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8/10 dicembre 2009

Sassari. In tribunale due agenti di P.S. per ispezione abusiva nei confronti di attivisti del MOS/Movimento omosessuale sardo.

8 dic 2009 Si aprira’ domani, mercoledi’ 9 dicembre, al Tribunale a Sassari il processo contro i due agenti della Polizia di Stato del Reparto Anticrimine di Bari, (in quel periodo in servizio a Sassari in supporto alla Squadra Volante), accusati di ispezione abusiva per aver portato e trattenuto in questura tre esponenti del Movimento omosessuale sardo (Mos) durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2005 di Sassari. Pochi giorni prima del voto il presidente del Mos, Massimo Mele, all’epoca candidato a sindaco, e due esponenti della lista ”Liberiamo Sassari” Paolo Giuliani e Gianuario Muntoni denunciarono di essere stati perquisiti in mezzo alla strada, mentre affiggevano manifesti elettorali, e poi accompagnati in Questura e trattenuti alcune ore prima di essere rilasciati. Negli uffici della Polizia – denunciarono gli esponenti del Mos – ci fu un’ulteriore perquisizione e un’ispezione intima che secondo gli esponenti del movimento omosessuale fu eseguita con ”abuso di autorita’ generato da una malcelata omofobia”. I due esponenti del Mos Massimo Mele e Paolo Giuliani si sono costituiti parte civile con l’avvocato Pina Zappetto. Dopo l’episodio la Questura parlo’ di un normale controllo alla ricerca di armi che pero’ diede esito negativo.
Due anni fa gli agenti erano stati rinviati a giudizio dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Sassari Massimo Zaniboni.

MILITANTI GAY TRATTENUTI IN QUESTURA: AGENTI ALLA SBARRA

Due poliziotti alla sbarra per la perquisizione e l'ispezione intima cui furono sottoposti nel 2005 l'allora candidato sindaco, Massimo Mele, e gli aspiranti consiglieri comunali della lista Liberiamo Sassari, Paolo Giuliani e Gianuario Muntoni. Domani, a cinque anni dalla denuncia del leader del Mos (Movimento omosessuale sardo), gli agenti Antonello Casto e Guglielmo Cirino, uomini della Mobile di Lecce in quel periodo in distacco in città, dovranno difendersi davanti al giudice dall'accusa di «perquisizione e ispezione personale arbitraria». I fatti che saranno rivissuti domani in aula di via Roma, risalgono alla notte del 24 aprile 2005, quando in città si consumavano gli ultimi giorni della campagna elettorale per l'elezione del sindaco e del Consiglio comunale. Massimo Mele era in corsa per la carica di primo cittadino, sostenuto dalla lista Liberiamo Sassari. I tre candidati, in compagnia di un amico, furono fermati in corso Vico con l'auto carica di manifesti elettorali che stavano distribuendo per la città. Gli agenti dopo avere identificato i ragazzi (tranne Massimo Mele, che non aveva con sé i documenti) perquisirono da cima a fondo l'automobile, e poi invitarono i tre della lista civica a seguirli in questura. Qui li fecero denudare e li sottoposero a un'ispezione personale, controllando anche le loro parti intime. Secondo la denuncia presentata successivamente da Massimo Mele, i poliziotti giustificarono tanto zelo sostenendo che in base alla legge 152 in materia di sicurezza, dovevano fare dei controlli accurati alla ricerca di armi, esplosivi o strumenti di effrazione. Addosso non gli fu trovato nulla, ma i tre ragazzi furono rilasciati solo alle 6, dopo che decine di persone, compreso il leader dell'Irs, Gavino Sale, allora candidato alla presidenza della Provincia, si presentarono in questura per chiedere notizie dei ragazzi e garantire sulla loro identità. Qualche giorno più tardi Mele presentò un esposto in Procura. Nel 2007 il pm Andrea Garau chiese l'archiviazione per i due poliziotti, ma il gip Massimo Zaniboni la rigettò per ben due volte, e firmò un'ordinanza con cui dava disposizioni al pm per formulare nei confronti dei due agenti l'imputazione di perquisizione e ispezione personale arbitraria. (v. g.)