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Mille a Sassari in corteo contro l’omofobia.
«Diciamo basta all’omofobia, al razzismo, alla violenza e a ogni forma di discriminazione».

Almeno mille persone, ieri sera, hanno partecipato alla manifestazione «Liberi tutti Libere tutte», organizzata dal Movimento omosessuale sardo.
Il lungo corteo, partito da via Tavolara poco prima delle 19, dopo avere attraversato le vie della città, si è riversato in piazza Tola.
Quella di ieri sera, vista da lontano, aveva tutta l’aria di una grande festa: musica dance sparata dagli altoparlanti, tre drag queen sul «carro», un pupazzo danzante alto tre metri e tanti striscioni colorati.
Visto da vicino, invece, quel party itinerante aveva ben poco di festoso. Dietro i cori, dietro gli slogan degli striscioni, infatti, c’erano le rivendicazioni dei gay, delle lesbiche, dei transessuali e dei bisessuali sardi: «Diciamo basta all’omofobia, al razzismo, alla violenza e a ogni forma di discriminazione».
Alla manifestazione di ieri hanno preso parte tantissime associazioni, dal Mos (ovviamente) a noidonne2005, dal Cantiere Sociale de l’Alguer all’Arc, dall’assemblea contro l’omofobia di Cagliari al Sindacadu de sa Natzione Sarda.
Tra i vari politici che hanno deciso di partecipare al corteo, o che sono arrivati più tardi in piazza Tola, c’erano la presidente della provincia Alessandra Giudici, il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, e l’assessore comunale ai Servizi sociali Cecilia Sechi.
«Sono qui nella doppia veste di presidente della Provincia e di libera cittadina - ha dichiarato Alessandra Giudici -, credo fermamente nella libertà dell’individuo e nel diritto all’autodeterminazione sul corpo e nelle scelte di vita. Ciò che mi dà fastidio, e che trovo assurdo, è che si debba lottare per vedere riconosciuti quelli che sono i propri diritti».
Tra i manifestanti, anche tanti giovani omosessuali che hanno avuto il coraggio di esporsi in prima persona per rivendicare i loro diritti. «A Sassari non c’è tolleranza - ha detto uno dei partecipanti -. Basta essere un po’ effeminato, per essere oggetto di insulti e minacce. Io personalmente non ho mai subito aggressioni fisiche, ma è successo a un mio amico. Non è necessario scappare e andare a vivere in una grande città, a Sassari si può pure stare, se si mette in conto il fatto di non essere liberi di essere se stessi».
Il corteo è arrivato poco prima delle 20 in piazza Tola, dove si sono alternati sul palco alcuni politici e diversi sindacalisti. «I diritti dell’individuo sono riconosciuti dalla Costituzione e vanno rispettati» ha sottolineato Gianfranco Ganau.
La segretaria regionale della Fiom, dopo avere parlato della grave situazione nel mondo del lavoro, in particolare dei diritti negati ai precari e della mancanza di sicurezza, ha chiesto un minuto di silenzio per ricordare le tre vittime della Saras.

(Federico Spano . La Nuova Sardegna 31/05/2009)