramma n° 9 (domanda n°16):

Legenda: a)un problema che riguarda i tossicodipendenti b)un problema che riguarda gli omosessuali c)un problema che riguarda gli eterosessuali d)un problema che può riguardare tutti e)non è un problema che mi riguarda

 

Domanda n. 17

Il 14,9% degli intervistati (149/1002) ritiene (domanda n° 17) che la Sardegna sia una delle regioni con un numero di casi di AIDS più basso in Italia (diagramma n° 10), il 25,4% (255/1002) con un numero di casi fra i più alti, il 3% (30/1002) un’area dove il problema riguarda persone che vengono da fuori dell’isola ed il 56,7% (568/1002) NS/NR.

Diagramma n° 10 (domanda n° 17):

Legenda: a)una delle regioni con un numero di casi di AIDS più bassi in Italia b)una delle regioni con un numero di casi di AIDS più alti in Italia c)un’area dove il problema AIDS riguarda persone che provengono da fuori dell’isola

 

Domanda n. 18

Per il 25,7% (258/1002) degli intervistati (diagramma n° 11) un/a sieropositivo/a è in tutti casi malato/a di AIDS (domanda n° 18), per il 28,4% (285/1002) ha nel sangue gli anticorpi contro il virus, per il 28,9% (289/1002) è una persona con comportamenti a rischio, infine il 17% (170/1002) NS/NR.

 

 

Diagramma n° 11 (domanda n° 18):

Legenda: a)è in tutti i casi malato/a di AIDS b)ha nel sangue gli anticorpi contro il virus c)è una persona con comportamenti a rischio

 

Domanda n. 19

Alla domanda n° 19 gli intervistati hanno così risposto (diagramma n° 12): il 11,8% (118/1002) ritiene che un/a sieropositivo/a sia riconoscibile a vista perché magro/a e sciupato/a, il 12,9% (129/1002) che sia riconoscibile se si conoscono elementi della sua vita privata (p.e. tossicodipendenza), per il 65,4% (656/1002) non è affatto riconoscibile, il 9,9% (99/115) NS/NR.

Diagramma n° 12 (domanda n° 19):

 

Legenda: a)è riconoscibile a vista perché magro/a e sciupato/a b)è riconoscibile se si conoscono elementi della sua vita privata c)non è affatto riconoscibile

 

Domanda n. 20

L’ 8,1% (81/1002), immaginando di essere sieropositivo (domanda n° 20), non avrebbe il coraggio di dirlo a nessuno (diagramma n° 13), il 7,8% (78/1002) lo direbbe solo al/la suo/a migliore amico/a, il 22,8% (228/1002) solo al/la suo/a partner, il 29,7% (297/1002) solo ai propri familiari, il 26,1% (262/1002) non avrebbe problemi a dirlo a tutti ed il 5,5% (56/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 13 (domanda n° 20):

Legenda: a)non lo direbbe a nessuno b)lo direbbe solo al/la suo/a migliore amico/a c)lo direbbe solo al/la suo/a partner d)lo direbbe solo ai suoi familiari e)non avrebbe problemi a dirlo a tutti

 

Domanda n. 21

Il 14,5% (145/1002) dei soggetti intervistati pensa che dall’AIDS (domanda n° 21-diagramma n° 14) si possa guarire, il 78,2% (784/1002) che di AIDS si muoia, il 3,4% (34/1002) che l’AIDS non sia più un problema perché esiste un vaccino, il 3,9% (39/1002) NS/NR.

Diagramma n° 14 (domanda n° 21):

Legenda: a)dall’AIDS si può guarire b)di AIDS si muore c)l’AIDS non è più un problema perché esiste un vaccino

Domanda n. 22

Alla domanda n° 22 gli intervistati hanno risposto nel seguente modo (diagramma n° 15): il 28,9% (289/1002) usa il preservativo solo avendo rapporti sessuali con persone sconosciute, il 48,1% (482/1002) dichiara di usare il preservativo sempre e comunque, il 18,6% (186/1002) non utilizza il preservativo perché utilizza metodi alternativi di prevenzione e cioè: astinenza sessuale 65/1002, coito interrotto 36/1002, pratiche sessuali non penetrative 40/1002, altro 45/1002 (in tutti i 45 casi: pillola anticoncezionale) ed infine il 4,4% (45/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 15 (domanda n° 22):

Legenda: a)uso il preservativo solo se ho rapporti sessuali con persone che non conosco b)uso il preservativo sempre e comunque c)non uso il preservativo perché utilizzo metodi alternativi di prevenzione

 

Domanda n.23

Alla domanda n° 23 gli intervistati hanno risposto nel seguente modo (diagramma n° 16): l’ 11,8% (118/1002) ritiene di aver ricevuto scarsa/nulla informazione sull’AIDS, il 42,3% (424/1002) insufficiente, il 36,5% (366/1002) buona, il 7,3% (73/1002) ottima ed il 2,1% (21/1002) NS/NR.

Diagramma n° 16 (domanda n° 23):

Legenda: a)scarsa/nulla b)insufficiente c)buona d)ottima

 

Domanda n. 24

Il 7,6% (76/1002) reputa (diagramma n° 17-domanda n° 24) di avere una conoscenza scarsa/nulla sul problema HIV/AIDS (domanda n° 24), il 43,7% (437/1002) insufficiente, il 41,4% (415/1002) buona, il 5,3% (54/1002) ottima, il 2% (20/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 17 (domanda n° 24):

Legenda: a)scarsa/nulla b)insufficiente c)buona d)ottima

 

Il 44,6% (447/1002) dichiara che la fonte (domanda n° 25) che fornisce maggiori informazioni su HIV/AIDS siano i mass-media (diagramma n° 18), il 23,2% (233/1002) la scuola, il 13,7% (137/1002) la famiglia, l’ 8,7% (87/1002) gli amici, il 7,2% (72/1002) altro, il 2,6% (26/1002) NS/NR.

 

Diagramma n° 18 (domanda n° 25):

Legenda: a)mass-media b)scuola c)la famiglia d)amici e)altro

 

 

 

Domanda n. 26

Alla domanda n° 26 gli intervistati hanno così risposto (diagramma n° 19): il 29,2% (293/1002) preferirebbe avere maggiori informazioni su HIV/AIDS dai mass-media, il 31,7% (317/1002) dalla scuola, il 3,1% (31/1002) dalla famiglia, il 32,1% (322/1002) dal personale sanitario, il 2,2% (22/1002) risponde “altro”, l’ 1,7% (17/1002) NS/NR.

 

 

 

 

Diagramma n° 19 (domanda n° 26):

Legenda: a)mass-media b)scuola c)famiglia d)ambiente sanitario e)altro

 

Infine alla domanda n° 27 gli intervistati hanno così risposto: il 27,7% (277/1002) dichiara di aver conosciuto personalmente un/a sieropositivo/a, il 51,5% (517/1002) di non averlo/a conosciuto/a, il 19,1% (191/1002) risponde “forse”, l’1,7% (17/1002) NS/NR

 

Diagramma n° 20 (domanda n° 27):

Legenda: a)si b)no c)forse

 

Discussione

 

La performance nel suo totale è stata abbastanza buona per quanto riguarda le  risposte alle domande di gruppo 1 e cioè quelle sul virus, la sua trasmissione (e la prevenzione della sua trasmissione) e la malattia da esso causata (domande n° 8,9,10,11,12,13,14,22).

