Caratteristiche
generali e scopo del progetto.
Nel
marzo del 2003 un gruppo di associazioni di volontariato, da sempre
impegnate in campagne d’informazione e prevenzione sulla sindrome da
immunodeficienza acquisita (AIDS), ha proposto alle autorità locali un
progetto consistente in un’indagine conoscitiva sul livello
d’informazione della popolazione sarda riguardo a tematiche legate al
virus dell’immunodeficienza umana (HIV).
Il
circolo ARCI Borderline di Sassari, principale promotore di tale
iniziativa, in collaborazione con il Movimento Omosessuale Sardo, il
Gruppo Persone Sieropositive e il Comitato Lotta all’AIDS, tutte
associazioni di volontariato di Sassari, ha ideato un questionario con
domande sull’ HIV e la sua trasmissione da distribuire nel territorio
sardo.
Lo scopo principale del
progetto è quello di individuare le eventuali lacune conoscitive della
popolazione sarda sull’ HIV, sulla sua trasmissione e sulle
conseguenze che la sua infezione può causare sull’organismo.
L’elaborazione finale
dei dati provenienti dalle risposte di persone appartenenti a varie
fasce di età e di diversa estrazione socio-culturale, potrebbe infatti
permettere di individuare quale o quali porzioni di popolazione
dovrebbero diventare il potenziale target per future campagne di
informazione e prevenzione.
L’originalità di tale progetto consiste nel
fatto che il concetto di target è stato fino ad ora applicato, a
livello locale, solo per indagini di tipo economico e commerciale. In
questo contesto la salute diventa il prodotto da “vendere”; resta da
conoscere a chi tale “prodotto” essenziale dovrebbe essere
pubblicizzato.
Non sembrerà per niente strano, perciò, citare
l’esempio del semplice linguaggio da utilizzare in eventuali campagne
di prevenzione, che dovrà essere ovviamente diverso se il target è la
fascia adolescenziale o quella dei giovani adulti.
Lo scopo principale della presente ricerca è
quindi quello di fornire linee guida per future campagne di informazione
e prevenzione, tramite la possibile individuazione delle fasce di
popolazione che avrebbero maggiore bisogno o diritto di informazioni
sulla propria salute.
Introduzione
HIV
e AIDS
L’HIV
è un virus che appartiene alla famiglia Retroviridae, della quale fanno
parte numerosi altri virus a lungo studiati nei laboratori per la loro
capacità di indurre tumori in un gran numero di ospiti animali come
uccelli, topi, gatti, maiali e diversi tipi di primati.
Nel 1980
un virus appartenente a questa famiglia fu per la prima volta isolato
nell’uomo dai linfociti T di un paziente con leucemia; ad esso fu dato
il nome di virus linfotropo per le cellule T umane di tipo I (HTLV-I).
Nel 1982 un secondo virus fu isolato da un paziente di Seattle con
leucemia a cellule capellute, a questo fu dato il nome di HTLV-II.
L’AIDS
è stata riconosciuta come sindrome nel 1981 negli Stati Uniti, in
seguito ad un numero estremamente elevato di casi di polmonite da Pneumocystis
carinii e sarcoma di Kaposi osservati in soggetti giovani a New York
e San Francisco. Tali patologie erano e sono estremamente rare nella
popolazione generale, per questo fu avviata una sorveglianza
epidemiologica che suggerì la natura infettiva di tale sindrome.
Dopo 2
anni di ricerche, alla fine del 1983, venne isolato l’agente
eziologico da parte del laboratorio di virologia dell’Istituto Pasteur
di Parigi e del National Cancer Institute di Bethesda.
Il virus
venne inizialmente denominato LAV (lymphadenopathy virus) e HTLV-III (human
T-lymphotropic retrovirus tipe III); successivamente gli si è
attribuita l’attuale denominazione: HIV.
L’HIV,
di cui sono noti 2 sierotipi (1 e 2), appartiene alla sottofamiglia
Lentivirinae.
Esso
causa l’AIDS, che può essere definita come una condizione morbosa che
colpisce in prevalenza giovani adulti e bambini con manifestazioni
cliniche che vanno da infezioni opportunistiche ad insolite forme di
tumori, dovute ad una grave compromissione della risposta immunitaria
cellulo-mediata.
L’epidemia
è probabilmente originata nell’Africa equatoriale, zona nella quale
il virus era endemico con ogni probabilità fin dagli anni 50. Da qui si
è diffusa alla fine degli anni 70 nelle isole dei Caraibi ed in alcune
aree metropolitane degli Stati Uniti e del Nord Europa.
Gli
intensi scambi commerciali e turistici tra aree inizialmente interessate
dall’epidemia ed altre non ancora colpite, così come
l’uso di emoderivati infetti provenienti in particolare dagli
Stati Uniti, hanno contribuito ad una diffusione quanto mai ampia
dell’infezione negli anni 80; negli anni 90 si è osservata la
comparsa dei primi casi anche in aree ritenute immuni, quali il nord
Africa, il Medio Oriente e la Cina.
Il virus
si può principalmente trasmettere tramite rapporti sessuali penetrativi
non protetti, tramite il sangue e/o i suoi derivati e per trasmissione
verticale da madre a bambino.
Per
quanto riguarda i rapporti sessuali, sono ritenuti più a rischio i
rapporti anali non protetti, a causa della maggiore probabilità di
formazione di microlesioni mucose che favorirebbero il passaggio del
virus nel circolo ematico, seguiti dai rapporti vaginali.
Abbastanza
controverso è il discorso dei rapporti orali non protetti. Larghi studi
condotti recentemente su coppie con un/a partner sieropositivo/a che
praticavano sesso orale senza precauzioni, non ha portato a nessuna
individuazione di nuovi casi di acquisizione del virus.
Questo
fa pensare che i rapporti orali siano a bassissimo rischio di contagio,
anche quando si ha eiaculazione nella cavità buccale.
A titolo
puramente cautelativo si preferisce definire tale tipo di rapporti a
basso rischio, precisando che sarebbe comunque meglio evitare
l’eiaculazione nella cavità buccale e/o usare il profilattico.
Infatti lo sperma, al pari del sangue, del latte e delle secrezioni
vaginali e cervicali, è il fluido corporeo che contiene una maggiore
concentrazione di particelle virali, rendendolo particolarmente
pericoloso ai fini dell’incremento del rischio di contagio in rapporti
non protetti.
Lacrime,
sudore, liquido pre-coitale, saliva etc. contengono ugualmente
particelle virali, ma non in una concentrazione tale da renderli
pericolosi.
Per
quanto riguarda il sangue, si ritiene che sia la via di trasmissione più
frequente dell’ HIV in alcuni paesi, tra cui l’Italia, a causa dello
scambio di siringhe effettuato frequentemente da chi fa uso di droghe
per via iniettiva.
Il
sangue per le trasfusioni e gli emoderivati sono ormai diventati sicuri,
a causa dell’uso di test di screening estremamente sensibili che
consentono di individuare campioni infetti con assoluta certezza.
Infine
la trasmissione da madre sieropositiva al prodotto del concepimento
avviene nella maggior parte dei casi alla nascita, per contatto con il
sangue materno durante il passaggio nel canale del parto (probabilmente
tramite la congiuntiva del neonato), o durante l’allattamento;
raramente infatti si ha il passaggio del virus per via transplacentare e
cioè durante la gravidanza.
Per
questi motivi il taglio cesareo, l’allattamento artificiale del
neonato, la terapia antiretrovirale praticata in gestazione e al momento
del parto sono strategie profilattiche indicate dall’attuale
letteratura come estremamente efficaci nel ridurre la trasmissione
verticale dell’ HIV.
Una
volta penetrato nell’organismo il virus comincia a moltiplicarsi in un
notevole numero di cellule, ma esso ha un particolare tropismo
per alcuni tipi di cellule immunitarie e cioè i macrofagi ed i
linfociti CD4+. Queste cellule hanno un ruolo fondamentale nell’ambito
del sistema immunitario. La loro progressiva distruzione determina una
caratteristica suscettibilità ad infezioni, che in soggetti normali
sono di scarsa rilevanza o totalmente asintomatiche (infezioni
opportunistiche), ed a tumori. Tale processo distruttivo è abbastanza
lento (da qui il nome della sottofamiglia alla quale l’HIV appartiene:
Lentivirinae) ed è in media di 10 anni, dopodiché si passa all’AIDS
e dal momento della diagnosi la sopravvivenza è in media di 1 anno. Il
95% dei soggetti con diagnosi di AIDS infatti muore entro 5 anni. Questa
è ovviamente la storia naturale dell’infezione, in assenza cioè di
trattamento farmacologico.
Allo
stato attuale, l’AIDS costituisce l’unica sindrome di eziologia
virale per la quale risultano disponibili numerosi schemi terapeutici
efficaci, che consentono di prolungare notevolmente la sopravvivenza.
A
tutt’oggi comunque l’AIDS è considerata una malattia con una
mortalità vicina al 100%; estremamente rari, infatti, sono i casi
citati in letteratura, di sieronegativizzazione di soggetti
precedentemente positivi al test per l’ HIV.
Va
inoltre precisato che, a differenza di molti altri virus, l’ HIV
persiste nell’organismo e che non può essere eliminato dalla risposta
immunitaria.
Allo
stato attuale delle nostre conoscenze, la possibilità di eradicare
l’infezione, tramite strategie terapeutiche o vaccinali, sembra ancora
lontana.
La
condizione di sieropositività, infine, può essere totalmente
asintomatica ed essere unicamente caratterizzata dalla presenza in
circolo di anticorpi contro il virus; ciò può essere verificato solo
tramite l’esecuzione di test sierologici e questa può essere
considerata una situazione estremamente pericolosa, ai fini della
diffusione dell’infezione, in quanto chi è sieropositivo può non
essere a conoscenza del proprio stato.
Epidemiologia
dell’infezione.
L’Organizzazione
Mondiale della Sanità ha reso noto che, al Dicembre del 2003, i/le
sieropositivi/e al mondo sono circa 40 milioni, con 37,5 milioni di
adulti e 2,5 milioni di bambini sotto i 15 anni.
Nel 2003
si sono registrate 5 milioni di nuove infezioni, con una media di 14.000
nuove infezioni al giorno. Si sono inoltre registrati 3,1 milioni di
morti sempre nello stesso anno.
