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Rapporto UNAIDS sull’epidemia mondiale da
HIV/Aids 2002
Il nuovo Rapporto
pubblicato dal Programma Comune delle Nazioni Unite sull’HIV e l’Aids ha
preceduto l’apertura della XIV Conferenza internazionale sull’Aids
tenutasi a Barcellona nel luglio scorso. I nuovi dati presentati nel rapporto
indicano che le teorie secondo le quali l’epidemia potrebbe stabilizzarsi
nei Paesi più colpiti, in ragione del basso numero di persone esposte al
rischio, sono state confutate dal fatto che l’epidemia continua a
diffondersi nei Paesi che hanno già tassi estremamente alti di prevalenza
dell’Aids.
Il Rapporto prevede che, in assenza di
interventi preventivi e trattamenti terapeutici diffusi capillarmente -
nei prossimi ventanni - 68 milioni di persone moriranno di Aids nei 45
Paesi più colpiti, cifra ottenuta moltiplicando per cinque i 13 milioni di
decessi dovuti all’epidemia in questi paesi nel corso degli ultimi
ventanni. In molti Paesi dell’Africa Australe, dove i tassi di prevalenza
sono tra i più elevati, fino alla metà delle attuali giovani madri
potranno morire di Aids. Anche in Sud Africa si stima che nel momento in
cui l’epidemia raggiungerà il suo massimo, il numero di decessi tra le
persone di età compresa tra i 15 ed i 34 anni sarà 17 volte più elevato di
quello che si avrebbe in assenza di Aids. Il rapporto indica ugualmente che, in
molti altri Paesi del mondo, l’infezione da HIV si diffonde aldilà dei
gruppi considerati a rischio e si estende ad un ritmo accelerato tra la
popolazione in generale:
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In Cina, dove
quasi tutti i casi di HIV-Aids erano attribuibili al consumo di droga
per via endovenosa e a procedure scorrette nella raccolta di sangue da
donatori, ora l’epidemia si diffonde per via eterosessuale. Nella
provincia del Guangxi, i tassi di infezione rilevati tra le prostitute
mostrano un considerevole aumento: dallo 0% nel 1996 al 11% nel 2000,
segnale che indica una forte crescita della trasmissione per via
sessuale in questa regione.
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I tassi di
infezione aumentano considerevolmente anche in Indonesia, quarto paese
più popoloso al mondo, dopo un decennio di tassi di infezione
sistematicamente flebili.
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Nella Federazione
Russa e nell’Europa dell’Est, paesi nei quali l’epidemia ha avuto la più
veloce crescita al mondo, l’HIV si sposta dai consumatori di droga per
via endovenosa alla popolazione in generale. In Ucraina circa il 25%
delle infezioni avviene per trasmissione eterosessuale.
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Il Rapporto segnala
che l’epidemia continua a diffondersi in quasi tutti i Paesi del mondo e
che sono i giovani i più esposti al rischio di infezione. Attualmente,
circa la metà di tutte le nuove infezioni avvengono tra i giovani tra i 15
e i 24 ani d’età. Quasi 12 milioni di ragazzi vivono oggi con l’Aids, 14
milioni sono attualmente i bambini che hanno perduto uno o entrambi i
genitori a causa dell’Aids; questo numero è in rapida ascesa ed è
strettamente correlato al numero di adulti che moriranno di Aids nei
prossimi anni. Una nuova analisi sull’accesso ai
trattamenti terapeutici mostra che circa 6 milioni di persone nel mondo in
via di sviluppo hanno bisogno di una terapia antiretrovirale: circa
230000 persone, ossia meno del 4%, ricevevano farmaci antiretrovirali alla
fine del 2001. Nei Paesi ad alto reddito, dove si stima che
500.000 persone beneficiano di un trattamento antiretrovirale, le persone
morte per Aids nel 2001 sono state 25.000. In Africa, dove
solo 30.000 individui beneficiano di un trattamento antiretrovirale su
28,5 milioni di persone infette, l’Aids ha ucciso 2,2 milioni di
persone. Malgrado i significativi progressi rispetto
all’abbassamento del prezzo della terapia antiretrovirale nei paesi in via
di sviluppo, tanto i poteri pubblici che il settore privato devono agire
insieme più energicamente perché i trattamenti arrivino alle persone più
bisognose. Se l’accesso ai trattamenti è ancora limitato in
Africa, alcuni Paesi dell’America Latina e dei Caraibi hanno cominciato ad
attuare una presa in carico dell’infezione da HIV.