L’80% degli intervistati sanno che l’HIV è un virus (domanda n° 8), il 81,9% sa che l’AIDS è una malattia infettiva (domanda n° 9), l’ 87,5% sa che l’HIV si trasmette con lo sperma (domanda n° 10), l’88% con il sangue (domanda n° 11).

Le percentuali si abbassano leggermente quando si chiede agli intervistati quali siano i rapporti non protetti più a rischio per la trasmissione dell’HIV (domanda n° 13); solo il 73,9% del campione risponde “i rapporti anali e/o vaginali” e solo il 73,2% pensa che il metodo più efficace per evitare il contagio sia usare il preservativo avendo un rapporto sessuale di tipo penetrativo (domanda n° 14).

Per quanto riguarda la domanda n° 12, le risposte si sono stratificate in maniera ancora più evidente, infatti a parte un 19% che NS/NR, il 42% ritiene più pericoloso, ai fini della trasmissione del virus, il liquido pre-coitale e cioè il liquido sieroso che viene emesso dal pene prima dell’eiaculazione. Solo il 35,6% degli intervistati ritiene le secrezioni vaginali più pericolose a questo proposito.

Va precisato, come già detto nell’introduzione, che il liquido pre-coitale di un sieropositivo può contenere particelle virali, al pari delle altre secrezioni corporee come saliva, sudore, lacrime etc, ma non in una concentrazione pari a sperma, sangue, latte ed appunto secrezioni vaginali. Queste sono quindi ritenute le secrezioni corporee più pericolose ai fini della trasmissione virale tra quelle elencate nella domanda. E’ interessante notare che gli intervistati sembrano, in base a queste risposte, non consci del fatto che anche le donne possano essere fonte di contagio in un rapporto sessuale non protetto di tipo penetrativo. Questa visione del pene e quindi del maschio come unica fonte di contagio da un punto di vista sessuale, potrebbe essere interpretata con il fatto che le campagne informative pubblicizzino il preservativo maschile come unico ed efficace metodo per la prevenzione, per cui la correlazione maschio-fonte di contagio verrebbe spontanea da un punto di vista più o meno conscio. 

Un capitolo a parte meritano anche le risposte alla domanda n° 22. Solo il 48,1% infatti dichiara di usare il preservativo sempre e comunque, mentre il 28,9% lo usa solo se ha rapporti con persone che non conosce. Tra i metodi alternativi di prevenzione vengono citati in 45 casi la pillola anticoncezionale, in 65 l’astinenza sessuale, in 36 il coito interrotto ed in 40 casi le pratiche sessuali non penetrative.

Purtroppo ancora un alto numero di intervistati/e reputa che un/a sieropositivo/a possa essere in qualche modo riconosciuto/a (vedi dopo) e non reputa che lo possa essere un/a conoscente.

I dilaganti pregiudizi della società portano gran parte dei/lle sieropositivi/e all’omissione del loro stato di salute anche nei confronti delle persone più care ed è quindi altamente pericoloso l’uso di precauzioni nei rapporti sessuali a corrente alternata, a seconda dello stato di conoscenza personale del partner sessuale.

Si commenta da sola la convinzione che la pillola anticoncezionale ed il coito interrotto possano avere un qualche ruolo preventivo nella trasmissione del virus.

Riguardo le risposte alle domande di gruppo 2 e cioè quelle sulla percezione soggettiva della malattia, dello stato di sieropositività e della situazione epidemiologica a livello regionale (domande n° 15,16,17,18,19,21) la situazione è un poco più complessa.

Soddisfacenti sono le risposte alla domanda n° 16, per la quale il 76,9% degli intervistati ritiene che l’AIDS sia un problema che può riguardare tutti, ed alla domanda n° 21, dove il 78,2% è concio che l’AIDS sia una malattia incurabile, per quanto, con le nuove terapie, la sopravvivenza possa essere prolungata per decenni.

Alla domanda n° 15 invece, il 22,9% degli intervistati hanno risposto che l’AIDS si prende conducendo una vita disordinata. Stesso discorso per la domanda n° 19: l’ 11,8% pensa che un/a sieropositivo/a sia riconoscibile a vista perché magro/a e sciupato/a, il 12,9% se si conoscono elementi della sua vita privata, il 9,9% NS/NR, solo il 65,4% è conscio del fatto che non sia riconoscibile in alcun modo.

Alla domanda n° 18 si è avuta una ancora più evidente stratificazione delle risposte con solo il 28,4% che risponde correttamente: lo stato di sieropositività è unicamente caratterizzato dalla presenza degli anticorpi contro il virus nel sangue del soggetto. Il 28,9% pensa che un/a sieropositivo/a sia una persona con comportamenti a rischio, mentre il 25,7% pensa che sia in tutti i casi malato/a di AIDS. Queste risposte sono frutto di una estrema confusione dovuta, con ogni probabilità, alle campagne informative condotte fino ad ora ed anche ai mass-media che tendono a rappresentare lo stato di sieropositività in modo stereotipato e pregiudizievole.

Da un punto di vista scientifico infatti un/a sieropositivo/a non viene considerato un/a malato/a;  può godere di ottima salute e può essere in perfetta forma fisica. La sua condizione, come già detto, si definisce solo da un punto di vista sierologico con la presenza di anticorpi contro il virus nel circolo ematico.

Molte campagne informative condotte fino ad ora hanno frequentemente citato le espressioni “comportamenti a rischio” o “categorie a rischio”; purtroppo tali espressioni sono tuttora contenute perfino in alcuni testi medici.

L’omosessualità, la tossicodipendenza e la promiscuità sessuale sono i comportamenti ritenuti più a rischio.

La realtà è che più dell’80% dei sieropositivi e malati di AIDS al mondo sono eterosessuali non tossicodipendenti e che si può essere omosessuali o eterosessuali promiscui da un punto di vista sessuale usando sempre il preservativo, si può essere tossicodipendenti senza mai scambiare una siringa, come d’altronde si può essere “bravi ragazzi”, avere un solo rapporto non protetto in tutta la vita e contrarre il virus.

Queste tipologie espressive implicano una sorta di responsabilità personale nell’acquisizione dello stato di sieropositività, che è estremamente pericoloso e controproducente ai fini informativi e preventivi ed inoltre le persone che non si riconoscono in tali categorie potrebbero essere portate ad abbassare la guardia per quanto riguarda la prevenzione della trasmissione virale nei rapporti sessuali.

Anche alla domanda n° 17 si sono avuti risultati contrastanti, solo il 25,4% è conscio del fatto che la Sardegna è tra le prime regioni in Italia per numero di casi di AIDS rapportati alla popolazione generale. Questo indica una scarsa conoscenza della situazione epidemiologica locale e potrebbe suggerire la necessità di fornire, a questo riguardo, una migliore informazione.