L’area
più interessata dal problema nel mondo è l’Africa sub-sahariana, con
circa 27 milioni di soggetti colpiti dall’infezione, seguita dal sud e
sud-est asiatico con circa 6 milioni.
E’
stato registrato, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, un
incremento d’incidenza tra le donne e i soggetti tra i 15 ed i 24
anni.
Riguardo
all’Italia, l’Istituto Superiore di Sanità ha reso noto che al
dicembre del 2002 sono stati notificati 51.172 casi di AIDS, di cui 932
solo nell’ultimo semestre. I pazienti deceduti sono stati 33.308
(65,1%). Il 77,8% sono di sesso maschile, l’1,4% bambini. L’età
mediana alla diagnosi era di 34 anni per i maschi e di 32 anni per le
femmine.
Le
regioni più colpite sono nell’ordine: la Lombardia, la Sardegna, il
Lazio e la Liguria.
La
Sardegna ha un tasso d’incidenza del 5,5 per 100.000 abitanti, secondo
solo a quello della Lombardia che è del 5,6. Per quanto riguarda i
tassi di incidenza secondo la provincia di residenza, i più alti del
2002 sono nell’ordine: Brescia, Sassari, Rimini, Lecco, Forlì e
Cagliari.
L’età
mediana alla diagnosi dei casi adulti di AIDS, mostra un aumento nel
tempo; infatti nel 1985 la mediana era di 29 anni per i maschi e di 24
per le femmine, nel 2002 le mediane sono rispettivamente a 40 e 36.
Questo dato è con ogni probabilità dovuto all’introduzione di nuovi
ed estremamente efficaci schemi terapeutici.
Il 61%
del totale dei casi sono dovuti alle pratiche associate all’uso di
stupefacenti per via endovenosa, il 15,9% a rapporti
omosessuali/bisessuali non protetti, il 18,6% a rapporti eterosessuali
non protetti. Nell’ultimo anno si è inoltre osservato un notevole
aumento di nuovi casi dovuti a rapporti sessuali non protetti, con una
riduzione delle altre vie di trasmissione (soggetti emofilici, trasfusi,
tossicodipendenti).
Purtroppo
in Italia solo alcune regioni (tra le quali non figura la Sardegna)
hanno sistemi di sorveglianza per la registrazione di nuovi casi di
sieropositività, per questo motivo si può solo fare una stima del
numero totale di sieropositivi nel nostro paese, che secondo
l’Istituto Superiore di Sanità ammonta a 80.000-110.000.
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Sono
stati inoltre visitati per la raccolta
dei dati relativi a questa sezione i siti Internet ufficiali
dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità.
Materiale
e metodo.
L’unico materiale usato per l’indagine
consiste in un questionario distribuito in forma anonima, composto da 27
domande (figura n° 1) con unica possibilità di risposta tra 2 e 6
opzioni, ad eccezione della domanda n° 1.
Le prime 7 sono domande generiche su età
(domanda n° 1), sesso (domanda n° 2), provincia di provenienza
(domanda n° 3), numero di abitanti del luogo di residenza (domanda n°
4), titolo di studio (domanda n° 5), professione (domanda n° 6) e
reddito annuo (domanda n° 7).
Le domande n° 8,9,10,11,12,13,14 e 22
riguardano principalmente la malattia e cioè l’AIDS, l’ HIV, la sua
trasmissione e la prevenzione dell’infezione. Esse sono state definite
arbitrariamente domande di gruppo1 ed hanno un carattere più
prettamente scientifico.
Le domande n° 16,17,18,19 riguardano la
percezione soggettiva della malattia, dello stato di sieropositività e
della situazione epidemiologica a livello regionale. Sono state definite
domande di gruppo 2 e mirano, tra l’altro, a sondare l’eventuale
presenza di pregiudizi e/o scarsa informazione sul problema ed hanno un
carattere più prettamente sociologico.
La domanda n° 21, pur avendo caratteristiche
simili alle domande di gruppo 1, è stata
classificata tra le domande di gruppo 2 perché si voleva testare
la presa che determinate notizie giornalistiche hanno sulla popolazione
(l’invenzione di vaccini, l’introduzione di terapie miracolose etc.).
Tale domanda quindi finisce per testare la percezione individuale della
malattia e non aspetti prevalentemente scientifici del problema.
Le domande n° 15 e n° 18 sono una sorta di
ibrido tra i due gruppi che si è deciso d’inserire nel gruppo 2 per
l’alta percentuale relativa di risposte all’opzione “c” (vedi
dopo) che denotano la diffusa presenza di pregiudizi sul tema dei
soggetti intervistati.
Tralasciando la domanda n° 20 che ha un
carattere francamente ipotetico, le domande n° 23,24,25,26 riguardano
la percezione individuale del livello di conoscenza sul tema e del grado
d’informazione fornita da mass-media, istituzioni etc. da parte del
campione.
Infine la domanda n° 27, assimilabile alle
domande di tipo generale, mira ad individuare se un coinvolgimento
personale e cioè la conoscenza di un/a sieropositivo/a, spinga le
persone ad acquisire un maggior livello conoscitivo ed un minor carico
di pregiudizi sul problema.
Riguardo al metodo di
distribuzione del questionario si è deciso di intervistare un campione
il più multiforme possibile della popolazione sarda per quanto riguarda
le variabile sopraccitate eccezion fatta per l’età, ove si sono
volute maggiormente privilegiare le fasce adolescenziale e giovanile.
Il questionario è stato
distribuito in alcune scuole superiori campione delle province sarde,
scegliendo di intervistare tutti i soggetti di alcune classi di diversi
corsi secondo lo schema 1° A, 2° B, 3° C e così via, ciò per
evitare che situazioni contingenti potessero falsare i dati, per esempio
un/a docente particolarmente sensibilizzato/a sul tema che facesse
campagne informative solo in un particolare corso o solo in alcune
classi, ma nel contempo avere un campione sufficientemente
rappresentante tutte le fasce d’età presenti nella scuola.
Il questionario è stato
inoltre distribuito nelle università, ad associazioni di volontariato,
in vari luoghi di ritrovo (bar, sale gioco etc.) e tramite panchetti per
le strade e nel corso di diverse manifestazioni culturali, politiche e
sportive del 2003.
Figura
n° 1: il questionario
1) Età:
(anni)
2) Sesso
a)
maschile
b)
femminile
3)
Provincia nella quale vive
a)
Sassari
b)
Nuoro
c)
Oristano
d)
Cagliari
4)
Numero di abitanti del luogo in cui vive
a)
meno di 5.000
b)
tra i 5.000 ed i 10.000
c)
tra i 10.000 ed i 50.000
d)
tra i 50.000 ed i 150.000
e)
sopra i 150.000
5)
Titolo di studio
a)
nessuno/licenza elementare
b)
diploma media inferiore
c)
diploma media superiore
d)
laurea
6)
Professione
a)
impiegato/a
b)
operaio/a
c)
libero/a professionista
d)
studente/ssa
e)
disoccupato/a
f)
altro
7)
Reddito annuo (personale o della famiglia di appartenenza)
a)
meno di € 5.000,00
b)
€ 5.000,00-€ 15.000,00
c)
€ 15.000,00-€ 30.000,00
d)
oltre € 30.000,00
8)
L’HIV è
a)
un batterio
b)
un virus
c)
una malattia
d)
non saprei
9) L’AIDS
è
a)
un virus
b) una malattia
infettiva
c)
una malattia ereditaria
d)
non saprei
10) L’HIV
si può trasmettere con
a) la saliva
b)
lo sperma
c)
il sudore
d)
non saprei
11) L’HIV
si può trasmettere con
a)
il sangue
b)
il bacio
c)
la convivenza con un sieropositivo
d)
non saprei
12) L’HIV
è più probabile che si possa trasmettere con:
a)
il liquido pre-coitale
b)
il semplice contatto
c)
le secrezioni vaginali
d)
non saprei
13) Quali dei
seguenti rapporti non protetti ritiene sia più a rischio per la
trasmissione dell’HIV
a)
rapporti orali con eiaculazione
b)
rapporti orali senza eiaculazione
c)
rapporti anali e/o vaginali
d)
non saprei
14) Il metodo
più efficace per evitare il contagio è
a)
avere rapporti sessuali con una persona fidata
b)
avere rapporti sessuali assumendo la pillola anticoncezionale
c)
evitare l’eiaculazione avendo un rapporto sessuale penetrativo
d)
usare il preservativo avendo un rapporto sessuale penetrativo
15) Quali
delle seguenti affermazioni lei pensa sia vera
a)
l’AIDS causa l’HIV
b)
l’HIV causa l’AIDS
c)
l’AIDS si prende conducendo una vita disordinata
(tossicodipendenza, omosessualità etc)
16) l’AIDS
è
a)
un problema che riguarda i tossicodipendenti
b)
un problema che riguarda gli omosessuali
c)
un problema che riguarda gli eterosessuali
d)
un problema che può riguardare tutti
e)
non è un problema che mi riguarda
17) La
Sardegna è
a)
una delle regioni con un numero di casi di AIDS più bassi in
Italia
b)
una delle regioni con un numero di casi di AIDS più alti in Italia
c)
un’area dove il problema AIDS riguarda persone che provengono da
fuori dell’isola
d)
non saprei
18) Un/a
sieropositivo/a
a)
è in tutti casi malato/a di AIDS
b)
ha nel sangue gli anticorpi contro il virus
c)
è una persona con comportamenti a rischio
d)
non saprei
19) Un/a
sieropositivo/a è
a)
riconoscibile a vista perché magro/a e sciupato/a
b)
è riconoscibile se si conoscono elementi della sua vita privata (
per es. si sa che è un/a tossicodipendente)
c)
non è affatto riconoscibile
d)
non saprei
20) Se lei
fosse sieropositivo/a
a) non lo direbbe a nessuno
b) lo direbbe solo al/la suo/a
migliore amico/a
c) lo direbbe solo al/la suo/a partner
d) lo direbbe solo ai suoi familiari
e) non avrebbe problemi a dirlo a tutti
21) Quale
delle seguenti affermazioni pensa sia vera
a)
dall’AIDS si può guarire
b)
di AIDS si muore
c)
l’AIDS non è più un problema perché esiste un vaccino
22) In quale
delle seguenti affermazioni si riconosce di più
a)
uso il preservativo solo se ho rapporti sessuali con persone che
non conosco
b)
uso il preservativo sempre e comunque
c)
non uso il preservativo perché utilizzo metodi alternativi di
prevenzione
(se la sua risposta è c)
prego apporre una croce in una delle seguenti)
astinenza
sessuale
coito
interrotto
pratiche
sessuali non penetrative
altro
(prego specificare)
23)
Pensa che l’informazione che lei ha ricevuto sull’AIDS sia
a)
scarsa/nulla
b)
insufficiente
c)
buona
d)
ottima
24) Lei
reputa di avere una conoscenza sul problema HIV/AIDS
a)
scarsa/nulla
b)
insufficiente
c)
buona
d)
ottima
25) Quale è
la fonte informativa che lei ritiene dia maggiori informazioni sull’HIV?
