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la Nuova Sardegna — 05 giugno 2008   pagina 31   sezione: SASSARI
Quei raid omofobici
di Manlio Brigaglia

Un caso di intolleranza. Avevo appena finito di scrivere, in questa rubrica, degli autentici progressi fatti dai sassaresi che si occupano di grafica pubblicitaria che ecco il più interessante (se non addirittura il più bello) dei manifesti fatti qui in casa. E’ il manifesto del Mos, inteso come Movimento Omosessuale Sardo: forse un pò troppo liberamente ispirato ai famosi manifesti di Oliviero Toscani, in cui abbiamo visto tutti baciare tutti, ha in primo piano due giovani operai, rigorosamente in tuta, che si baciano (neppure tanto appassionatamente, verrebbe fatto di dire) sul bordo di uno dei mille scavi che traforano il suolo sassarese. La locationn, come si dice, è Piazza Tola, sicché lo sfondo del maniifesto è occupato dalla bella facciata rinascimentale del Palazzetto d’Usini che, in questa bella foto, fa la sua splendida figura. Purtroppo il manifesto, così grande e a suo modo così provocatorio (è inutile dire di no, tutta la provincia del mondo è Clochemerle, afflitta da falsi pudori), ha attirato la maldestra attenzione di qualche manipolo di ragazzi in vena di raid omofobici. Massimo Mele, presidente della sezione sassarese, ha detto alla “Nuova” che sono stati strappati un pò dappertutto (quello di via Turati addirittura distrutto per intero), accompagnati da scritte e da insulti. Qualche tempo fa il Consiglio comunale si era rifiutato di votare un ordine del giorno contro l’omofobia. Mele ne ricava l’affermazione che Sassari è una città intollerante. Non è un caso raro, nell’Italia di oggi, ma per Sassari proverei ad andarci appena appena più cauto. Da una parte si possono capire anche le ragione di cautela (politica) dei consiglieri comunali, dall’altra non si può riversare su un’intera collettività la colpa d’un gesto dei soliti teppistelli come ce ne sono in tante parti d’Italia. Prendiamola per quello che è, una di quelle bravate che sarebbe meglio i ragazzi non fossero costretti a fare dalla noia della vita quotidiana e dalla mancanza di un bel sistema comunitario di educazione alla legalità e, come in questo caso, all’accettazione anche di chi è diverso e proclama orgogliosamente il suo legittimo diritto ad esserlo. Un tempo si diceva “Sono ragazzate”: oggi sappiamo che non è così, che c’è, soprattutto fra i giovani, un diffuso disprezzo delle regole dalla vita associata: ma tant’è, il tempo è questo, ha da passà’a nuttata.  Cento, mille Mori. Ora sappiamo che non è un caso di ubiquità, ma un’allegra affermazione di orgoglio identitario. Dico dei cento sardi che, in ogni parte d’Europa, appena si accende la lucetta delle telecamere agitano dei gran bandieroni con i quattro mori. Ultime segnalazioni: mercoledì 28 al centro di una linda cittadina svizzera mentre passa il Giro d’Italia, sabato 31 a Edolo, o giù di lì, fra la folla dei tifosi di Riccò, domenica al Mugello, sotto il palco del trionfo di Valentino Rossi, non uno ma tre sbandieratori. A chent’annos.