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La Nuova 12-05-99, Sassari Quando un figlio è gay Numerose denunce al Mos su episodi di violenza in casa ADOLESCENTI EMARGINATI SASSARI. Secondo il Movimento omosessuale sardo sono aumentate negli ultimi mesi le denunce che il centro antiviolenze di Sassari riceve da parte degli adolescenti. E' anche all'insegna di questo dato che il Mos organizza per giovedì e venerdì prossimi, al circolo Borderline di via Rockefeller 16 (ore 17,30), un seminario su «Adolescenti gay e lesbiche e oppressione sociale». Nel corso dell'iniziativa saranno tra l'altro illustrati i risultati di alcune indagini con questionari condotte anche in città. Afferma il Mos (e anche di questo si parlerà nel seminario) che a Sassari «gran parte degli adolescenti che hanno affrontato il problema nella loro famiglia, sono stati costretti a cure psichiatriche, a limitazioni della libertà e, in alcuni casi, sono stati persino scacciati di casa». Aggiungono i rappresentanti del movimento che «un adolescente su tre si uccide per motivi derivanti dalla repressione della sua omosessualità e in Sardegna questo dato è ampiamente confermato». Il primo incontro, quello di giovedì, è riservato principalmente a insegnanti e operatori sociali che hanno a che fare con adolescenti. Sarà tra l'altro presentato un progetto europeo (si chiama «Daphne») per combattere la violenza e la discriminazione verso gli adolescenti omosessuali. Durante la serata saranno inoltre illustrati i risultati dei questionari raccolti in alcune città italiane tra cui Sassari. Parteciperà Graziella Bertozzo, responsabile nazionale del progetto «Daphne». Venerdì ci sarà un incontro dibattito con la proiezione del video «Nessuno uguale, adolescenti e omosessualità», di Claudio Cipelletti e Valerio Governi. Nel presentare l'iniziativa, il Mos aggiunge: «L'adolescenza è il periodo della vita più complesso e delicato, in quanto periodo di autoaffermazione e di ricerca della propria identità. Negli adolescenti gay e lesbiche tale periodo risulta a volte talmente complesso da apparire insuperabile, per via non solo del rifiuto esterno e dell'esigenza della doppiezza, ma anche per la difficoltà dell'autoaccettazione di sè e della propria diversità. La famiglia, la scuola e le amicizie spesso, ben lungi dall'essere punti di riferimento, diventano il nemico da cui scappare e nascondersi e la principale causa di repressione dei propri sentimenti. Da qui la frustrazione della doppia vita».
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