a) i mass-media (TV, giornali etc.)
b) la scuola
c) la
famiglia
d) gli
amici
e)
altro
26) Da quale
fonte preferirebbe avere maggiori informazioni su HIV/AIDS
a)
mass-media
b)
scuola
c)
famiglia
d)
ambiente sanitario
e)
altro
27)
Ha mai conosciuto personalmente un/a sieropositivo/a?
a) si
b) no
c) forse
Campione
Sono stati intervistati/e
1002 soggetti con un’età compresa tra i 14 ed i 60 anni (età media:
24,5 anni), di cui (tabella n° 1) 557 (55,6%*) tra i 14 ed i 20 anni, 260
(25,9%) tra i 21 ed i 30 anni, 185 (18,5%) oltre i 31 anni; di questi 549
(54,8%) erano femmine e 453 (45,2%) maschi.
*Tutte le percentuali sono state arrotondate per
eccesso o per difetto per evitare doppie cifre decimali
Tabella n°
1: fasce d’età dei soggetti intervistati.
fasce
d’età
|
numero
di risposte
|
percentuale
|
14-20
|
557
|
55,6
|
21-30
|
260
|
25,9
|
>31
|
185
|
18,5
|
Totale
|
1002
|
100
|
Per quanto riguarda la
provincia di residenza (tabella n° 2): in 307 casi (30,7%) si trattava
della provincia di Sassari, in 192 (19,1%) di Nuoro, in 139 (13,8%) di
Oristano ed in fine in 364 casi (36,4%) della provincia di Cagliari.
Tabella n°
2: provincia di residenza dei soggetti intervistati.
provincia
|
numero
di risposte
|
percentuale
|
Sassari
|
307
|
30,7
|
Nuoro
|
192
|
19,1
|
Oristano
|
139
|
13,8
|
Cagliari
|
364
|
36,4
|
Totale
|
1002
|
100
|
Riguardo alla domanda n°
4 (tabella n° 3), il 19,5% (195/1002) del campione ha dichiarato di
risiedere in un luogo con meno di 5.000 abitanti, il 16% (160/1002) fra i
5.000 ed i 10.000, il 24,7% (247/1002) fra i 10.000 ed i 50.000, il 19,7%
(198/1002) tra i 50.000 ed i 150.000, il 17,7% (177/1002) sopra i 150.000,
infine il 2,4% (25/1002) non sa/non risponde (NS/NR).
Tabella n°
3: numero di abitanti del luogo di residenza dei soggetti intervistati
numero
di abitanti
|
numero
di risposte
|
percentuale
|
<
5.000
|
195
|
19,5
|
5.000-10.000
|
160
|
16
|
10.000-50.000
|
247
|
24,7
|
50.000-150.000
|
198
|
19,7
|
>150.000
|
177
|
17,7
|
NS/NR
|
25
|
2,4
|
Totale
|
1002
|
100
|
Per quanto riguarda la domanda n° 5 (tabella n°
4), il 2,2% (22/1002) dei soggetti intervistati ha dichiarato di non avere
nessun titolo di studio o di avere la licenza elementare, il 56,4%
(565/1002) il diploma di scuola media inferiore, il 32,3% (323/1002) il
diploma di scuola media superiore ed infine il 9,1% (92/1002) degli
intervistati ha dichiarato di essere in possesso di un certificato di
laurea.
Tabella n°
4: titolo di studio dei soggetti intervistati
titolo
di studio
|
numero
di risposte
|
percentuale
|
nessuno/licenza
elementare
|
22
|
2,2
|
media
inferiore
|
565
|
56,4
|
media
superiore
|
323
|
32,3
|
laurea
|
92
|
9,1
|
Totale
|
1002
|
100
|
Alla domanda n° 6 del questionario (tabella n°
5), 69 soggetti su 1002 (6,9%) hanno risposto di essere impiegati/e,
67/1002 (6,7%) operai/e, 44/1002 (4,4%) liberi/e professionisti/e,
661/1002 (66%) studenti/esse, 92/1002 (9,1%) disoccupati/e ed 69/1002
(6,9%) hanno dichiarato di avere altra occupazione rispetto alle opzioni
previste dalla domanda.
Tabella n°
5: tipo di attività lavorativa dei soggetti intervistati
attività
|
numero
di risposte
|
percentuale
|
impiegato/a
|
69
|
6,9
|
operaio/a
|
67
|
6,7
|
libero/a
professionista
|
44
|
4,4
|
studente/ssa
|
661
|
66
|
disoccupato/a
|
92
|
9,1
|
altro
|
69
|
6,9
|
Totale
|
1002
|
100
|
Per quanto riguarda la domanda n° 7 (tabella n°
6) , il 14,9% (149/1002) degli intervistati ha dichiarato di avere un
reddito annuo personale o della famiglia d’appartenenza di meno di €
5.000,00, il 30% (301/1002) fra € 5.000,00 e 15.000,00, il 27,9%
(279/1002) fra € 15.000,00 ed 30.000,00, l’11,2% (112/1002) oltre €
30.000,00 ed infine il 16% (161/1002) NS/NR.
Tabella n°
6: reddito annuo personale o della famiglia d’appartenenza dei soggetti
intervistati
euro
|
numero
di risposte
|
percentuale
|
<5.000,00
|
149
|
14,9
|
5.000,00-15.000,00
|
301
|
30
|
15.000,00-30.000,00
|
279
|
27,9
|
>30.000,00
|
112
|
11,2
|
NS/NR
|
161
|
16
|
Totale
|
1002
|
100
|
Risultati
Domanda
n. 8
Il 4,4% degli intervistati (45/1002) pensa
(diagramma n°1-domanda n° 8) che l’HIV sia un batterio, l’80%
(801/1002) che sia un virus, l’ 11,9% (119/1002) che sia una malattia ed
il 3,7% (37/1002) NS/NR.
Diagramma n° 1 (domanda n° 8):
Legenda: a)un batterio b)un virus c)una
malattia
Domanda
n. 9
Riguardo alla domanda n° 9, il 12% (121/1002) dei
soggetti pensa che l’AIDS sia un virus (diagramma n° 2), l’ 81,9%
(820/1002) pensa che sia una malattia infettiva, il 2,6% (26/1002) che sia
una malattia ereditaria ed il 3,5% (35/1002) NS/NR.
Diagramma n° 2 (domanda n° 9):
Legenda: a)un virus b)una malattia infettiva
c)una malattia ereditaria
Domanda
n. 10
Alla domanda n° 10 (diagramma n° 3), il 6,3%
(63/1002) degli intervistati ha risposto che HIV si trasmette con la
saliva, l’87,5% (877/1002) con lo sperma, lo 0,3% (3/1002) con il sudore
ed infine il 5,9% (59/1002) NS/NR.
Diagramma n° 3 (domanda n°10):
Legenda: a)la saliva b)lo sperma c)il sudore
Domanda
n. 11
Per quanto riguarda la domanda n° 11 (diagramma n°
4), l’ 88% degli intervistati (882/1002) pensa che l’HIV si possa
trasmettere con il sangue, il 4% (40/1002) con il bacio, il 3,7% (37/1002)
tramite la convivenza con un sieropositivo ed il 4,3% (43/1002) NS/NR.
Diagramma n° 4 (domanda n° 11):
Legenda: a)il sangue b)il bacio c)la convivenza
con un sieropositivo
Domanda
n. 12
Alla domanda n° 12 (diagramma n° 5), il 42%
(421/1002) ritiene che l’HIV si possa trasmettere con il liquido
pre-coitale, il 3,4% (34/1002) con il semplice contatto, il 35,6%
(356/1002) risponde con l’opzione “c”-le secrezioni vaginali ed
infine il 19% (191/1002) NS/NR.
Diagramma n° 5 (domanda n° 12).
Legenda: a)il liquido pre-coitale b)il semplice
contatto c)le secrezioni vaginali
Domanda
n. 13
Come mostrato nel diagramma n° 6, il 14,6%
(146/1002) ritiene che (domanda n° 13) i rapporti orali con eiaculazione
siano i più a rischio per la trasmissione dell’HIV, il 4,1% (41/1002) i
rapporti orali senza eiaculazione, mentre il 73,9% (740/1002) pensa che lo
siano i rapporti anali e/o vaginali, infine il 7,4% (75/1002) NS/NR.
Diagramma n° 6 (domanda n°13):
Legenda: a)rapporti orali con eiaculazione
b)rapporti orali senza eiaculazione c)rapporti anali e/o vaginali
Domanda
n. 14
Alla domanda n° 14 (diagramma n° 7) gli
intervistati hanno risposto nel modo seguente: il 18,5% (185/1002) ritiene
che il metodo più efficace per evitare il contagio sia avere rapporti con
una persona fidata, il 3,5% (35/1002) avere rapporti sessuali assumendo la
pillola anticoncezionale, il 2,5% (25/1002) evitare l’eiaculazione
avendo un rapporto sessuale di tipo penetrativo, il 73,2% (734/1002) usare
il preservativo avendo un rapporto sessuale penetrativo ed infine il 2,3%
(23/1002) NS/NR.
Diagramma n° 7 (domanda n° 14):
Legenda: a)avere rapporti sessuali con una
persona fidata b)avere rapporti sessuali assumendo la pillola
anticoncezionale c)evitare l’eiaculazione avendo un rapporto sessuale di
tipo penetrativo d)usare il preservativo avendo un rapporto sessuale di
tipo penetrativo
Domanda
n. 15
Il 3,9% (39/1002) ritiene (domanda n°
15-diagramma n° 8) che l’AIDS causi l’HIV, il 69,5% (697/1002) che
l’HIV causi l’AIDS, il 22,9% (229/1002) che l’AIDS si contragga
conducendo una vita disordinata e cioè essendo tossicodipendente,
omosessuale etc., infine il 3,7% (37/1002) NS/NR.