La domanda n° 20 mirava a testare la percezione che le persone hanno dei pregiudizi presenti nella società, solo il 26,1% degli intervistati non avrebbe nessun problema a rivelare il suo ipotetico stato di sieropositività a tutti e questo dato si commenta da solo.

Le ultime domande riguardano l’informazione ricevuta e la percezione soggettiva della conoscenza sul tema che i soggetti intervistati hanno.

La gran parte dei soggetti si ritiene insoddisfatta dell’informazione ricevuta (domanda n° 23) e reputa di avere un insufficiente livello di conoscenza sul problema HIV/AIDS (domanda n° 24).

I mass-media costituiscono la fonte informativa che da maggiori informazioni sull’HIV (domanda n°25).

E’ interessante notare come il 32,1% degli intervistati (domanda n° 26) vorrebbe ricevere più informazioni sul tema dall’ambiente sanitario; questo dato potrebbe forse essere interpretato con una scarsa comunicazione soprattutto con i medici di famiglia, mentre un 31,7% preferirebbe avere maggiori informazioni dalla scuola, dato estremamente interessante se si tiene conto del fatto che la maggior parte degli intervistati sono studenti/esse.

 

Per un’analisi più approfondita dei dati, come già spiegato, sono state considerate 8 variabili contenute nel questionario sotto forma delle prime 7 e dell’ultima domanda. Tali variabili sono: età, sesso, provincia di residenza, numero di abitanti del luogo di provenienza, titolo di studio, professione, reddito annuo e coinvolgimento personale dichiarato nella domanda n° 27 e cioè chi conosce personalmente un/a sieropositivo/a è portato ad acquisire maggiori informazioni ed avere un minor carico di pregiudizi?

La seguente analisi dei dati mira ad individuare l’eventuali presenza di fattori condizionanti il livello di conoscenza sull’HIV/AIDS.

La cumulazione delle domande in gruppi, per quanto riguarda l’analisi dei risultati considerando le variabili, consente di avere un’idea generale sul livello di conoscenza dei temi trattati dal questionario, evitando di concentrare l’attenzione su singole risposte che potrebbero essere state sbagliate per fatti contingenti, come la cattiva interpretazione della domanda o il fatto che il soggetto abbia scelto di non rispondere o per altri motivi ancora.

 

Domande di gruppo 1  

Come già detto le domande appartenenti a tale gruppo miravano a sondare il livello di conoscenza del problema da un punto di vista più prettamente scientifico. Le seguenti elaborazioni mirano a tracciare un profilo di coloro che hanno un minor livello di conoscenza a proposito, tramite un confronto delle risposte date alle domande n° 8,9,10,11,12,13,14 e 22, considerando le 8 variabili sopraccitate. A tale proposito sono state sommate le percentuali relative alle risposte esatte, più probabili e/o che denotano una conoscenza più approfondita* sul tema per le domanda di gruppo 1 e le eventuali differenze sono state espresse in punti percentuali negativi, dopo aver assegnato un punteggio zero a coloro che hanno totalizzato un punteggio più alto, in modo tale da poter visualizzare facilmente da un punto di vista numerico quale gruppo ha avuto una performance migliore.

Tale procedimento è stato di seguito applicato anche per le domande di gruppo 2.

 

*per comodità d’ora in poi sarà utilizzata solo l’espressione “risposte esatte”, nonostante non sempre tale frase sia applicabile al tipo di domande fatte nel questionario

 

Variabile età.

I 1002 soggetti intervistati sono stati divisi in 3 fasce d’età: dai 14 ai 20 anni (55,6%), dai 21 ai 30 (25,9%) e sopra i 31 (18,5%).

Nella tabella n° 7 sono riportate le percentuali relative alle risposte esatte per le domande di gruppo 1 per le tre fasce d’età considerate.

 

Tabella n° 7 : variabile età e % risposte esatte

Domanda n°

fascia 14-20: risposte esatte in %

fascia 21-30: risposte esatte in %

fascia >31: risposte esatte in %

8

75,9

83,4

85,9

9

79,3

83

86,5

10

85,4

88,4

90,3

11

82,7

94,2

94

12

33

40,4

35,7

13

71,4

72,3

82,1

14

71,9

72,3

77,3

22

58,1

36,9

33

Totale punti %

557,7

570,9

584,8

Differenza  punti%

-27,1

-13,9

0

 

E’ abbastanza evidente come con l’aumentare dell’età aumentino il numero di risposte esatte, con una differenza di –27,1 punti percentuali tra la fascia >31 anni, che ha avuto la performance migliore, e la fascia 14-20 anni, mentre –13,9 punti percentuali costituisce la differenza tra la stessa fascia e quella dei 21-30 anni che ha avuto una performance intermedia.

E’ però interessante notare come la fascia dai 21 ai 30 abbia totalizzato un più alto punteggio per la domanda n° 12, dimostrando di sapere che le secrezioni vaginali siano pericolose al fine del contagio, come d’altronde alla domanda n° 22 si sia totalmente invertita la situazione, con i soggetti più giovani che dichiarano in maggior numero di utilizzare il preservativo sempre e comunque nei rapporti sessuali. Non si è in grado di stabilire se tale risultato sia frutto di una maggiore sensibilizzazione alle problematiche preventive sull’uso del profilattico dei più giovani o se dipenda dalla tendenza ad avere rapporti stabili e/o più duraturi nei soggetti più adulti che li autorizzi a non usare precauzioni durante i rapporti sessuali (matrimonio?convivenza decennale?).

Nel complesso sembra comunque che i soggetti più giovani abbiano le idee più confuse sul problema che quelli più adulti.

 

Variabile sesso.

Come già detto, dei 1002 intervistati, il 45,2% era di sesso maschile, mentre il 54,8% di sesso femminile.

Nella tabella n° 8 sono riportati i risultati delle risposte alle domande di gruppo 1 divise per sesso.

 

Tabella n° 8: variabile sesso e % risposte esatte

Domanda n°

sesso femminile: risposte esatte in %

sesso maschile: risposte esatte in %

8

77,4

83

9

88

74,4

10

88,3

86,5

11

90,2

85,2

12

35,1

36

13

77,2

69,8

14

75,8

70,2

22

53,7

41,3

Totale punti %

585,7

546,4

Differenza punti%

0

-39,3

 

E’ abbastanza evidente come i soggetti di sesso femminile abbiano una maggiore conoscenza delle problematiche trattate dalle domande di gruppo 1 con una marcata differenza in punti percentuali di 39,3. E’ interessante notare come le donne (domanda n° 22) dichiarino di imporre l’uso del preservativo sempre e comunque nel 53,7% dei casi contro il 41,3% dei maschi.

 

Variabile provincia di residenza.

Dei 1002 soggetti intervistati il 30,7% risiedeva nella provincia di Sassari, il 19,1% nella provincia di Nuoro, il 13,8% nella provincia di Oristano ed il 36,4% nella provincia di Cagliari.

