Rassegna stampa Donne Pacs Queer party Forum Chi siamo Mappa sito Contatti

 

1° Dicembre 2010, giornata mondiale per la lotta all'Aids

Il primo Dicembre è la giornata mondiale per la lotta all'Aids. Negli ultimi anni il numero delle nuove infezioni non ha smesso di crescere e, secondo i dati ufficiali, i più colpiti sono gli adolescenti e gli adulti intorno ai quaranta. La spiegazione di questo è da ricercare, rispetto al primo dato, nella totale assenza di campagne di informazione e prevenzione da parte delle Istituzioni e la quasi assenza del tema sui mass media, tranne che per casi eclattanti di discriminazione. Gli adolescenti di oggi, che non hanno vissuto il bombardamento mediatico degli anni novanta, non conoscono, se non marginalmente e in maniera confusa, tutto quello che riguarda l'HIV e le sue modalità di trasmissione. Forse anche a causa di un'informazione superficiale e sbagliata.
Basti pensare al sensazionalismo confusionario della "negativizzazione" di Magic Jonson, che altro non era che l'azzeramento della sua carica virale, spacciato per sieroconversione, da HIV+ a HIV-. Ultimamente uno studio sull'utilizzo di uno dei tanti farmaci antiretrovirali da tempo in commercio, il Truvada, rispetto alla sua capacità di diminuire la percentuale di trasmissione, è stato presentato come la scoperta di una pillola che, presa per due anni da persone sieronegative, riduce del 70% la possibilità di prendere l'HIV. Vero in parte, visto che lo studio ha riguardato solo un piccolo campione di volontari, e la percentuale ipotizzata è del 44% e non il 70, ma fuorviante se presentato come la scoperta di un vaccino o come l'alternativa al sesso sicuro.

Rispetto agli adulti il discorso è più complesso e si inserisce nella tipologia di informazione e nell'immaginario che accompagna l'Aids, sopratutto in Sardegna. La "peste gay", la "punizione divina per i tossicodipendenti" e sciocchezze simili hanno prodotto sterotipi sull'Aids che con grandissima difficoltà le associazioni hanno cercato, per anni, di combattere. Compito ancora più difficile in Sardegna dove la tematica è stata sempre dominata dal binomio Aids=Droga.
A Sassari la centralità della casa famiglia per persone con HIV legata alle strutture di recupero di MondoX e l'assenza di altre associazioni, a parte il MOS, che si occupino di Aids, ha contribuito, involontariamente, al rafforzamento di tale binomio, tanto che da una veloce indagine svolta sul territorio è risultato che è ancora grande la percentuali di quanti credono ancora che l'HIV sia un problema di omosessuali e tossicodipendenti.

Eppure, i dati ufficiali parlano chiaro: il gruppo più numeroso è rappresentato dalle persone eterosessuali e la via di trasmissione primaria sono i rapporti non protetti. L'incidenza maggiore fra gli adulti intorno ai quaranta e fra gli adolescenti. I primi forse perchè convinti che l'Aids non li riguardi, gli ultimi perchè cresciuti nella quasi totale assenza di campagne di informazione e prevenzione che ne influenzassero i comportamenti. E' forse per questo che sono in tanti a scoprire la propria sieropositività solo all'insorgere di infezioni opportunistiche, ovvero quando si trovano già in stato di Aids più o meno conclamato. Ma effettuare un test a Sassari è piuttosto difficile dato che nessuna struttura pubblica o convenzionata, ad eccezione del reparto di malattie Infettive, rispetta il principio dell'anonimato sancito dalla legge 135/90 sull'Aids. La verifica è stata effettuata dal MOS durante il 2010 e i dati verranno sottoposti all'attenzione della magistratura qualora non vi sia un esplicito impegno della direzione sanitaria nell'imporre, alle strutture pubbliche, il rispetto della legislazione vigente ed una maggiore sensibilità nell'approcio ad una malattia su cui permangono ignoranza e discriminazione.

Quasi a simboleggiare il mancato impegno nella lotta all'Aids la "mai ultimata" nuova clinica di Malattie Infettive che vide il suo primo finanziamento nel lontanissimo 1993. E il personale medico e i pazienti sono costretti ad utilizzare spazi per nulla adatti a soddisfare le esigenze di assistenza e di cura richieste dalla sieropositività o dall'ospedalizzazione in caso di infezioni. Senza considerare la diminuita professionalità del personale medico stesso, come se i nuovi assunti fossero stati scelti seguendo criteri che poco o niente avevano a che fare con la capacità e la professionalità.

Crediamo sia giunto il momento che le Istituzioni preposte a tutelare la salute delle e dei cittadini comincino ad assumersi la responsabilità del loro ruolo e si impegnino a sviluppare o, almeno, sostenere nuove campagne di informazione e sensibilizzazione sull'HIV/Aids, sul sesso sicuro, sull'importanza del test.

In considerazione della gravità della situazione il MOS ha deciso di impegnare larga parte delle proprie risorse per la realizzazione di una nuova campagna di informazione e sensibilizzazione e speriamo che la Asl, la Regione e gli Enti locali vogliano sostenerci in questa lotta.

Movimento Omosessuale sardo