Diagramma n° 8 (domanda n° 15):
Legenda: a)l’AIDS causa l’HIV b)l’HIV
causa l’AIDS c)l’AIDS si prende conducendo una vita disordinata
Domanda
n. 16
Alla domanda n° 16 gli intervistati hanno così
risposto: il 5,7% (57/1002) crede che l’AIDS sia un problema che
riguarda i tossicodipendenti (diagramma n° 9), il 4,5% (45/1002) che
riguarda gli omosessuali, il 2,3% (23/1002) gli eterosessuali, il 76,9%
(770/1002) ritiene che l’AIDS sia un problema che può riguardare tutti,
per l’ 8,1% (82/1002) non è un problema che li riguarda e il 2,5%
(25/1002) NS/NR.
Diagramma n° 9 (domanda n°16):
Legenda: a)un problema che riguarda i
tossicodipendenti b)un problema che riguarda gli omosessuali c)un problema
che riguarda gli eterosessuali d)un problema che può riguardare tutti
e)non è un problema che mi riguarda
Domanda
n. 17
Il 14,9% degli intervistati (149/1002) ritiene
(domanda n° 17) che la Sardegna sia una delle regioni con un numero di
casi di AIDS più basso in Italia (diagramma n° 10), il 25,4% (255/1002)
con un numero di casi fra i più alti, il 3% (30/1002) un’area dove il
problema riguarda persone che vengono da fuori dell’isola ed il 56,7%
(568/1002) NS/NR.
Diagramma n° 10 (domanda n° 17):
Legenda: a)una delle regioni con un numero di
casi di AIDS più bassi in Italia b)una delle regioni con un numero di
casi di AIDS più alti in Italia c)un’area dove il problema AIDS
riguarda persone che provengono da fuori dell’isola
Domanda
n. 18
Per il 25,7% (258/1002) degli intervistati
(diagramma n° 11) un/a sieropositivo/a è in tutti casi malato/a di AIDS
(domanda n° 18), per il 28,4% (285/1002) ha nel sangue gli anticorpi
contro il virus, per il 28,9% (289/1002) è una persona con comportamenti
a rischio, infine il 17% (170/1002) NS/NR.
Diagramma n° 11 (domanda n° 18):
Legenda: a)è in tutti i casi malato/a di AIDS
b)ha nel sangue gli anticorpi contro il virus c)è una persona con
comportamenti a rischio
Domanda
n. 19
Alla domanda n° 19 gli intervistati hanno così
risposto (diagramma n° 12): il 11,8% (118/1002) ritiene che un/a
sieropositivo/a sia riconoscibile a vista perché magro/a e sciupato/a, il
12,9% (129/1002) che sia riconoscibile se si conoscono elementi della sua
vita privata (p.e. tossicodipendenza), per il 65,4% (656/1002) non è
affatto riconoscibile, il 9,9% (99/115) NS/NR.
Diagramma n° 12 (domanda n° 19):
Legenda: a)è riconoscibile a vista perché
magro/a e sciupato/a b)è riconoscibile se si conoscono elementi della sua
vita privata c)non è affatto riconoscibile
Domanda
n. 20
L’ 8,1% (81/1002), immaginando di essere
sieropositivo (domanda n° 20), non avrebbe il coraggio di dirlo a nessuno
(diagramma n° 13), il 7,8% (78/1002) lo direbbe solo al/la suo/a migliore
amico/a, il 22,8% (228/1002) solo al/la suo/a partner, il 29,7% (297/1002)
solo ai propri familiari, il 26,1% (262/1002) non avrebbe problemi a dirlo
a tutti ed il 5,5% (56/1002) NS/NR.
Diagramma n° 13 (domanda n° 20):
Legenda: a)non lo direbbe a nessuno b)lo
direbbe solo al/la suo/a migliore amico/a c)lo direbbe solo al/la suo/a
partner d)lo direbbe solo ai suoi familiari e)non avrebbe problemi a dirlo
a tutti
Domanda
n. 21
Il 14,5% (145/1002) dei soggetti intervistati
pensa che dall’AIDS (domanda n° 21-diagramma n° 14) si possa guarire,
il 78,2% (784/1002) che di AIDS si muoia, il 3,4% (34/1002) che l’AIDS
non sia più un problema perché esiste un vaccino, il 3,9% (39/1002) NS/NR.
Diagramma n° 14 (domanda n° 21):
Legenda: a)dall’AIDS si può guarire b)di
AIDS si muore c)l’AIDS non è più un problema perché esiste un vaccino
Domanda
n. 22
Alla domanda n° 22 gli intervistati hanno
risposto nel seguente modo (diagramma n° 15): il 28,9% (289/1002) usa il
preservativo solo avendo rapporti sessuali con persone sconosciute, il
48,1% (482/1002) dichiara di usare il preservativo sempre e comunque, il
18,6% (186/1002) non utilizza il preservativo perché utilizza metodi
alternativi di prevenzione e cioè: astinenza sessuale 65/1002, coito
interrotto 36/1002, pratiche sessuali non penetrative 40/1002, altro
45/1002 (in tutti i 45 casi: pillola anticoncezionale) ed infine il 4,4%
(45/1002) NS/NR.
Diagramma n° 15 (domanda n° 22):
Legenda: a)uso il preservativo solo se ho
rapporti sessuali con persone che non conosco b)uso il preservativo sempre
e comunque c)non uso il preservativo perché utilizzo metodi alternativi
di prevenzione
Domanda
n.23
Alla domanda n° 23 gli intervistati hanno
risposto nel seguente modo (diagramma n° 16): l’ 11,8% (118/1002)
ritiene di aver ricevuto scarsa/nulla informazione sull’AIDS, il 42,3%
(424/1002) insufficiente, il 36,5% (366/1002) buona, il 7,3% (73/1002)
ottima ed il 2,1% (21/1002) NS/NR.
Diagramma n° 16 (domanda n° 23):
Legenda: a)scarsa/nulla b)insufficiente c)buona
d)ottima
Domanda
n. 24
Il 7,6% (76/1002) reputa (diagramma n° 17-domanda
n° 24) di avere una conoscenza scarsa/nulla sul problema HIV/AIDS
(domanda n° 24), il 43,7% (437/1002) insufficiente, il 41,4% (415/1002)
buona, il 5,3% (54/1002) ottima, il 2% (20/1002) NS/NR.
Diagramma n° 17 (domanda n° 24):
Legenda: a)scarsa/nulla b)insufficiente c)buona
d)ottima
Il 44,6% (447/1002) dichiara che la fonte (domanda
n° 25) che fornisce maggiori informazioni su HIV/AIDS siano i mass-media
(diagramma n° 18), il 23,2% (233/1002) la scuola, il 13,7% (137/1002) la
famiglia, l’ 8,7% (87/1002) gli amici, il 7,2% (72/1002) altro, il 2,6%
(26/1002) NS/NR.
Diagramma n° 18 (domanda n° 25):
Legenda: a)mass-media b)scuola c)la famiglia
d)amici e)altro
Domanda
n. 26
Alla domanda n° 26 gli intervistati hanno così
risposto (diagramma n° 19): il 29,2% (293/1002) preferirebbe avere
maggiori informazioni su HIV/AIDS dai mass-media, il 31,7% (317/1002)
dalla scuola, il 3,1% (31/1002) dalla famiglia, il 32,1% (322/1002) dal
personale sanitario, il 2,2% (22/1002) risponde “altro”, l’ 1,7%
(17/1002) NS/NR.
Diagramma n° 19 (domanda n° 26):
Legenda: a)mass-media b)scuola c)famiglia
d)ambiente sanitario e)altro
Infine alla domanda n° 27 gli intervistati hanno
così risposto: il 27,7% (277/1002) dichiara di aver conosciuto
personalmente un/a sieropositivo/a, il 51,5% (517/1002) di non averlo/a
conosciuto/a, il 19,1% (191/1002) risponde “forse”, l’1,7% (17/1002)
NS/NR
Diagramma n° 20 (domanda n° 27):
Legenda: a)si b)no c)forse
Discussione
La performance nel suo totale è stata abbastanza
buona per quanto riguarda le risposte
alle domande di gruppo 1 e cioè quelle sul virus, la sua trasmissione (e
la prevenzione della sua trasmissione) e la malattia da esso causata
(domande n° 8,9,10,11,12,13,14,22).
L’80% degli intervistati sanno che l’HIV è un
virus (domanda n° 8), il 81,9% sa che l’AIDS è una malattia infettiva
(domanda n° 9), l’ 87,5% sa che l’HIV si trasmette con lo sperma
(domanda n° 10), l’88% con il sangue (domanda n° 11).
Le percentuali si abbassano leggermente quando si
chiede agli intervistati quali siano i rapporti non protetti più a
rischio per la trasmissione dell’HIV (domanda n° 13); solo il 73,9% del
campione risponde “i rapporti anali e/o vaginali” e solo il 73,2%
pensa che il metodo più efficace per evitare il contagio sia usare il
preservativo avendo un rapporto sessuale di tipo penetrativo (domanda n°
14).
Per quanto riguarda la domanda n° 12, le risposte
si sono stratificate in maniera ancora più evidente, infatti a parte un
19% che NS/NR, il 42% ritiene più pericoloso, ai fini della trasmissione
del virus, il liquido pre-coitale e cioè il liquido sieroso che viene
emesso dal pene prima dell’eiaculazione. Solo il 35,6% degli
intervistati ritiene le secrezioni vaginali più pericolose a questo
proposito.
Va precisato, come già detto nell’introduzione,
che il liquido pre-coitale di un sieropositivo può contenere particelle
virali, al pari delle altre secrezioni corporee come saliva, sudore,
lacrime etc, ma non in una concentrazione pari a sperma, sangue, latte ed
appunto secrezioni vaginali. Queste sono quindi ritenute le secrezioni
corporee più pericolose ai fini della trasmissione virale tra quelle
elencate nella domanda. E’ interessante notare che gli intervistati
sembrano, in base a queste risposte, non consci del fatto che anche le
donne possano essere fonte di contagio in un rapporto sessuale non
protetto di tipo penetrativo. Questa visione del pene e quindi del maschio
come unica fonte di contagio da un punto di vista sessuale, potrebbe
essere interpretata con il fatto che le campagne informative pubblicizzino
il preservativo maschile come unico ed efficace metodo per la prevenzione,
per cui la correlazione maschio-fonte di contagio verrebbe spontanea da un
punto di vista più o meno conscio.
