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Provincia di Sassari

3 aprile 2009

Al Presidente del Mos
Movimento Omosessuale Sardo
Massimo Mele

via Rockfeller 16/c
07100 Sassari


I gravi episodi di omofobia che si sono verificati in Sardegna negli ultimi tempi vanno condannati e censurati senza il minimo tentennamento e senza alcuna reticenza, ma non basta: occorre adoperarsi affinché simili fatti non si ripetano più e affinché muti radicalmente il clima di intolleranza che emerge attraverso gli avvenimenti più eclatanti, di cui purtroppo gli organi di informazione ci riferiscono con cadenza quasi quotidiana.
Da Cagliari a Villacidro e Olbia, fino ad arrivare a Sassari: non si può più restare indifferenti di fronte all’allarme lanciato dal Movimento omosessuale sardo, che doverosamente raccolgo per manifestare la piena solidarietà mia personale e dell’amministrazione provinciale che rappresento alle vittime di questi atti di inciviltà dettati solo ed esclusivamente da ignoranza.
Solidarietà alle vittime di una guerra combattuta in nome di pregiudizi che non hanno alcuna spiegazione né giustificazione, ma anche sostegno incondizionato a chi, come il Movimento omosessuale sardo, si attiva ogni giorno per affrontare un’escalation di violenza e insofferenza che rappresenta ormai un’autentica emergenza sociale e culturale che finisce per discriminare chi, a causa di retaggi culturali anacronistici, è considerato “diverso”.
Anticipo sin d’ora la mia ferma intenzione di sostenere qualsiasi iniziativa che consenta alle istituzioni politiche, sociali, economiche e culturali del territorio di condannare in pubblico l’omofobia e di affermare il diritto di ciascun individuo a vivere liberamente la propria sessualità.
Raccolgo volentieri l’invito informale che mi è stato rivolto per un incontro in cui affrontare l’argomento in maniera più approfondita e individuare, attraverso le informazioni e i dati che verranno messi a mia disposizione, le prime azioni da compiere per contribuire concretamente all’affermarsi di un processo culturale e sociale di tolleranza e di civiltà che non può più aspettare.

Il Presidente
Alessandra Giudici