La tabella n° 9 mostra i risultati delle risposte alle domande di gruppo 1.

 

Tabella n° 9: provincia di residenza e % risposte esatte.

Domanda n°

Sassari: risposte esatte in %

Nuoro: risposte esatte in %

Oristano: risposte esatte in %

Cagliari: risposte esatte in %

8

83,4

81,2

64

82,4

9

87

79,7

68,3

83,8

10

88,6

87

84,1

88,2

11

91

90,6

77,7

88,2

12

39,7

32,8

25,9

37,1

13

78,8

79,1

45,3

77,7

14

81,4

63

39,6

84,6

22

58,3

40,1

23

53,3

Totale punti %

608,2

553,5

427,9

595,3

Differenza punti %

0

-54,7

-180,3

-12,9

 

I risultati sono a dir poco sorprendenti per quanto riguarda il divario tra province. Mentre Cagliari e Sassari hanno totalizzato un punteggio sovrapponibile con una differenza di appena 12,9 punti %, Nuoro, ma soprattutto Oristano, si mostrano più staccate.

E’ interessante notare come i soggetti residenti nella provincia di Nuoro abbiamo risposto con percentuali molto simili a Cagliari e Sassari per tutte le domande eccetto che per la n° 14 e 22 che trattano essenzialmente della prevenzione della trasmissione del virus.

La provincia di Oristano ha totalizzato –180,3 punti percentuali rispetto a quella di Sassari che ha evidenziato il punteggio più alto. Chi scrive non sa giustificare tale divario se non ipotizzando la più totale assenza di campagne informativo-preventive a livello locale e/o una scarsa penetrazione delle poche campagne condotte a livello nazionale.

 

Variabile numero di abitanti del luogo di residenza.

Dei 1002 soggetti intervistati il 19,5% ha dichiarato di risiedere in un comune con meno di 5.000 abitanti, il 16% tra i 5.000-10.000, il 24,7% tra i 10.000-50.000, il 19,7% tra i 50.000-150.000, il 17,7% sopra i 150.000 ed infine il 2,4% NS/NR.

Nella tabella n° 10 sono mostrati i risultati delle risposte alle domande di gruppo 1.

 

Tabella n° 10: numero di abitanti del luogo di residenza e % risposte esatte

Domanda n°

<5.000: risposte esatte in %

5.000-10.000: risposte esatte in %

10.000-50.000: risposte esatte in %

50.000-150.000: risposte esatte in %

>150.000:  risposte esatte in %

8

83,1

78,7

78,1

72,2

91,5

9

88,2

81,9

78,5

76,8

85,9

10

80

86,9

91,9

90,4

88,7

11

88,2

88,8

85,8

87,9

91,5

12

33,8

26,9

36,8

36,9

41,8

13

78

78,1

75,3

59,6

80,8

14

78

78,7

66,4

62,1

84,2

22

59,5

58,7

38,9

35,4

50,8

Totale punti %

588,8

578,7

551,7

521,3

615,2

Differenza punti%

-26,4

-36,5

-63,5

-93,9

0

 

Appare alquanto evidente che la performance è stata migliore in assoluto nei soggetti che hanno dichiarato di risiedere in comuni con più di 150.000 abitanti.

Va precisato che un discreto numero di intervistati nella provincia di Sassari hanno dichiarato di appartenere a tale fascia. Si tratta con ogni probabilità di soggetti che abitano nel capoluogo di provincia, che è risaputo avere meno di 150.000 abitanti. Si è comunque deciso di attenersi alle risposte date, poiché il questionario non mirava a testare le conoscenze di tipo geografico degli intervistati. Il lettore è comunque invitato a tener presente che quel 17,7% dei soggetti che hanno dichiarato di risiedere in un luogo con più di 150.000 abitanti sono in parte Sassaresi.

La differenza di punti percentuali maggiore è stata registrata nei soggetti che hanno dichiarato di risiedere in comuni medio-grandi con –93,9 punti %, mentre, al di là del dato relativo ai comuni con più di 150.000 abitanti, si nota una progressiva riduzione degli errori commessi nel dare le risposte alle domande di gruppo 1 con il ridursi del numero di abitanti.

Questo dato può essere interpretato con il fatto che nelle principali città della Sardegna sono più attivi gruppi di volontariato e/ o istituzioni che lavorano nella prevenzione della trasmissione dell’HIV, mentre il risultato molto positivo registrato nei centri più piccoli potrebbe essere riferito ad una sorta di passaparola di tipo preventivo favorito dai più stretti rapporti interpersonali.

Va comunque precisato che chi abita in piccoli centri tende spesso a spostarsi in centri più grandi per motivi di studio e/o di lavoro, beneficiando probabilmente delle fonti informativo-preventive presenti nelle grandi città. Si vuole sottolineare che il 66% degli/lle intervistati/e hanno dichiarato di essere studenti/sse e quindi si presume che abbiano un qualche rapporto con i centri più grandi dove si trovano scuole superiori ed università.

E’ interessante notare come solo il 59,6% dei soggetti che risiedono in comuni con 50.000-150.000 abitanti abbiano risposto correttamente alla domanda n° 13, mentre nelle altre 3 fasce almeno il 75% degli intervistati è conscio del fatto che i rapporti anali e/o vaginali non protetti siano i più a rischio tra quelli citati nella domanda. Oltre a tale sorprendente risultato, si vuole sottolineare che il più basso punteggio totalizzato dai soggetti che risiedono in comuni medio grandi è addebitabile soprattutto alle risposte alle domande n° 14 e 22, troppe persone infatti hanno dichiarato di usare il preservativo solo avendo rapporti sessuali con persone che non conoscono e/o di non usarlo se hanno rapporti sessuali con persone che loro ritengono fidate.

 

Variabile titolo di studio.

Dei 1002 soggetti intervistati il 2,2% hanno dichiarato di non avere alcun titolo di studio o solo la licenza elementare, il 56,4% di possedere il diploma di media inferiore, il 32,3% media superiore ed il 9,1% la laurea.

Nella tabella n° 11 sono riportati i dati relativi alle risposte alle domande di gruppo 1.

 

Tabella n° 11: titolo di studio e % risposte esatte.

Domanda n°

nessuno/licenza elementare: risposte esatte in %

diploma media inferiore: risposte esatte in %

diploma media superiore: risposte esatte in %

laurea: risposte esatte in %

8

45,4

78,1

81,7

93,5

9

54,5

80,9

80,8

97,8

10

86,3

87,3

86,4

93,5

11

63,6

86,9

89,2

96,7

12

27,3

35

36,8

35,9

13

50

73,6

73,1

83,7

14

40,9

74

72,1

80,4

22

18,2

55,8

40,6

34,8

Totale punti %

386,2

571,6

560,7

616,3

Differenza punti %

-230,1

-44,7

-55,6

0

 

Come si può notare esiste una notevole differenza nella percentuale totale di risposte esatte nei soggetti a bassa scolarizzazione con –230,1 punti percentuali rispetto a quelli che hanno dichiarato di possedere un diploma di laurea, mentre non si presenta così accentuato il divario tra i soggetti con un diploma di scuola media inferiore e superiore. Tale risultato è addebitabile ad un bassissimo punteggio totalizzato per tutte le domande ad eccezione della n° 10, sembra quindi che il livello di scolarizzazione sia un fattore estremamente discriminante nella conoscenza delle problematiche legate all’AIDS

 

Variabile professione.