Un capitolo a parte meritano anche le risposte
alla domanda n° 22. Solo il 48,1% infatti dichiara di usare il
preservativo sempre e comunque, mentre il 28,9% lo usa solo se ha rapporti
con persone che non conosce. Tra i metodi alternativi di prevenzione
vengono citati in 45 casi la pillola anticoncezionale, in 65 l’astinenza
sessuale, in 36 il coito interrotto ed in 40 casi le pratiche sessuali non
penetrative.
Purtroppo ancora un alto numero di intervistati/e
reputa che un/a sieropositivo/a possa essere in qualche modo
riconosciuto/a (vedi dopo) e non reputa che lo possa essere un/a
conoscente.
I dilaganti pregiudizi della società portano gran
parte dei/lle sieropositivi/e all’omissione del loro stato di salute
anche nei confronti delle persone più care ed è quindi altamente
pericoloso l’uso di precauzioni nei rapporti sessuali a corrente
alternata, a seconda dello stato di conoscenza personale del partner
sessuale.
Si commenta da sola la convinzione che la pillola
anticoncezionale ed il coito interrotto possano avere un qualche ruolo
preventivo nella trasmissione del virus.
Riguardo le risposte alle domande di gruppo 2 e
cioè quelle sulla percezione soggettiva della malattia, dello stato di
sieropositività e della situazione epidemiologica a livello regionale
(domande n° 15,16,17,18,19,21) la situazione è un poco più complessa.
Soddisfacenti sono le risposte alla domanda n°
16, per la quale il 76,9% degli intervistati ritiene che l’AIDS sia un
problema che può riguardare tutti, ed alla domanda n° 21, dove il 78,2%
è concio che l’AIDS sia una malattia incurabile, per quanto, con le
nuove terapie, la sopravvivenza possa essere prolungata per decenni.
Alla domanda n° 15 invece, il 22,9% degli
intervistati hanno risposto che l’AIDS si prende conducendo una vita
disordinata. Stesso discorso per la domanda n° 19: l’ 11,8% pensa che
un/a sieropositivo/a sia riconoscibile a vista perché magro/a e
sciupato/a, il 12,9% se si conoscono elementi della sua vita privata, il
9,9% NS/NR, solo il 65,4% è conscio del fatto che non sia riconoscibile
in alcun modo.
Alla domanda n° 18 si è avuta una ancora più
evidente stratificazione delle risposte con solo il 28,4% che risponde
correttamente: lo stato di sieropositività è unicamente caratterizzato
dalla presenza degli anticorpi contro il virus nel sangue del soggetto. Il
28,9% pensa che un/a sieropositivo/a sia una persona con comportamenti a
rischio, mentre il 25,7% pensa che sia in tutti i casi malato/a di AIDS.
Queste risposte sono frutto di una estrema confusione dovuta, con ogni
probabilità, alle campagne informative condotte fino ad ora ed anche ai
mass-media che tendono a rappresentare lo stato di sieropositività in
modo stereotipato e pregiudizievole.
Da un punto di vista scientifico infatti un/a
sieropositivo/a non viene considerato un/a malato/a; può godere di ottima salute e può essere in perfetta forma
fisica. La sua condizione, come già detto, si definisce solo da un punto
di vista sierologico con la presenza di anticorpi contro il virus nel
circolo ematico.
Molte campagne informative condotte fino ad ora
hanno frequentemente citato le espressioni “comportamenti a rischio” o
“categorie a rischio”; purtroppo tali espressioni sono tuttora
contenute perfino in alcuni testi medici.
L’omosessualità, la tossicodipendenza e la
promiscuità sessuale sono i comportamenti ritenuti più a rischio.
La realtà è che più dell’80% dei
sieropositivi e malati di AIDS al mondo sono eterosessuali non
tossicodipendenti e che si può essere omosessuali o eterosessuali
promiscui da un punto di vista sessuale usando sempre il preservativo, si
può essere tossicodipendenti senza mai scambiare una siringa, come
d’altronde si può essere “bravi ragazzi”, avere un solo rapporto
non protetto in tutta la vita e contrarre il virus.
Queste tipologie espressive implicano una sorta di
responsabilità personale nell’acquisizione dello stato di
sieropositività, che è estremamente pericoloso e controproducente ai
fini informativi e preventivi ed inoltre le persone che non si riconoscono
in tali categorie potrebbero essere portate ad abbassare la guardia per
quanto riguarda la prevenzione della trasmissione virale nei rapporti
sessuali.
Anche alla domanda n° 17 si sono avuti risultati
contrastanti, solo il 25,4% è conscio del fatto che la Sardegna è tra le
prime regioni in Italia per numero di casi di AIDS rapportati alla
popolazione generale. Questo indica una scarsa conoscenza della situazione
epidemiologica locale e potrebbe suggerire la necessità di fornire, a
questo riguardo, una migliore informazione.
La domanda n° 20 mirava a testare la percezione
che le persone hanno dei pregiudizi presenti nella società, solo il 26,1%
degli intervistati non avrebbe nessun problema a rivelare il suo ipotetico
stato di sieropositività a tutti e questo dato si commenta da solo.
Le ultime domande riguardano l’informazione
ricevuta e la percezione soggettiva della conoscenza sul tema che i
soggetti intervistati hanno.
La gran parte dei soggetti si ritiene
insoddisfatta dell’informazione ricevuta (domanda n° 23) e reputa di
avere un insufficiente livello di conoscenza sul problema HIV/AIDS
(domanda n° 24).
I mass-media costituiscono la fonte informativa
che da maggiori informazioni sull’HIV (domanda n°25).
E’ interessante notare come il 32,1% degli
intervistati (domanda n° 26) vorrebbe ricevere più informazioni sul tema
dall’ambiente sanitario; questo dato potrebbe forse essere interpretato
con una scarsa comunicazione soprattutto con i medici di famiglia, mentre
un 31,7% preferirebbe avere maggiori informazioni dalla scuola, dato
estremamente interessante se si tiene conto del fatto che la maggior parte
degli intervistati sono studenti/esse.
Per un’analisi più approfondita dei dati, come
già spiegato, sono state considerate 8 variabili contenute nel
questionario sotto forma delle prime 7 e dell’ultima domanda. Tali
variabili sono: età, sesso, provincia di residenza, numero di abitanti
del luogo di provenienza, titolo di studio, professione, reddito annuo e
coinvolgimento personale dichiarato nella domanda n° 27 e cioè chi
conosce personalmente un/a sieropositivo/a è portato ad acquisire
maggiori informazioni ed avere un minor carico di pregiudizi?
La seguente analisi dei dati mira ad individuare
l’eventuali presenza di fattori condizionanti il livello di conoscenza
sull’HIV/AIDS.
La cumulazione delle domande in gruppi, per quanto
riguarda l’analisi dei risultati considerando le variabili, consente di
avere un’idea generale sul livello di conoscenza dei temi trattati dal
questionario, evitando di concentrare l’attenzione su singole risposte
che potrebbero essere state sbagliate per fatti contingenti, come la
cattiva interpretazione della domanda o il fatto che il soggetto abbia
scelto di non rispondere o per altri motivi ancora.
Domande di gruppo 1
Come già detto le domande appartenenti a tale
gruppo miravano a sondare il livello di conoscenza del problema da un
punto di vista più prettamente scientifico. Le seguenti elaborazioni
mirano a tracciare un profilo di coloro che hanno un minor livello di
conoscenza a proposito, tramite un confronto delle risposte date alle
domande n° 8,9,10,11,12,13,14 e 22, considerando le 8 variabili
sopraccitate. A tale proposito sono state sommate le percentuali relative
alle risposte esatte, più probabili e/o che denotano una conoscenza più
approfondita* sul tema per le domanda di gruppo 1 e le eventuali differenze
sono state espresse in punti percentuali negativi, dopo aver assegnato un
punteggio zero a coloro che hanno totalizzato un punteggio più alto, in
modo tale da poter visualizzare facilmente da un punto di vista numerico
quale gruppo ha avuto una performance migliore.
Tale procedimento è stato di seguito applicato
anche per le domande di gruppo 2.
*per
comodità d’ora in poi sarà utilizzata solo l’espressione “risposte
esatte”, nonostante non sempre tale frase sia applicabile al tipo di
domande fatte nel questionario
Variabile età.
I 1002 soggetti intervistati sono stati divisi in
3 fasce d’età: dai 14 ai 20 anni (55,6%), dai 21 ai 30 (25,9%) e sopra
i 31 (18,5%).
Nella tabella n° 7 sono riportate le percentuali
relative alle risposte esatte per le domande di gruppo 1 per le tre fasce
d’età considerate.
Tabella n°
7 : variabile età e % risposte esatte
Domanda
n°
|
fascia
14-20: risposte esatte in %
|
fascia
21-30: risposte esatte in %
|
fascia
>31: risposte esatte in %
|
8
|
75,9
|
83,4
|
85,9
|
9
|
79,3
|
83
|
86,5
|
10
|
85,4
|
88,4
|
90,3
|
11
|
82,7
|
94,2
|
94
|
12
|
33
|
40,4
|
35,7
|
13
|
71,4
|
72,3
|
82,1
|
14
|
71,9
|
72,3
|
77,3
|
22
|
58,1
|
36,9
|
33
|
Totale
punti %
|
557,7
|
570,9
|
584,8
|
Differenza
punti%
|
-27,1
|
-13,9
|
0
|
E’ abbastanza evidente come con l’aumentare
dell’età aumentino il numero di risposte esatte, con una differenza di
–27,1 punti percentuali tra la fascia >31 anni, che ha avuto la
performance migliore, e la fascia 14-20 anni, mentre –13,9 punti
percentuali costituisce la differenza tra la stessa fascia e quella dei
21-30 anni che ha avuto una performance intermedia.
