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Il consiglio comunale di Nuoro boccia il registro delle unioni civili
 
L'unione Sarda
22/02/2006


Libertà di coscienza al momento del voto che arriva dopo un lungo dibattito: undici i no, dieci i sì e otto le astensioni



I Pacs non passano, ma tengono banco nel Consiglio che ieri discute sull'istituzione in Comune di un elenco delle unioni civili. Proposta fatta dai Comunisti italiani, indigesta soprattutto per la Margherita che prima del via alla seduta propone alcuni emendamenti e una commissione sull'argomento. Una linea che non ha successo e il dibattito inizia lasciando spazio all'idea di un referendum che, però, naufraga strada facendo. Quando Tore Daga, consigliere del Pdci, illustra l'ordine del giorno il gruppo consiliare della Margherita abbandona l'aula. Il dibattito"Dai fatti nascono diritti e doveri reciproci ed è giusto che lo Stato li regoli", dice Daga citando il cardinale Pompedda. "Chiedo al Consiglio di dimostrare sensibilità verso una società che si evolve", aggiunge. Giuseppe Tupponi, leader del gruppo di opposizione "La città in Comune" sollecita la giunta a pronunciarsi. Il sindaco, impegnato a Cagliari per sbrogliare la vicenda Testimonzos, non c'è. Il vice Ivo Carboni esterna toni misurati. "La giunta non ha dibattuto sul tema: probabilmente riflette le differenze del Consiglio su un argomento di coscienza e non politico", spiega invitando l'assemblea a evitare contrapposizioni e alla reciproca tolleranza. Il referendumRoberto Capelli, leader del centrodestra, contrario al riconoscimento delle unioni civili, propone un referendum. "Non abbiamo mandato dai nostri elettori per decidere sull'argomento: nessuno di noi in campagna elettorale si è presentato a favore dei Pacs o contro. Consultiamo i nostri cittadini". Mentre Capelli parla, la Margherita si riaffaccia in aula, ma si ferma nello spazio riservato al pubblico. Il referendum piace proprio alla Margherita. E Mario Angioi, a nome del gruppo, l'apprezza. "Trasferiamo questo problema ai cittadini", dice. La maggioranzaLa capogruppo dello Sdi Paola Demuro ricorda la compagna del regista italiano ucciso a Nassiryia ignorata nella commemorazione ufficiale della strage. "Non facciamo battaglie di religione o di partito, sono cattolica praticante, voto a favore dell'ordine del giorno", dice richiamando la laicità dello Stato. Il capogruppo ds Alessandro Bianchi sottolinea: "Con le unioni civili riteniamo di incamminarci in un percorso di civiltà. Ma l'argomento non è una priorità nazionale, tanto meno locale. Quella odierna è una forzatura che non va nella direzione da noi auspicata. Perciò non c'è la nostra condivisione". Capelli propone alla fine una risoluzione, da concordare con i capigruppo, che punti al referendum in città. Sarebbe un testo alternativo all'ordine del giorno di Daga che, perciò, non si presenta alla riunione. La risoluzione sfuma. E il Consiglio va al voto, in ordine sparso come succede di fronte a ogni questione di coscienza. I Ds si astengono ma qualcuno vota sì. Lo Sdi è a favore ma due consiglieri si astengono. Anche nella "Città in Comune" c'è chi si astiene e chi opta per il sì. Rifondazione è compatta per il sì. Alla fine i no arrivano a 11, i sì a 10 e le astensioni a otto.



La Nuova Sardegna
22/02/2006


Le unioni civili spaccano il consiglio

Una minoranza boccia l'istituzione del registro comunale

Un voto trasversale agli schieramenti dopo un dibattito senza pasdaran
NUORO. Il consiglio comunale dice no al registro delle unioni civili proposto dal Pdci di Oliviero Diliberto come anticipo del Pacs. Ma è un no al metodo più che all'esigenza di di dare riconoscimento civile alle unioni di fatto etero e omossessuali. I numeri parlano da soli: 11 no su 40 consiglieri, 8 sì, 10 astenuti e il gruppo di maggioranza relativa, la Margherita, fuori dall'aula. L'argomento spacca il centrosinistra, i civici e l'opposizione di centrodestra. Ma non ci sono guerre di religione. Nuoro non si aggiungerà alla pattuglia di comuni che vogliono dare riconoscimento alle unioni di fatto. Non seguirà l'esempio di Atzara, prima amministrazione dell'isola a votare, proprio dal centro Sardegna, l'istituzione del registro comunale delle unioni civili. Ma i no ideologici e definitivi sono pochi. A parte le granitiche certezze di un consigliere di An, anche chi si è espresso per il no o si è astenuto ha riconosciuto che bisogna dare una regolamentazione giuridica al milione e passa di italiani che hanno scelto di condividere affetti, esistenza e casa senza la certificazione di un prete o un pubblico ufficiale. Quasi quattro ore di dibattito che sarebbero diventate di più se il presidente dell'assemblea Leonardo Moro non avesse imposto (con qualche piccola deroga) un regolamento assai stringente. La mozione di Tore Daga, capogruppo e unico consigliere del Pdci, ha suscitato un dibattito meno viscerale e più problematico di quanto si potesse immaginare in una campagna elettorale. Daga, presentando la proposta, ha chiesto "un segnale verso la comunità nuorese" e un "atto di coraggio al centrosinistra: due persone che vivono insieme e si amano sono portatrici di una unione assimilabile a quella di una famiglia". Con il Pdci, si sono schierati lo Sdi e Rifondazione comunista. Maria Paola Demuro, per i socialisti, si è rivolta ai colleghi con una domanda: "Se incontriamo due persone con un figlio, serene e felici, ci poniamo il problema se sono o non sono sposati? Io, cattolica e praticante, sono favorevole alla mozione". Contrari, invece, l'Udeur, che fa parte della maggioranza, e l'Udc. Luca Lapia, capogruppo dei seguaci di Mastella, ha rifiutato l'accusa di oscurantismo, ha negato la possibilità di accomunare famiglia tradizionale e unioni di fatto ma ha riconosciuto che il problema investe una parte rilevante della società e non si può liquidare con un no punto e basta. Contrario ma riflessivo anche Roberto Capelli, capogruppo Udc, che ha proposto di affidare la scelta ai nuoresi con un referendum che non ha riscosso grande successo. Posizioni che seguono la divisione tradizionale sinistra-destra, laici-cattolici. Ma altri interventi hanno messo in luce posizioni fuori dagli schemi. Se a sinistra, Francesco Carboni (Autonomia socialista) è contrario perché - dice, parlando da avvocato - "ci sono importanti questioni giuridiche da risolvere", a destra Giovanni Falchi risponde che "bisogna prendere atto del cambiamento dei costumi" anche se poi giudica "irrilevante" il registro del Pdci. Come i Ds, che - dice il capogruppo Alessandro Bianchi - sono favorevoli ai Pacs ma si rifanno al confronto nazionale in corso nell'Unione e giudicano una fuga in avanti l'iniziativa di Daga. Astensione, dunque. Problematica anche la Margherita che, spiega Mario Angioi, è uscita dall'aula "perché ci sono sensibilità diverse e nessuno vuole essere costretto a dire no". Il voto è lo specchio del dibattito. Non ci sono valanghe di sì ma neppure di no. Quasi tutti i gruppi consiliari (eccetto Udc e Udeur) votano in ordine sparso. Nuoro non avrà il registro delle unioni civili ma è chiaro che da queste parti non ci sono pasdaran.