Delle 1002 persone intervistate il 6,9% ha dichiarato di essere impiegato/a, il 6,7% operaio/a, il 4,4% libero/a professionista, il 66% studente/ssa, il 9,1% disoccupato/a ed il 6,9% ha dichiarato di avere un’altra occupazione rispetto a quelle elencate nel test. La tabella n° 12 mostra i risultati percentuali delle risposte esatte alle domande di gruppo 1.

E’ abbastanza evidente la povera performance dei/lle disoccupate/i, che hanno totalizzato –104,4 punti percentuali rispetto a coloro che hanno dichiarato di avere altra occupazione rispetto a quelle citate, mentre si equivalgono le posizioni tra le altre fasce considerate a parte gli/le studenti/sse che sembrano invece molto ben informati sull’HIV/AIDS.

E’ un peccato non poter risalire al tipo di occupazione dei soggetti che hanno avuto un punteggio più alto per, eventualmente, trarne le debite conseguenze da un punto di vista analitico.

Comunque sembrerebbe che, coloro che non hanno trovato un’occupazione, abbiano anche problemi ad accedere ai canali informativo-preventivi sull’AIDS, subendo una doppia discriminazione sia per quanto riguarda il loro diritto al lavoro, sia nel diritto ad una difesa della salute fisica.

Tabella n° 12: attività lavorativa e % risposte esatte.

Domanda n°

impiegato/a: risposte esatte in %

operaio/a: risposte esatte in %

libero/a professionista: risposte esatte in %

studente/ssa: risposte esatte in %

disoccupato/a: risposte esatte in %

altro: risposte esatte in %

8

79,7

82,1

77,3

80

75

85,5

9

91,3

80,6

77,3

82,7

68,5

85,5

10

95,6

73,1

93,2

87,4

88

89,8

11

92,7

94

88,6

86,8

91,3

84,1

12

31,9

28,4

27,3

36,8

28,3

49,3

13

82,6

80,6

72,7

74,4

55,4

78,3

14

68,1

61,2

81,8

77,5

47,8

78,3

22

30,4

40,3

15,9

56,9

28,3

36,2

Totale punti %

572,3

540,3

534,1

582,5

482,6

587

Differenza punti %

-14,7

-46,7

-52,9

-4,5

-104,4

0

 

 

Variabile reddito.

Alla domanda n° 7 i 1002 intervistati/e hanno risposto nel seguente modo: il 14,9% ha dichiarato di avere un reddito annuo inferiore a € 5.000, il 30% di € 5.000-15.000, il 27,9% di € 15.000-30.000, l’11,2% oltre i 30.000 € ed il 16% NS/NR.

Nella tabella n° 13 sono riportati i dati percentuali relativi alle risposte date per le domande di gruppo 1.

 

Tabella n° 13: reddito e % risposte esatte.

Domanda n°

< € 5.000: risposte esatte  in %

€ 5.000-15.000: risposte esatte in %

€ 15.000-30.000: risposte esatte in %

> € 30.000: risposte esatte in %

8

87,2

79,1

74,9

82,1

9

80,5

84,7

82,4

76,8

10

89,3

84,1

88,5

95,5

11

89,9

85,7

90,3

87,5

12

35,6

32,9

36,5

42,8

13

69,1

73,1

76,7

74,1

14

68,5

73,7

68,1

82,1

22

43,6

38,5

49,5

57,1

Totale punti %

563,7

551,8

566,9

598

Differenza punti %

-34,3

-46,2

-31,1

0

 

La percentuale maggiore in assoluto di risposte esatte è stata ottenuta dai soggetti con reddito alto, mentre le altre tre fasce hanno ottenuto risultati quasi sovrapponibili con una performance peggiore per la fascia di € 5.000-15.000 con –46,2 punti percentuali rispetto alla fascia > € 30.000.

Non appare quindi una forzatura affermare che chi ha un reddito particolarmente alto ha un livello di conoscenza sull’ HIV maggiore.

 

Variabile coinvolgimento personale.

Questa è l’ultima variabile analizzata per le domande di gruppo 1 e si riferisce alla domanda n° 27 alla quale i 1002 intervistati hanno risposto nel seguente modo: il 27,7% ha dichiarato di aver conosciuto personalmente un sieropositivo, il 51,5% ha risposto “no”, il 19,1% “forse” ed l’1,7 NS/NR. Lo scopo di tale analisi è quello di evidenziare se il coinvolgimento più o meno personale porti ad approfondire le conoscenze sul problema HIV.

 

Nella tabella n° 14 sono riportati i risultati relativi alle risposte date dagli intervistati.

 

Tabella n° 14: coinvolgimento personale e % risposte esatte.

Domanda n°

“si”: risposte esatte in %

“no”: risposte esatte in %

“forse”: risposte esatte in %

8

86,3

77,4

78,5

9

85,5

82

79,1

10

90,2

86,6

85,9

11

92,1

86,5

87,9

12

33,9

35,4

40,3

13

80,1

70,8

75,4

14

81,6

71,9

66,5

22

46,9

49,3

50,8

Totale punti %

596,6

559,9

564,4

Differenza punti %

0

-36,7

-32,2

 

E’ evidente come chi sia coinvolto personalmente dalla conoscenza di un/a sieropositivo/a abbia risposto meglio alle domande di gruppo 1.

 

Domande di gruppo 2

Le domande appartenenti a tale gruppo sono la n° 15,16,17,18,19 e 21, come già detto, riguardano la percezione individuale dello stato di sieropositività, la conoscenza della situazione epidemiologica locale e l’eventuale presenza di pregiudizi tra i soggetti intervistati. Anche per tale gruppo di domande sono state analizzate le 8 variabile già citate e cioè: età, sesso, provincia di residenza, numero di abitanti del luogo di residenza, titolo di studio, attività lavorativa, reddito annuo e coinvolgimento personale (domanda n° 27).

 

Variabile età.

Come già detto i 1002 intervistati sono stati divisi in tre fasce d’età: dai 14 ai 20 anni (55,6%), dai 21 ai 30 anni (25,9%) e sopra i 31 anni (18,5%).

La tabella n° 15 mostra i risultati relativi alle risposte date dai soggetti intervistati secondo la variabile “età” per le domande di gruppo 2.

 

Tabella n° 15: età e % risposte esatte.

Domanda n°

fascia 14-20: risposte esatte in %

fascia 21-30: risposte esatte in %

fascia >31: risposte esatte in %

15

64,3

76,5

75,1

16

70,9

81,5

87

17

19,6

30,4

36,2

18

20,3

34,2

44,9

19

55,6

75,4

76,7

21

79,5

78,8

72,4

Totale punti %

310,2

376,8

392,3

Differenza punti %

-82,1

-15,5

0

 

E’ alquanto evidente come con l’aumentare dell’età diminuiscano gli errori fatti dagli intervistati nel rispondere a questo gruppo di domande.