E’ però interessante notare come la fascia dai
21 ai 30 abbia totalizzato un più alto punteggio per la domanda n° 12,
dimostrando di sapere che le secrezioni vaginali siano pericolose al fine
del contagio, come d’altronde alla domanda n° 22 si sia totalmente
invertita la situazione, con i soggetti più giovani che dichiarano in
maggior numero di utilizzare il preservativo sempre e comunque nei
rapporti sessuali. Non si è in grado di stabilire se tale risultato sia
frutto di una maggiore sensibilizzazione alle problematiche preventive
sull’uso del profilattico dei più giovani o se dipenda dalla tendenza
ad avere rapporti stabili e/o più duraturi nei soggetti più adulti che
li autorizzi a non usare precauzioni durante i rapporti sessuali
(matrimonio?convivenza decennale?).
Nel complesso sembra comunque che i soggetti più
giovani abbiano le idee più confuse sul problema che quelli più adulti.
Variabile sesso.
Come già detto, dei 1002 intervistati, il 45,2%
era di sesso maschile, mentre il 54,8% di sesso femminile.
Nella tabella n° 8 sono riportati i risultati
delle risposte alle domande di gruppo 1 divise per sesso.
Tabella n°
8: variabile sesso e % risposte esatte
Domanda
n°
|
sesso
femminile: risposte esatte in %
|
sesso
maschile: risposte esatte in %
|
8
|
77,4
|
83
|
9
|
88
|
74,4
|
10
|
88,3
|
86,5
|
11
|
90,2
|
85,2
|
12
|
35,1
|
36
|
13
|
77,2
|
69,8
|
14
|
75,8
|
70,2
|
22
|
53,7
|
41,3
|
Totale
punti %
|
585,7
|
546,4
|
Differenza
punti%
|
0
|
-39,3
|
E’ abbastanza evidente come i soggetti di sesso
femminile abbiano una maggiore conoscenza delle problematiche trattate
dalle domande di gruppo 1 con una marcata differenza in punti percentuali
di 39,3. E’ interessante notare come le donne (domanda n° 22)
dichiarino di imporre l’uso del preservativo sempre e comunque nel 53,7%
dei casi contro il 41,3% dei maschi.
Variabile provincia di residenza.
Dei 1002 soggetti intervistati il 30,7% risiedeva
nella provincia di Sassari, il 19,1% nella provincia di Nuoro, il 13,8%
nella provincia di Oristano ed il 36,4% nella provincia di Cagliari.
La tabella n° 9 mostra i risultati delle risposte
alle domande di gruppo 1.
Tabella n°
9: provincia di residenza e % risposte esatte.
Domanda
n°
|
Sassari:
risposte esatte in %
|
Nuoro:
risposte esatte in %
|
Oristano:
risposte esatte in %
|
Cagliari:
risposte esatte in %
|
8
|
83,4
|
81,2
|
64
|
82,4
|
9
|
87
|
79,7
|
68,3
|
83,8
|
10
|
88,6
|
87
|
84,1
|
88,2
|
11
|
91
|
90,6
|
77,7
|
88,2
|
12
|
39,7
|
32,8
|
25,9
|
37,1
|
13
|
78,8
|
79,1
|
45,3
|
77,7
|
14
|
81,4
|
63
|
39,6
|
84,6
|
22
|
58,3
|
40,1
|
23
|
53,3
|
Totale
punti %
|
608,2
|
553,5
|
427,9
|
595,3
|
Differenza
punti %
|
0
|
-54,7
|
-180,3
|
-12,9
|
I risultati sono a dir poco sorprendenti per
quanto riguarda il divario tra province. Mentre Cagliari e Sassari hanno
totalizzato un punteggio sovrapponibile con una differenza di appena 12,9
punti %, Nuoro, ma soprattutto Oristano, si mostrano più staccate.
E’ interessante notare come i soggetti residenti
nella provincia di Nuoro abbiamo risposto con percentuali molto simili a
Cagliari e Sassari per tutte le domande eccetto che per la n° 14 e 22 che
trattano essenzialmente della prevenzione della trasmissione del virus.
La provincia di Oristano ha totalizzato –180,3
punti percentuali rispetto a quella di Sassari che ha evidenziato il
punteggio più alto. Chi scrive non sa giustificare tale divario se non
ipotizzando la più totale assenza di campagne informativo-preventive a
livello locale e/o una scarsa penetrazione delle poche campagne condotte a
livello nazionale.
Variabile numero di abitanti del luogo di
residenza.
Dei 1002 soggetti intervistati il 19,5% ha
dichiarato di risiedere in un comune con meno di 5.000 abitanti, il 16%
tra i 5.000-10.000, il 24,7% tra i 10.000-50.000, il 19,7% tra i
50.000-150.000, il 17,7% sopra i 150.000 ed infine il 2,4% NS/NR.
Nella tabella n° 10 sono mostrati i risultati
delle risposte alle domande di gruppo 1.
Tabella n°
10: numero di abitanti del luogo di residenza e % risposte esatte
Domanda
n°
|
<5.000:
risposte esatte in %
|
5.000-10.000:
risposte esatte in %
|
10.000-50.000:
risposte esatte in %
|
50.000-150.000:
risposte esatte in %
|
>150.000:
risposte esatte in %
|
8
|
83,1
|
78,7
|
78,1
|
72,2
|
91,5
|
9
|
88,2
|
81,9
|
78,5
|
76,8
|
85,9
|
10
|
80
|
86,9
|
91,9
|
90,4
|
88,7
|
11
|
88,2
|
88,8
|
85,8
|
87,9
|
91,5
|
12
|
33,8
|
26,9
|
36,8
|
36,9
|
41,8
|
13
|
78
|
78,1
|
75,3
|
59,6
|
80,8
|
14
|
78
|
78,7
|
66,4
|
62,1
|
84,2
|
22
|
59,5
|
58,7
|
38,9
|
35,4
|
50,8
|
Totale
punti %
|
588,8
|
578,7
|
551,7
|
521,3
|
615,2
|
Differenza
punti%
|
-26,4
|
-36,5
|
-63,5
|
-93,9
|
0
|
Appare alquanto evidente che la performance è
stata migliore in assoluto nei soggetti che hanno dichiarato di risiedere
in comuni con più di 150.000 abitanti.
Va precisato che un discreto numero di
intervistati nella provincia di Sassari hanno dichiarato di appartenere a
tale fascia. Si tratta con ogni probabilità di soggetti che abitano nel
capoluogo di provincia, che è risaputo avere meno di 150.000 abitanti. Si
è comunque deciso di attenersi alle risposte date, poiché il
questionario non mirava a testare le conoscenze di tipo geografico degli
intervistati. Il lettore è comunque invitato a tener presente che quel
17,7% dei soggetti che hanno dichiarato di risiedere in un luogo con più
di 150.000 abitanti sono in parte Sassaresi.
La differenza di punti percentuali maggiore è
stata registrata nei soggetti che hanno dichiarato di risiedere in comuni
medio-grandi con –93,9 punti %, mentre, al di là del dato relativo ai
comuni con più di 150.000 abitanti, si nota una progressiva riduzione
degli errori commessi nel dare le risposte alle domande di gruppo 1 con il
ridursi del numero di abitanti.
Questo dato può essere interpretato con il fatto
che nelle principali città della Sardegna sono più attivi gruppi di
volontariato e/ o istituzioni che lavorano nella prevenzione della
trasmissione dell’HIV, mentre il risultato molto positivo registrato nei
centri più piccoli potrebbe essere riferito ad una sorta di passaparola
di tipo preventivo favorito dai più stretti rapporti interpersonali.
Va comunque precisato che chi abita in piccoli
centri tende spesso a spostarsi in centri più grandi per motivi di studio
e/o di lavoro, beneficiando probabilmente delle fonti
informativo-preventive presenti nelle grandi città. Si vuole sottolineare
che il 66% degli/lle intervistati/e hanno dichiarato di essere studenti/sse
e quindi si presume che abbiano un qualche rapporto con i centri più
grandi dove si trovano scuole superiori ed università.
E’ interessante notare come solo il 59,6% dei
soggetti che risiedono in comuni con 50.000-150.000 abitanti abbiano
risposto correttamente alla domanda n° 13, mentre nelle altre 3 fasce
almeno il 75% degli intervistati è conscio del fatto che i rapporti anali
e/o vaginali non protetti siano i più a rischio tra quelli citati nella
domanda. Oltre a tale sorprendente risultato, si vuole sottolineare che il
più basso punteggio totalizzato dai soggetti che risiedono in comuni
medio grandi è addebitabile soprattutto alle risposte alle domande n° 14
e 22, troppe persone infatti hanno dichiarato di usare il preservativo
solo avendo rapporti sessuali con persone che non conoscono e/o di non
usarlo se hanno rapporti sessuali con persone che loro ritengono fidate.
Variabile titolo di studio.
Dei 1002 soggetti intervistati il 2,2% hanno
dichiarato di non avere alcun titolo di studio o solo la licenza
elementare, il 56,4% di possedere il diploma di media inferiore, il 32,3%
media superiore ed il 9,1% la laurea.
Nella tabella n° 11 sono riportati i dati
relativi alle risposte alle domande di gruppo 1.
Tabella n°
11: titolo di studio e % risposte esatte.
Domanda
n°
|
nessuno/licenza
elementare: risposte esatte in %
|
diploma
media inferiore: risposte esatte in %
|
diploma
media superiore: risposte esatte in %
|
laurea:
risposte esatte in %
|
8
|
45,4
|
78,1
|
81,7
|
93,5
|
9
|
54,5
|
80,9
|
80,8
|
97,8
|
10
|
86,3
|
87,3
|
86,4
|
93,5
|
11
|
63,6
|
86,9
|
89,2
|
96,7
|
12
|
27,3
|
35
|
36,8
|
35,9
|
13
|
50
|
73,6
|
73,1
|
83,7
|
14
|
40,9
|
74
|
72,1
|
80,4
|
22
|
18,2
|
55,8
|
40,6
|
34,8
|
Totale
punti %
|
386,2
|
571,6
|
560,7
|
616,3
|
Differenza
punti %
|
-230,1
|
-44,7
|
-55,6
|
0
|
Come si può notare esiste una notevole differenza
nella percentuale totale di risposte esatte nei soggetti a bassa
scolarizzazione con –230,1 punti percentuali rispetto a quelli che hanno
dichiarato di possedere un diploma di laurea, mentre non si presenta così
accentuato il divario tra i soggetti con un diploma di scuola media
inferiore e superiore. Tale risultato è addebitabile ad un bassissimo
punteggio totalizzato per tutte le domande ad eccezione della n° 10,
sembra quindi che il livello di scolarizzazione sia un fattore
estremamente discriminante nella conoscenza delle problematiche legate
all’AIDS
Variabile professione.