Attualmente undici paesi dispongono di una politica e di una
legislazione che garantisce la terapia antiretrovirale ai loro cittadini
sieropositivi, anche se questo non significa che tutti coloro che ne hanno
bisogno, lo ricevano. Nell’intera America latina e nei Caraibi, circa
170.000 persone beneficiano di un trattamento antiretrovirale, la
maggioranza di queste persone è in Brasile. Secondo il
rapporto malgrado questi dati, il mondo prende coscienza di quello che
conviene fare per sconfiggere l’Aids. L'impegno politico è
cresciuto considerevolmente nel corso degli ultimi due anni; sono circa
100 i Paesi che dispongono di strategie nazionali sull’Aids e alcune
dozzine quelli che hanno creato commissioni nazionali sull’Aids. Questo
impegno politico è anche sostenuto dalla più ampia partecipazione di
organizzazioni comunitarie e religiose, di imprese, di individui e
attivisti. Molti paesi hanno ottenuto nuovi successi e sono
arrivati a rallentare la diffusione dell’HIV ed, in alcuni casi, ad
offrire l’accesso al trattamento antiretrovirale.
Per fare alcuni
esempi si potrebbe citare
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lo Zambia, Paese
che - nonostante i problemi socioeconomici enormi - potrebbe diventare
la decima nazione africa (dopo l’Uganda) ad invertire il corso
dell’epidemia; la prevalenza dell’HIV tra le giovani donne di questo
paese è passata dal 28% del 1996 al 24% nel 1999;
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la prevalenza
dell’HIV continua a decrescere in Uganda, il più grande successo di
lotta contro l’Aids in Africa. Alla fine del 2001 la prevalenza
dell’infezione tra gli adulti si è assestata intorno al 5%, in rapporto
all’8% del 1999;
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mettendo in campo
una risposta nazionale efficace, il governo polacco è arrivato a
restringere l’epidemia tra i consumatori di droga iniettabile ed ha
evitato che l’infezione si diffondesse tra la popolazione;
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con il sostegno
del potere pubblico, gli sforzi di prevenzione diretti ai giovani del
Sud Africa hanno migliorato il livello di sensibilizzazione rispetto
all’infezione da HIV-Aids e sembrano accrescere comportamenti sessuali a
minor rischio tra i giovani sessualmente attivi.
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Un altro aspetto
positivo riguarda i fondi destinati dai donatori alla lotta contro
l’epidemia da Aids, moltiplicatisi considerevolmente dal 1998. Molti
Paesi, compresi quelli più poveri, hanno accresciuto il loro budget Aids.
Ma in rapporto all’enormità dei bisogni, il finanziamento ancora oggi
risulta insufficiente. Gli attuali impegni degli stessi Paesi duramente
colpiti, dei Paesi donanti, delle organizzazioni internazionali e del
settore privato ammontano a 3 miliardi di dollari nel 2002. Nei
prossimi tre anni i paesi a medio e basso reddito avranno bisogno di 10
miliardi di dollari all’anno per lottare contro l’Aids.
I successi riportati nelle diverse parti del mondo in
materia di prevenzione dell’infezione e di trattamento di coloro già
infetti mostra che è possibile ottenere delle vittorie contro l’Aids. Ma
finora, questi paesi rappresentano l’eccezione e non la regola. Per
vincere questa epidemia a livello mondiale la comunità internazionale deve
dare prova di maggiore impegno politico e di azione e, soprattutto,
mobilitare le risorse.
http://www.unaids.org/
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