 

Gli adolescenti sembrano avere le idee più confuse a riguardo, dimostrando di avere una scarsa conoscenza della situazione epidemiologica a livello regionale (domanda n° 17) ed una visione alquanto pregiudizievole dello stato di sieropositività, mentre sembrano sovrapponibile le performance dei soggetti appartenenti alle altre due fasce con una differenza di punti percentuali di appena 15,5.

 

Variabile sesso.

Dei 1002 intervistati il 45,2% era di sesso maschile, mentre il 54,8% di sesso femminile.

Nella tabella n° 16 sono mostrati i risultati delle risposte alle domande di gruppo 2 divisi secondo il sesso.

 

Tabella n° 16: variabile sesso e % risposte esatte

Domanda n°

sesso femminile: risposte esatte in %

sesso maschile: risposte esatte in %

15

71,9

66,7

16

79,6

52,7

17

26,2

24,5

18

29,1

27,6

19

66,1

62,9

21

83,2

72,2

Totale punti %

356,1

306,6

Differenza punti %

0

-49,5

 

Come per le domande di gruppo 1, le donne mostrano la loro superiorità da un punto di vista conoscitivo del problema, con 49,5 punti percentuali in più rispetto agli uomini intervistati anche per le domande di gruppo 2, con la domanda n° 16 a fare soprattutto la differenza.

 

Variabile provincia di residenza.

I 1002 intervistati risiedevano per il 30,7% dei casi nella provincia di Sassari, per il 19,1% di Nuoro, per il 13,8% di Oristano e per 36,4% dei casi nella provincia di Cagliari.

La tabella n° 17 riporta i risultati relativi alle domande di gruppo 2 divisi secondo la provincia di residenza.

 

Tabella n° 17: provincia di residenza e % risposte esatte.

Domanda n°

Sassari: risposte esatte in %

Nuoro: risposte esatte in %

Oristano: risposte esatte in %

Cagliari: risposte esatte in %

15

75,2

78,1

65,5

61,8

16

82,4

81,2

51,8

79,4

17

32,9

28,6

14,4

21,7

18

24,7

35,4

29,5

27,5

19

64,8

72,4

61,9

61,5

21

78,5

78,1

76,2

78,8

Totale punti %

358,5

373,8

299,3

330,7

Differenza punti %

-15,3

0

-74,5

-43,1

 

E’ ancora una volta la provincia di Oristano ad avere il risultato peggiore anche per le domande di gruppo 2, anche se con un divario molto meno accentuato che per le domande di gruppo 1, facendo registrare –74,5 punti percentuali rispetto alla provincia di Nuoro, seguita da Cagliari con –43,1 punti percentuali.

 

Salta all’occhio quindi l’ottimo risultato dei soggetti intervistati nella provincia di Nuoro, che nonostante non abbiamo un’ottimale conoscenza da un punto di vista scientifico del problema, sembrano avere un minor carico di pregiudizi ed una migliore conoscenza della situazione epidemiologica regionale.

 

 

Variabile numero di abitanti del luogo di residenza.

Come già detti i 1002 intervistati erano distribuiti a secondo del numero di abitanti del luogo di residenza nel seguente modo: il 19,5% in comuni con meno di 5.000 abitanti, il 16% tra i 5.000 ed i 10.000, il 24,7% tra i 10.000 ed i 50.000, il 19,7% tra i 50.000 ed i 150.000, il 17,7% sopra i 150.000 ed il 2,4% NS/NR.

Nella tabella n° 18 sono mostrati i risultati delle risposte date dagli intervistati seguendo questo criterio classificativo.

 

Tabella n° 18: numero di abitanti del comune di residenza e % risposte esatte

Domanda n°

< 5.000 abitanti: risposte esatte in %

5.000-10.000 abitanti: risposte esatte in %

10.000-50.000 abitanti: risposte esatte in %

50.000-150.000 abitanti: risposte esatte in %

> 150.000 abitanti: risposte esatte in %

15

71,8

61,2

70,4

75,7

67,8

16

79

81,9

74,5

70,7

77,4

17

23,6

21,2

25,9

29,8

27,1

18

29,7

26,2

25,9

30,3

32,7

19

65,1

66,8

61,9

68,7

61,6

21

80,5

72,5

78,9

78,3

80,2

Totale punti %

349,7

329,8

337,5

353,5

346,8

Differenza punti %

-3,8

-23,7

-16

0

-6,7

 

Il peggior risultato in questo caso è stato raggiunto nei comuni medio-piccoli, anche se va detto le differenze non sono così accentuate tra le 5 fasce analizzate. I soggetti intervistati nei comuni con 5.000-10.000 abitanti hanno fatto registrare il risultato peggiore con –23,7 punti percentuali rispetto coloro che abitano i comuni con 50.000-150.000 abitanti, che hanno fatto registrare il punteggio più alto. Come per le domande di gruppo 1 i soggetti che abitano in comuni con meno di 5.000 abitanti hanno avuto una delle performance migliori

 

Variabile titolo di studio.

Dei 1002 soggetti intervistati il 2,2% hanno dichiarato di non avere alcun titolo di studio o di avere la licenza elementare, il 56,4% il diploma di scuola media inferiore, il 32,3% il diploma di scuola media superiore ed il 9,1% la laurea.

La tabella n° 19 mostra i risultati delle risposte alle domande di gruppo 2 divisi secondo il titolo di studio.

E’ abbastanza evidente come le percentuali di risposte esatte abbiano, per le domande di questo gruppo, un forte legame con il livello di scolarizzazione.

I pregiudizi in materia sembrano molto più diffusi tra coloro che hanno la licenza elementare o non hanno nessun titolo, ma sono comunque molto diffusi anche tra coloro che hanno il diploma di scuola media inferiore.

Sarebbe interessante estendere gli studi con un numero più ampio di soggetti appartenenti alla prima fascia, che nel presente lavoro sono solo 22 su 1002, questo per motivi alquanto ovvi, essendo questo gruppo di persone una minoranza, visto l’alto livello di alfabetizzazione in Sardegna.

 

 

 

Tabella n° 19: titolo di studio e % di risposte esatte.

Domanda n°

nessuno/licenza elementare: risposte esatte in %

diploma media inferiore: risposte esatte in %

diploma media superiore: risposte esatte in %

laurea: risposte esatte in %

15

31,8

64,9

76,1

83,7

16

36,3

73,4

81,4

91,3

17

4,5

17,3

36,2

42,4

18

9,1

19,3

35,6

64,1

19

54,5

55,4

74,3

90,2

21

40,9

79,8

78

78,3

Totale punti %

177,1

310,1

381,6

450

Differenza punti %

-272,9

-139,9

-68,4

0

 

 

Variabile attività lavorativa.