Delle 1002 persone intervistate il 6,9% ha
dichiarato di essere impiegato/a, il 6,7% operaio/a, il 4,4% libero/a
professionista, il 66% studente/ssa, il 9,1% disoccupato/a ed il 6,9% ha
dichiarato di avere un’altra occupazione rispetto a quelle elencate nel
test. La tabella n° 12 mostra i risultati percentuali delle risposte
esatte alle domande di gruppo 1.
E’ abbastanza evidente la povera performance
dei/lle disoccupate/i, che hanno totalizzato –104,4 punti percentuali
rispetto a coloro che hanno dichiarato di avere altra occupazione rispetto
a quelle citate, mentre si equivalgono le posizioni tra le altre fasce
considerate a parte gli/le studenti/sse che sembrano invece molto ben
informati sull’HIV/AIDS.
E’ un peccato non poter risalire al tipo di
occupazione dei soggetti che hanno avuto un punteggio più alto per,
eventualmente, trarne le debite conseguenze da un punto di vista
analitico.
Comunque sembrerebbe che, coloro che non hanno
trovato un’occupazione, abbiano anche problemi ad accedere ai canali
informativo-preventivi sull’AIDS, subendo una doppia discriminazione sia
per quanto riguarda il loro diritto al lavoro, sia nel diritto ad una
difesa della salute fisica.
Tabella n°
12: attività lavorativa e % risposte esatte.
Domanda
n°
|
impiegato/a:
risposte esatte in %
|
operaio/a:
risposte esatte in %
|
libero/a
professionista: risposte esatte in %
|
studente/ssa:
risposte esatte in %
|
disoccupato/a:
risposte esatte in %
|
altro:
risposte esatte in %
|
8
|
79,7
|
82,1
|
77,3
|
80
|
75
|
85,5
|
9
|
91,3
|
80,6
|
77,3
|
82,7
|
68,5
|
85,5
|
10
|
95,6
|
73,1
|
93,2
|
87,4
|
88
|
89,8
|
11
|
92,7
|
94
|
88,6
|
86,8
|
91,3
|
84,1
|
12
|
31,9
|
28,4
|
27,3
|
36,8
|
28,3
|
49,3
|
13
|
82,6
|
80,6
|
72,7
|
74,4
|
55,4
|
78,3
|
14
|
68,1
|
61,2
|
81,8
|
77,5
|
47,8
|
78,3
|
22
|
30,4
|
40,3
|
15,9
|
56,9
|
28,3
|
36,2
|
Totale
punti %
|
572,3
|
540,3
|
534,1
|
582,5
|
482,6
|
587
|
Differenza
punti %
|
-14,7
|
-46,7
|
-52,9
|
-4,5
|
-104,4
|
0
|
Variabile reddito.
Alla domanda n° 7 i 1002 intervistati/e hanno
risposto nel seguente modo: il 14,9% ha dichiarato di avere un reddito
annuo inferiore a € 5.000, il 30% di € 5.000-15.000, il 27,9% di €
15.000-30.000, l’11,2% oltre i 30.000 € ed il 16% NS/NR.
Nella tabella n° 13 sono riportati i dati
percentuali relativi alle risposte date per le domande di gruppo 1.
Tabella n°
13: reddito e % risposte esatte.
Domanda
n°
|
<
€ 5.000: risposte esatte in
%
|
€
5.000-15.000: risposte esatte in %
|
€
15.000-30.000: risposte esatte in %
|
>
€ 30.000: risposte esatte in %
|
8
|
87,2
|
79,1
|
74,9
|
82,1
|
9
|
80,5
|
84,7
|
82,4
|
76,8
|
10
|
89,3
|
84,1
|
88,5
|
95,5
|
11
|
89,9
|
85,7
|
90,3
|
87,5
|
12
|
35,6
|
32,9
|
36,5
|
42,8
|
13
|
69,1
|
73,1
|
76,7
|
74,1
|
14
|
68,5
|
73,7
|
68,1
|
82,1
|
22
|
43,6
|
38,5
|
49,5
|
57,1
|
Totale
punti %
|
563,7
|
551,8
|
566,9
|
598
|
Differenza
punti %
|
-34,3
|
-46,2
|
-31,1
|
0
|
La percentuale maggiore in assoluto di risposte
esatte è stata ottenuta dai soggetti con reddito alto, mentre le altre
tre fasce hanno ottenuto risultati quasi sovrapponibili con una
performance peggiore per la fascia di € 5.000-15.000 con –46,2 punti
percentuali rispetto alla fascia > € 30.000.
Non appare quindi una forzatura affermare che chi
ha un reddito particolarmente alto ha un livello di conoscenza sull’ HIV
maggiore.
Variabile coinvolgimento personale.
Questa è l’ultima variabile analizzata per le
domande di gruppo 1 e si riferisce alla domanda n° 27 alla quale i 1002
intervistati hanno risposto nel seguente modo: il 27,7% ha dichiarato di
aver conosciuto personalmente un sieropositivo, il 51,5% ha risposto
“no”, il 19,1% “forse” ed l’1,7 NS/NR. Lo scopo di tale analisi
è quello di evidenziare se il coinvolgimento più o meno personale porti
ad approfondire le conoscenze sul problema HIV.
Nella tabella n° 14 sono riportati i risultati
relativi alle risposte date dagli intervistati.
Tabella n°
14: coinvolgimento personale e % risposte esatte.
Domanda
n°
|
“si”:
risposte esatte in %
|
“no”:
risposte esatte in %
|
“forse”:
risposte esatte in %
|
8
|
86,3
|
77,4
|
78,5
|
9
|
85,5
|
82
|
79,1
|
10
|
90,2
|
86,6
|
85,9
|
11
|
92,1
|
86,5
|
87,9
|
12
|
33,9
|
35,4
|
40,3
|
13
|
80,1
|
70,8
|
75,4
|
14
|
81,6
|
71,9
|
66,5
|
22
|
46,9
|
49,3
|
50,8
|
Totale
punti %
|
596,6
|
559,9
|
564,4
|
Differenza
punti %
|
0
|
-36,7
|
-32,2
|
E’ evidente come chi sia coinvolto personalmente
dalla conoscenza di un/a sieropositivo/a abbia risposto meglio alle
domande di gruppo 1.
Domande di gruppo 2
Le domande appartenenti a tale gruppo sono la n°
15,16,17,18,19 e 21, come già detto, riguardano la percezione individuale
dello stato di sieropositività, la conoscenza della situazione
epidemiologica locale e l’eventuale presenza di pregiudizi tra i
soggetti intervistati. Anche per tale gruppo di domande sono state
analizzate le 8 variabile già citate e cioè: età, sesso, provincia di
residenza, numero di abitanti del luogo di residenza, titolo di studio,
attività lavorativa, reddito annuo e coinvolgimento personale (domanda n°
27).
Variabile età.
Come già detto i 1002 intervistati sono stati
divisi in tre fasce d’età: dai 14 ai 20 anni (55,6%), dai 21 ai 30 anni
(25,9%) e sopra i 31 anni (18,5%).
La tabella n° 15 mostra i risultati relativi alle
risposte date dai soggetti intervistati secondo la variabile “età”
per le domande di gruppo 2.
Tabella n°
15: età e % risposte esatte.
Domanda
n°
|
fascia
14-20: risposte esatte in %
|
fascia
21-30: risposte esatte in %
|
fascia
>31: risposte esatte in %
|
15
|
64,3
|
76,5
|
75,1
|
16
|
70,9
|
81,5
|
87
|
17
|
19,6
|
30,4
|
36,2
|
18
|
20,3
|
34,2
|
44,9
|
19
|
55,6
|
75,4
|
76,7
|
21
|
79,5
|
78,8
|
72,4
|
Totale
punti %
|
310,2
|
376,8
|
392,3
|
Differenza
punti %
|
-82,1
|
-15,5
|
0
|
E’ alquanto evidente come con l’aumentare
dell’età diminuiscano gli errori fatti dagli intervistati nel
rispondere a questo gruppo di domande.
Gli adolescenti sembrano avere le idee più
confuse a riguardo, dimostrando di avere una scarsa conoscenza della
situazione epidemiologica a livello regionale (domanda n° 17) ed una
visione alquanto pregiudizievole dello stato di sieropositività, mentre
sembrano sovrapponibile le performance dei soggetti appartenenti alle
altre due fasce con una differenza di punti percentuali di appena 15,5.
Variabile sesso.
Dei 1002 intervistati il 45,2% era di sesso
maschile, mentre il 54,8% di sesso femminile.
Nella tabella n° 16 sono mostrati i risultati
delle risposte alle domande di gruppo 2 divisi secondo il sesso.
Tabella n°
16: variabile sesso e % risposte esatte
Domanda
n°
|
sesso
femminile: risposte esatte in %
|
sesso
maschile: risposte esatte in %
|
15
|
71,9
|
66,7
|
16
|
79,6
|
52,7
|
17
|
26,2
|
24,5
|
18
|
29,1
|
27,6
|
19
|
66,1
|
62,9
|
21
|
83,2
|
72,2
|
Totale
punti %
|
356,1
|
306,6
|
Differenza
punti %
|
0
|
-49,5
|
Come per le domande di gruppo 1, le donne mostrano
la loro superiorità da un punto di vista conoscitivo del problema, con
49,5 punti percentuali in più rispetto agli uomini intervistati anche per
le domande di gruppo 2, con la domanda n° 16 a fare soprattutto la
differenza.
Variabile provincia di residenza.
I 1002 intervistati risiedevano per il 30,7% dei
casi nella provincia di Sassari, per il 19,1% di Nuoro, per il 13,8% di
Oristano e per 36,4% dei casi nella provincia di Cagliari.
La tabella n° 17 riporta i risultati relativi
alle domande di gruppo 2 divisi secondo la provincia di residenza.
Tabella n°
17: provincia di residenza e % risposte esatte.
