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Unioni Civili VS Omofobia

Il ruolo delle Istituzioni locali nella lotta all'omofobia e alla transfobia

Lunedì 7 Novembre 2011
ore 17:00 Camera di Commercio, via Roma, Sassari


Lo scorso luglio il Parlamento italiano, per la seconda volta, affossava il disegno di legge contro l'omofobia dichiarandolo incostituzionale. Per quanto incredibile, i crimini di odio contro le persone omosessuali non possono essere sanzionati a differenza di quelli contro le donne, i migranti, gli appartenenti ad altre religioni o ad altre ideologie politiche che sono riconosciuti ed espressamente vietati dalla legge Mancino del 1993.

Ultima in Europa, insieme alla Grecia con cui dividiamo anche la fortissima crisi economica e sociale, rispetto ai diritti di gay, lesbiche e a trans, l'Italia è anche la nazione con il più alto numero di crimini motivati dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere, proprio a dimostrazione di come il riconoscimento dei diritti sia il primo passo, concreto, per contrastare la discriminazione e la violenza omofobica.

Mentre in Parlamento una maggioranza integralista incitava, seppur indirettamente, all'odio verso le persone omosessuali, il consiglio comunale di Sassari approvava, dopo cinque anni di battaglie, il registro comunale per le Unioni Civili. Un atto simbolico, forse, ma con un fortissimo impatto politico e culturale: la dichiarazione di pari dignità e di pari trattamento delle coppie gay e lesbiche a cui viene riconosciuta, sebbene solo localmente, la piena cittadinanza.

Dal 1993, anno della prima approvazione di un registro delle unioni civili nel comune di Empoli, sono numerosi i comuni, le province e le regioni italiane ad essersi pronunciate sui diritti delle persone omosessuali e transessuali o ad essersi dotate di leggi contro la discriminazione omofobica e transfobica come la regione Toscana. Così come si sono moltiplicati, negli anni, i ricorsi alla magistratura ed alla corte Europea per vedere finalmente riconosciuti i propri diritti a partire dalla convivenza.

Leggi, mozioni, ordini del giorno e ricorsi che hanno avuto l'indubbio merito di aprire la discussione e, nello stesso tempo, di sensibilizzare la popolazione sulla necessità del riconoscimento dei diritti di cittadinanza per gay, lesbiche e trans, quale presupposto essenziale per una reale lotta all'omofobia.

In Sardegna sono già tre i comuni che si sono dotati di un registro per le coppie di fatto etero ed omosessuali: Atzara, Porto Torres e Sassari, mentre altri hanno approvato mozioni di condanna dell'omofobia come Tissi, Sennori e, a breve, anche Sassari.

Le azioni isolate di singoli comuni, pur avendo l'indubbio merito di stimolare una legislazione nazionale e sensibilizzare la cittadinanza sulla diversità e sui nuovi modelli familiari, rischiano di rimanere degli atti simbolici, senza alcuna conseguenza nella vita reale delle persone. Per questo crediamo sa necessario mettere in relazione, per un reciproco riconoscimento, i diversi livelli istituzionali, così da trasformare semplici atti simbolici in strumenti amministrativi funzionali a colmare, almeno per quanto concerne le competenze delle amministrazioni locali nel loro insieme, il gap legislativo attualmente presente in Italia sui diritti delle persone gay, lesbiche e transessuali.


Questo il tema alla base del dibattito che si svolgerà Lunedì 7 Novembre dalle ore 17:00 presso la Camera di Commercio in via Roma a Sassari.

Saranno presenti:

Luigi Manconi, sociologo,
Massimo Clara, avvocato della rete nazionale Certi Diritti,
Susanna Orrù, assessore ai Servizi sociali di Cagliari,
Sandro Gallittu, CGIL Nuovi Diritti Ca.,
Carlo Cotza, ARC Ca.

Sono previsti gli interventi di:
Maria Paola Curreli, dirigente scolastico Sorso,
e dei consiglieri comunali di Sassari:
Giampaolo Mameli
, Esmeralda Ughi, Simone Campus (PD), Sergio Scavio (SeL)

Coordina i lavori Massimo Mele del MOS


Sono invitati a partecipare esponenti di amministrazioni ed Istituzioni pubbliche e organizzazioni sociali del territorio