Come già detto, dei 1002 soggetti intervistati il 6,9% ha dichiarato di essere impiegato/a, il 6,7% operaio/a, il 4,4% libero/a professionista, il 66% studente/ssa, il 9,1% disoccupato/a ed il 6,9% ha dichiarato di avere altra occupazione rispetto a quelle elencate.

La tabella n° 20 riporta i risultati alle risposte di gruppo 2 divisi secondo l’attività lavorativa degli intervistati.

 

Tabella n° 20: attività lavorativa e % risposte esatte.

Domanda n°

impiegato/a: risposte esatte in %

operaio/a: risposte esatte in %

libero/a professionista: risposte esatte in %

studente/ssa: risposte esatte in %

disoccupato/a: risposte esatte in %

altro: risposte esatte in %

15

76,8

64,1

77,3

68,8

70,6

68,1

16

86,9

70,1

88.6

76,5

71,7

75,4

17

39,1

29,8

36,3

22,4

21,7

34,8

18

44,9

31,3

47,7

22,4

29,3

53,6

19

84,1

65,7

81,8

61,1

63,1

4,3

21

78,3

65,7

75

80,2

83,7

66,6

Totale punti %

410,1

326,7

406,7

331,4

340,1

302,8

Differenza punti %

0

-83,4

-3,4

-78,7

-70

-107,3

 

La situazione si è quasi ribaltata per le risposte alle domande di gruppo 2 rispetto a quelle di gruppo 1, con coloro che hanno dichiarato di avere altra occupazione con –107,3 punti percentuali rispetto agli/lle impiegati/e, che, curiosamente, totalizzano il punteggio percentuale più alto.

E’ abbastanza singolare come la maggior parte dei soggetti appartenenti all’ultima fascia, ritenga (domanda n° 19) che un/a sieropositivo/a sia riconoscibile a vista o se si conoscono elementi della sua vita privata, solo il 4,3% risponde correttamente.

Mentre si equivalgono le performance di studenti/sse, operai/e e disoccupati/e, che dimostrano di avere un notevole bagaglio di pregiudizi ed una scarsa conoscenza dell’epidemiologia dell’HIV/AIDS.

 

Variabile reddito.

I 1002 soggetti intervistati erano così suddivisi secondo il reddito: il 14,9% guadagna meno di € 5.000 l’anno, il 30% tra € 5.000 ed i € 15.000, il 27,9% tra € 15.000 ed € 30.000, l’11,2% sopra € 30.000 annui ed infine il 16% NS/NR. Nella tabella n° 21 sono riportati i risultati delle risposte di gruppo 2 suddivisi secondo le fasce di reddito.

 

Tabella n° 21: reddito annuo e % risposte esatte.

Domanda n°

< € 5.000: risposte esatte in %

€ 5.000-15.000: risposte esatte in %

€ 15.000-30.000: risposte esatte in %

> € 30.000: risposte esatte in %

15

65,1

71,1

74,2

65,2

16

69,1

75,4

80,3

76,8

17

27,5

21,9

29,7

22,3

18

26,2

27,9

33,7

25

19

65,8

60,4

68,4

66,9

21

81,9

73,4

82,4

74,1

Totale punti %

335,6

330,1

368,7

330,3

Differenza punti %

-33,1

-38,6

0

-38,4

 

A differenza delle domande di gruppo 1, alle domande di gruppo 2 i soggetti hanno risposto con un totale di punti percentuali quasi sovrapponibile tra le diverse fasce, ad eccezione degli intervistati che hanno dichiarato di avere un reddito annuo di € 15.000-30.000, che hanno ottenuto il punteggio più alto.

 

Variabile coinvolgimento personale.

Alla domanda n° 27 gli intervistati hanno risposto nel seguente modo: il 27,7% ha dichiarato di aver conosciuto personalmente un/a sieropositivo/a, il 51,5% ha risposto “no”, il 19,1% ha risposto “forse” ed l’1,7% NS/NR.

Nella tabella n° 22 sono riportati i risultati relativi alle risposte alle domande di gruppo 2 divisi secondo questo criterio.

                     Tabella n° 22: coinvolgimento personale e % risposte esatte.

Domanda n°

“si”: risposte esatte in %

“no”: risposte esatte in %

“forse”: risposte esatte in %

15

72,2

67,5

73,3

16

83,4

77,2

69,6

17

37,5

20,3

23,6

18

36,8

26,7

22,5

19

75,1

62,1

59,7

21

79,1

78,5

80,1

Totale punti %

384,1

332,3

328,8

Differenza punti%

0

-51,8

-55,3

 

Anche per tale gruppo è evidente come un coinvolgimento personale nel problema spinga le persone ad informarsi ed ad avere un minor carico di pregiudizi su HIV/AIDS.

 

Conclusioni

 

Nel complesso di può formulare un giudizio positivo per le risposte date dagli intervistati alle domande di tipo più prettamente scientifico.

I soggetti sono consci del fatto che l’AIDS sia una malattia infettiva, che l’ HIV sia un virus e che esso si trasmetta con sangue e sperma.

Una buona percentuale è anche conscia del fatto che i rapporti più a rischio siano quelli penetrativi, se non protetti dall’uso del preservativo, ma allo stesso tempo non è così alta la percentuale di quelli che dichiarano di usarlo, come d’altronde solo un basso numero di soggetti dichiara di essere conscio della pericolosità delle secrezioni vaginali ai fini della trasmissione del virus.

Va detto che alcuni/e adolescenti hanno dichiarato di non avere mai avuto rapporti sessuali e certo l’astinenza sessuale è un metodo quanto mai efficace a fini preventivi; ciò non esime comunque dall’essere correttamente informati per il futuro.

Altri soggetti dichiarano di non usare il preservativo perché assumono o fanno assumere la pillola anticoncezionale o perché praticano il coito interrotto o dichiarano di usarlo solo con partner occasionali. E’ chiaro che questa è una fetta di popolazione sulla quale si potrebbe lavorare più a fondo a scopo preventivo, attraverso un’informazione più attenta e rivolta ai bisogni ed ai dubbi individuali.

Purtroppo questa buona performance per le risposte alle domande di gruppo 1 non viene ripetuta per le domande di gruppo 2.

C’è infatti una scarsa conoscenza della situazione epidemiologica regionale, che vede ai primi posti in Italia la Sardegna per numero di casi di AIDS, come ancora persiste la convinzione che un/a sieropositivo/a sia riconoscibile a vista, o che l’AIDS sia una problema di alcune categorie o legato ad alcuni comportamenti a rischio. Questo atteggiamento può essere alquanto pericoloso, perché potrebbe spingere le persone ad abbassare la guardia non riconoscendosi in quelle classi che essi/e considerano a rischio. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità infatti 1 sieropositivo su 2 non si riconosce in alcuna categoria a rischio. Si tratta di soggetti che spesso si scoprono positivi casualmente, in seguito a test sierologici eseguiti occasionalmente, o quando il sistema immunitario è talmente compromesso da causare una sintomatologia imponente. Questo ha inoltre un’altra grave implicazione, in quanto una grave deplezione immunitaria può rendere complicato qualsiasi intervento di tipo terapeutico. Immaginando inoltre che una percentuale di soggetti non usi precauzioni soprattutto nei rapporti sessuali, si possono subito capire le problematiche legate al controllo dell’infezione.