Domanda
n°
|
Sassari:
risposte esatte in %
|
Nuoro:
risposte esatte in %
|
Oristano:
risposte esatte in %
|
Cagliari:
risposte esatte in %
|
15
|
75,2
|
78,1
|
65,5
|
61,8
|
16
|
82,4
|
81,2
|
51,8
|
79,4
|
17
|
32,9
|
28,6
|
14,4
|
21,7
|
18
|
24,7
|
35,4
|
29,5
|
27,5
|
19
|
64,8
|
72,4
|
61,9
|
61,5
|
21
|
78,5
|
78,1
|
76,2
|
78,8
|
Totale
punti %
|
358,5
|
373,8
|
299,3
|
330,7
|
Differenza
punti %
|
-15,3
|
0
|
-74,5
|
-43,1
|
E’ ancora una volta la provincia di Oristano ad
avere il risultato peggiore anche per le domande di gruppo 2, anche se con
un divario molto meno accentuato che per le domande di gruppo 1, facendo
registrare –74,5 punti percentuali rispetto alla provincia di Nuoro,
seguita da Cagliari con –43,1 punti percentuali.
Salta all’occhio quindi l’ottimo risultato dei
soggetti intervistati nella provincia di Nuoro, che nonostante non abbiamo
un’ottimale conoscenza da un punto di vista scientifico del problema,
sembrano avere un minor carico di pregiudizi ed una migliore conoscenza
della situazione epidemiologica regionale.
Variabile numero di abitanti del luogo di
residenza.
Come già detti i 1002 intervistati erano
distribuiti a secondo del numero di abitanti del luogo di residenza nel
seguente modo: il 19,5% in comuni con meno di 5.000 abitanti, il 16% tra i
5.000 ed i 10.000, il 24,7% tra i 10.000 ed i 50.000, il 19,7% tra i
50.000 ed i 150.000, il 17,7% sopra i 150.000 ed il 2,4% NS/NR.
Nella tabella n° 18 sono mostrati i risultati
delle risposte date dagli intervistati seguendo questo criterio
classificativo.
Tabella n°
18: numero di abitanti del comune di residenza e % risposte esatte
Domanda
n°
|
<
5.000 abitanti: risposte esatte in %
|
5.000-10.000
abitanti: risposte esatte in %
|
10.000-50.000
abitanti: risposte esatte in %
|
50.000-150.000
abitanti: risposte esatte in %
|
>
150.000 abitanti: risposte esatte in %
|
15
|
71,8
|
61,2
|
70,4
|
75,7
|
67,8
|
16
|
79
|
81,9
|
74,5
|
70,7
|
77,4
|
17
|
23,6
|
21,2
|
25,9
|
29,8
|
27,1
|
18
|
29,7
|
26,2
|
25,9
|
30,3
|
32,7
|
19
|
65,1
|
66,8
|
61,9
|
68,7
|
61,6
|
21
|
80,5
|
72,5
|
78,9
|
78,3
|
80,2
|
Totale
punti %
|
349,7
|
329,8
|
337,5
|
353,5
|
346,8
|
Differenza
punti %
|
-3,8
|
-23,7
|
-16
|
0
|
-6,7
|
Il peggior risultato in questo caso è stato
raggiunto nei comuni medio-piccoli, anche se va detto le differenze non
sono così accentuate tra le 5 fasce analizzate. I soggetti intervistati
nei comuni con 5.000-10.000 abitanti hanno fatto registrare il risultato
peggiore con –23,7 punti percentuali rispetto coloro che abitano i
comuni con 50.000-150.000 abitanti, che hanno fatto registrare il
punteggio più alto. Come per le domande di gruppo 1 i soggetti che
abitano in comuni con meno di 5.000 abitanti hanno avuto una delle
performance migliori
Variabile titolo di studio.
Dei 1002 soggetti intervistati il 2,2% hanno
dichiarato di non avere alcun titolo di studio o di avere la licenza
elementare, il 56,4% il diploma di scuola media inferiore, il 32,3% il
diploma di scuola media superiore ed il 9,1% la laurea.
La tabella n° 19 mostra i risultati delle
risposte alle domande di gruppo 2 divisi secondo il titolo di studio.
E’ abbastanza evidente come le percentuali di
risposte esatte abbiano, per le domande di questo gruppo, un forte legame
con il livello di scolarizzazione.
I pregiudizi in materia sembrano molto più
diffusi tra coloro che hanno la licenza elementare o non hanno nessun
titolo, ma sono comunque molto diffusi anche tra coloro che hanno il
diploma di scuola media inferiore.
Sarebbe interessante estendere gli studi con un
numero più ampio di soggetti appartenenti alla prima fascia, che nel
presente lavoro sono solo 22 su 1002, questo per motivi alquanto ovvi,
essendo questo gruppo di persone una minoranza, visto l’alto livello di
alfabetizzazione in Sardegna.
Tabella n°
19: titolo di studio e % di risposte esatte.
Domanda
n°
|
nessuno/licenza
elementare: risposte esatte in %
|
diploma
media inferiore: risposte esatte in %
|
diploma
media superiore: risposte esatte in %
|
laurea:
risposte esatte in %
|
15
|
31,8
|
64,9
|
76,1
|
83,7
|
16
|
36,3
|
73,4
|
81,4
|
91,3
|
17
|
4,5
|
17,3
|
36,2
|
42,4
|
18
|
9,1
|
19,3
|
35,6
|
64,1
|
19
|
54,5
|
55,4
|
74,3
|
90,2
|
21
|
40,9
|
79,8
|
78
|
78,3
|
Totale
punti %
|
177,1
|
310,1
|
381,6
|
450
|
Differenza
punti %
|
-272,9
|
-139,9
|
-68,4
|
0
|
Variabile attività lavorativa.
Come già detto, dei 1002 soggetti intervistati il
6,9% ha dichiarato di essere impiegato/a, il 6,7% operaio/a, il 4,4%
libero/a professionista, il 66% studente/ssa, il 9,1% disoccupato/a ed il
6,9% ha dichiarato di avere altra occupazione rispetto a quelle elencate.
La tabella n° 20 riporta i risultati alle
risposte di gruppo 2 divisi secondo l’attività lavorativa degli
intervistati.
Tabella n°
20: attività lavorativa e % risposte esatte.
Domanda
n°
|
impiegato/a:
risposte esatte in %
|
operaio/a:
risposte esatte in %
|
libero/a
professionista: risposte esatte in %
|
studente/ssa:
risposte esatte in %
|
disoccupato/a:
risposte esatte in %
|
altro:
risposte esatte in %
|
15
|
76,8
|
64,1
|
77,3
|
68,8
|
70,6
|
68,1
|
16
|
86,9
|
70,1
|
88.6
|
76,5
|
71,7
|
75,4
|
17
|
39,1
|
29,8
|
36,3
|
22,4
|
21,7
|
34,8
|
18
|
44,9
|
31,3
|
47,7
|
22,4
|
29,3
|
53,6
|
19
|
84,1
|
65,7
|
81,8
|
61,1
|
63,1
|
4,3
|
21
|
78,3
|
65,7
|
75
|
80,2
|
83,7
|
66,6
|
Totale
punti %
|
410,1
|
326,7
|
406,7
|
331,4
|
340,1
|
302,8
|
Differenza
punti %
|
0
|
-83,4
|
-3,4
|
-78,7
|
-70
|
-107,3
|
La situazione si è quasi ribaltata per le
risposte alle domande di gruppo 2 rispetto a quelle di gruppo 1, con
coloro che hanno dichiarato di avere altra occupazione con –107,3 punti
percentuali rispetto agli/lle impiegati/e, che, curiosamente, totalizzano
il punteggio percentuale più alto.
E’ abbastanza singolare come la maggior parte
dei soggetti appartenenti all’ultima fascia, ritenga (domanda n° 19)
che un/a sieropositivo/a sia riconoscibile a vista o se si conoscono
elementi della sua vita privata, solo il 4,3% risponde correttamente.
Mentre si equivalgono le performance di studenti/sse,
operai/e e disoccupati/e, che dimostrano di avere un notevole bagaglio di
pregiudizi ed una scarsa conoscenza dell’epidemiologia dell’HIV/AIDS.
Variabile reddito.
I 1002 soggetti intervistati erano così suddivisi
secondo il reddito: il 14,9% guadagna meno di € 5.000 l’anno, il 30%
tra € 5.000 ed i € 15.000, il 27,9% tra € 15.000 ed € 30.000,
l’11,2% sopra € 30.000 annui ed infine il 16% NS/NR. Nella tabella n°
21 sono riportati i risultati delle risposte di gruppo 2 suddivisi secondo
le fasce di reddito.
Tabella n°
21: reddito annuo e % risposte esatte.
Domanda
n°
|
<
€ 5.000: risposte esatte in %
|
€
5.000-15.000: risposte esatte in %
|
€
15.000-30.000: risposte esatte in %
|
>
€ 30.000: risposte esatte in %
|
15
|
65,1
|
71,1
|
74,2
|
65,2
|
16
|
69,1
|
75,4
|
80,3
|
76,8
|
17
|
27,5
|
21,9
|
29,7
|
22,3
|
18
|
26,2
|
27,9
|
33,7
|
25
|
19
|
65,8
|
60,4
|
68,4
|
66,9
|
21
|
81,9
|
73,4
|
82,4
|
74,1
|
Totale
punti %
|
335,6
|
330,1
|
368,7
|
330,3
|
Differenza
punti %
|
-33,1
|
-38,6
|
0
|
-38,4
|
A differenza delle domande di gruppo 1, alle
domande di gruppo 2 i soggetti hanno risposto con un totale di punti
percentuali quasi sovrapponibile tra le diverse fasce, ad eccezione degli
intervistati che hanno dichiarato di avere un reddito annuo di €
15.000-30.000, che hanno ottenuto il punteggio più alto.
Variabile coinvolgimento personale.
Alla domanda n° 27 gli intervistati hanno
risposto nel seguente modo: il 27,7% ha dichiarato di aver conosciuto
personalmente un/a sieropositivo/a, il 51,5% ha risposto “no”, il
19,1% ha risposto “forse” ed l’1,7% NS/NR.
Nella tabella n° 22 sono riportati i risultati
relativi alle risposte alle domande di gruppo 2 divisi secondo questo
criterio.
Tabella n° 22: coinvolgimento personale e % risposte esatte.