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SASSARI. NO DEL CONSIGLIO COMUNALE AL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI
Si spacca il centro-sinistra, I cristiano popolari: "«L’omosessualità è un fenomeno morale e sociale inquietante»

venerdì 31 ottobre 2008 La Nuova Sardegna
di SILVIA SANNA

SASSARI. L’opposizione esulta e chiede al sindaco di dimettersi. La maggioranza nella sconfitta annunciata legge una vittoria della democrazia. La rabbia è dipinta sui volti del gruppo di gay e lesbiche che guardano il display: 14 si, 17 no, il consiglio comunale boccia il registro delle unioni civili. Alle 17.20, quando si inizia a parlare del registro, la maggioranza è consapevole della scelta kamikaze. Altrettanto bene lo sa il centrodestra, che fa scena muta. Ufficialmente per fare emergere le spaccature in maggioranza, ufficiosamente perchè l’effetto microfono fa spesso dire cose irripetibili.
Dario Satta (Rifondazione Comunista) si rende conto che il suo appello al voto «secondo coscienza, libero da condizionamenti politici», non ha il potere magico di cambiare i numeri. E quelli, da due anni, dicono che Sassari non ritiene importante riconoscere le coppie di fatto, etero e omosessuali, e garantire loro una serie di diritti dei quali godono le famiglie tradizionali. In tanti paesi europei il registro esiste da tempo, in Spagna e Olanda gli omosessuali possono adottare i bambini. Per numerosi comuni della penisola il riconoscimento delle unioni civili è stata una scelta facile senza strascichi politici.
Satta, primo proponente del registro e del regolamento, ci mette l’anima ugualmente. «Bisogna adeguarsi a una realtà soggetta a cambiamenti profondi, lo stato deve rispondere alle esigenze che provengono dalla società. Le coppie di fatto oggi almeno un milione, nel 2007 il 20 per centi dei neonati è frutto delle unioni civili. E questi bambini abbiamo il dovere di tutelarli». Su gay e lesbiche, Satta ricorda l’invito ribadito più volte dal Parlamento Europeo «in direzione del riconoscimento dei loro diritti» e la condanna all’omofobia. Dopo Satta parlano i soliti noti, i consiglieri che sull’argomento hanno sempre avuto una posizione chiara. Vinicio Tedde (Sdi) e Dolores Lai (Ds) fanno riferimento alla Costituzione, «che mette al centro l’uomo», Giampaolo Mameli (Ds) dice che i padri costituenti nel 1948 non fecero distinzioni di sesso, razza e religione, «eppure mio figlio per la legge non ha zii, perchè le coppie di fatto non vengono riconosciute».
Il primo intervento che rema contro è quello di Tore Chessa (Cristiano Popolari). Nelle sei pagine che legge al microfono spiccano alcune frasette che fanno sobbalzare il pubblico sulla sedia. Tipo: «L’omosessualità è un fenomeno morale e sociale inquietante», «le credenze negative nei confronti dell’omosessualità sono così diffuse che gay, lesbiche e bisessuali tendono a essere omofobi, in questo caso l’omofobia prende il nome di omofobia interiorizzata». Infine: «L’omosessualità scientificamente non esiste».
Non ne nega l’esistenza ma ne prende le distanze Antonello Sassu (Margherita), che dopo due anni di riflessione è ancora più categorico. Fa un giro largo per dire che la città non vuole il registro delle unioni civili, dice che «nel 2005 tra i candidati a sindaco c’era un esponente del Mos che aveva quel punto nel suo programma. Non è stato eletto, la sua lista è stata bocciata». Massimo Mele, l’ex candidato alla carica di sindaco e presidente del Mos, arriva qualche minuto dopo ma Antonello Sassu sta parlando ancora di lui: «Ho visto un manifesto appeso sui muri della nostra città che ritrae due uomini con un bambino, la dicitura è “liberi di essere”. Sono rimasto colpito per la violenza con la quale si dà quel messaggio». Poi il paragone: «Ho collegato quel manifesto alla riforma della scuola: da una parte la violenza del maestro unico, dall’altra la violenza del sesso unico». Il pubblico è educatissimo ma non trattiene i commenti, soprattutto quando Sassu aggiunge che «sarò sempre dalla parte dei gay, quelli che vengono discriminati, per esempio sul luogo di lavoro, potranno sempre contare sul mio sostegno». Roberto Schirru (Progetto Sardegna) ricorda a Sassu «che ha basi socialiste e non proviene dalle sacrestie della città». Poi sottolinea «l’unica cosa importante che viene ignorata, cioè che ad accomunare le coppie etero e omo è l’amore. E che un bambino cresce bene con genitori che vanno d’accordo, il sesso non conta». Si becca insulti “qualcuno chiami uno psichiatra” quando accusa il centrodestra di arretratezza mentale, poi chiede scusa. Non basta per stemperare la tensione.
Ci prova il sindaco Gianfranco Ganau, che sottolinea la democrazia all’interno della maggioranza «ognuno voterà secondo coscienza», poi per la prima volta dice forte e chiaro di essere favorevole al riconoscimento delle coppie di fatto, etero o omo, «perchè è giusto estendere i diritti a chi non ce li ha». L’opposizione ritrova la parola solo per le dichiarazioni di voto: tutti contrari ma non c’erano dubbi. Finisce 17 a 14, un astenuto. Della maggioranza votano contro Sassu e Bisail (Margherita), Azara (Autonomia socialista), Chessa e Planetta (Psd’Az). Per Giancarlo Carta (An), è salva «la famiglia vera, quella formata da un uomo e da una donna». Dolores Lai è triste: «Abbiamo paura del diverso. E io provo vergogna».