Va comunque sottolineato che gli intervistati ritengono di avere un insufficiente livello di conoscenza sull’ HIV/AIDS, richiedendo in un certo senso una maggiore informazione in materia.

Come già detto si è preferito intervistare un maggior numero di soggetti adolescenti e giovani adulti; questo sbilanciamento per quanto riguarda le fasce d’età è stato a lungo pensato e ragionato e prende origine dalla media d’età di diagnosi dell’AIDS in Italia ed in Sardegna, che fa supporre che la maggior parte dei soggetti contragga il virus proprio in queste fasce d’età. Non deve perciò sorprendere il fatto che i soggetti intervistati riconoscano un ruolo estremamente importante alla scuola come fonte informativa, essendo in gran parte studenti/sse. Si precisa che, durante la distribuzione dei questionari, ci si è imbattuti in situazioni scolastiche estremamente incoraggianti, per quanto riguarda l’informazione e la prevenzione dell’HIV/AIDS, ma al tempo stesso affidate alla buona volontà di singoli insegnanti e direttori didattici che si sono sforzati di trovare i canali giusti per sensibilizzare gli/le studenti/sse, spesso senza un supporto reale da parte ministeriale, come anche si è osservata la situazione opposta, con un assoluto “deserto” informativo-preventivo in altre situazioni scolastiche. Questo dovrebbe essere un forte stimolo a continuare su questa linea, per coloro che hanno fatto o stanno facendo qualcosa e ad iniziare a parlarne per quegli altri che ancora non hanno sentito personalmente il problema.

Un altro dato estremamente interessante è la forte richiesta degli/lle intervistati/e ad un maggior coinvolgimento di personale specialistico (medici infettivologi? medici di famiglia?) nelle campagne informative, ciò sembra denotare che non ci si accontenti solo della buona volontà, ma si esigano risposte pertinenti alle domande in materia.

Cercando infine di tracciare un profilo dei soggetti che hanno le idee un poco più confuse sul tema, per le domande su AIDS, HIV, la sua trasmissione e la prevenzione della sua trasmissione (domande di gruppo 1), si dovrebbe lavorare a scopo preventivo su soggetti di età più bassa, di sesso maschile, provenienti da centri medio-grandi, a bassa scolarizzazione, senza attività lavorativa, con reddito annuo medio-basso e che non sono coinvolti personalmente nel problema. Si sottolineano di nuovo i risultati estremamente negativi registrati dai soggetti intervistati nella provincia di Oristano.

Cercando di commentare brevemente questi dati, sembrerebbe che i più giovani abbiano bisogno di un maggiore aiuto a questo proposito, un’azione di tipo informativo e preventivo a livello scolastico dovrebbe naturalmente utilizzare un linguaggio il più possibile chiaro e comprensibile.

Resta comunque il fatto che, anche quegli adolescenti che scelgono o devono lavorare, non dovrebbero essere esclusi dalla possibilità di essere informati, scegliendo naturalmente canali informativi alternativi alla scuola.

Per quanto riguarda il luogo di provenienza, sembrerebbe che chi vive in città abbia una maggiore possibilità di acquisire informazioni su HIV/AIDS; è probabile che il problema sia più sentito nei grandi centri dove l’attività di autorità ed associazioni di volontariato è più efficace e capillare, mentre si sono già analizzati i risultati estremamente positivi registrati nei centri più piccoli.

Riguardo al reddito della famiglia di appartenenza è probabile che condizioni economiche e/o livello culturale dei congiunti influisca a questo proposito. La famiglia dovrebbe avere un ruolo essenziale a scopo informativo soprattutto rivolto agli adolescenti, in assenza di questo la scuola ed altre istituzioni dovrebbero farne le veci, stando estremamente attenti a fare in modo che la salute sia un bene accessibile a tutti, senza discriminazioni di alcun genere.

Un altro risultato estremamente sorprendente è stato registrato con l’analisi dei dati secondo l’attività lavorativa dei/lle intervistati/e, con la povera performance dei/lle disoccupati/e, del quale si è parlato precedentemente.

Infine il coinvolgimento personale è apparso un fattore estremamente rilevante nel tipo di risposte date. Purtroppo tutti devono capire che bisogna essere informati, anche se il problema sembra non riguardarli.

Per quanto riguarda le domande sulla percezione individuale della malattia, dello stato di sieropositività e della situazione epidemiologica regionale (domande di gruppo 2) il profilo dei soggetti con i quali si dovrebbe lavorare di più cambia leggermente.

Rimangono uguali i seguenti fattori: giovane età, sesso maschile, residenza nella provincia di Oristano, bassa scolarizzazione ed assenza di un coinvolgimento personale. Mentre non sembrano fattori condizionanti il tipo di risposte date, il numero di abitanti del comune di residenza ed il reddito annuo. In particolare, per quanto riguarda il reddito annuo, si sono registrati risultati positivi per la fascia di € 15.000-30.000, mentre le altre 3 fasce hanno visto risultati sovrapponibili, a dimostrazione del fatto che i pregiudizi in materia sono uniformemente diffusi nella società senza distinzioni di censo.

Per quanto riguarda l’attività lavorativa, come già detto, gli studenti/sse, gli/le operai/e ed i/le disoccupati/e hanno registrato risultati negativi sovrapponibili. Su queste fasce infine si dovrebbero dirigere efficaci e comprensibili campagne informativo-preventive.

 

 

 

Ringraziamenti

 

Si ringraziano: i Dirigenti Scolastici, gli/le studenti/esse, il personale docente e non docente dei seguenti istituti superiori:

Istituto Magistrale “Margherita di Castelvì” di Sassari ed in particolare la prof.ssa Mariella Masoni  per la sua cortese e puntuale disponibilità,

Liceo Scientifico “G. Spano” di Sassari,

Istituto magistrale “F. De Sanctis” di Cagliari,

Istituto Tecnico Attività sociali “G.Deledda” di Cagliari.

Si ringraziano inoltre:

Il comitato studentesco

gli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia di Cagliari,

gli studenti della Facoltà di Ingegneria di Cagliari,

l’A.I.E.D. di Sassari

la L.I.L.A. di Cagliari,

lo S.C.I. di Cagliari,

l’associazione Amicizia Sardegna Palestina di Cagliari ed in particolare Mariangela Peddizzi,

il circolo ARCI Noir di Sassari,

il P.R.C. della federazione di Nuoro,

il Direttore Generale di Auchan di Oristano.

Ringraziamo inoltre: Caterina Lecca, Roberto Cannavere e Simone Deplano, Vanila Seu e Veronica Melis, Flavia Coccollone, Patrizia e Barbara Ruiu.

Si ringraziano infine i/le volontari/e del circolo ARCI Borderline e del M.O.S. di Sassari.