DOMENICA, 28 GENNAIO 2007
Il sindaco Luciano Mura spiega il significato della delibera
«Non ci saranno matrimoni tra gay»
L’istituzione del registro delle unioni civili estende i servizi sociali
Massimo Mele (Mos): «Passo importante per il riconoscimento dei diritti di coppia»
PORTO TORRES. «Non si celebrerà alcun matrimonio gay». Sorride il sindaco Luciano Mura, dopo l’approvazione della delibera che a Porto Torres istituisce il registro delle unioni civili che diventerà operativo fra due settimane. «Mi sembra che si stia facendo una grande confusione - aggiunge il sindaco -. I matrimoni sono regolamentati per legge e noi non possiamo certo travalicare quella legge. Il registro è un riconoscimento delle coppie di fatto, alle quali potranno essere estesi i servizi di carattere sociale erogati dall’amministrazione».
Mura sottolinea, però, l’importanza politica della delibera approvata. «E’ un segnale forte per la politica nazionale che in questi giorni sta affrontando la discussione sulle unioni civili - commenta - ma senza alcun risvolto normativo se non estendere alle coppie di fatto, omo o eterosessuali, la possibilità di accedere all’edilizia pubblica agevolata e residenziale o ai contributi per gli affitti. Niente di più. Se poi il governo e il parlamento vareranno altre norme, noi ci adegueremo».
Alla prudenza del sindaco, fa da contraltare l’entusiasmo di Massimo Mele del Mos, il Movimento omosessuale sardo. «Il registro delle unioni civili è una grande conquista perché vengono riconosciuti non i diritti individuali ma quelli della coppia - sostiene Massimo Mele -. Una scelta in controtendenza con la politica nazionale e che non toglie nulla alle coppie già riconosciute dalla legge. Ed è importante perché viene riconosciuto il valore affettivo della coppia visto che il registro esclude esplicitamente vincoli familiari».
Mele è estremamente critico con i progetti di legge dei quali si parla in queste settimane perché si tratta di iniziative che riconoscono i diritti individuali dei componenti della coppia. «Cose che in realtà sono già normate dal codice civile - spiega -, “accordi” che si possono stipulare davanti a un notaio. Invece il registro parla di diritti della coppia che ha fatto una precisa scelta affettiva. E non mi vengano a parlare di pericoli per la famiglia. Anzi, il registro può favorire la stabilità di una coppia per così dire tradizionale. I divorzi crescono in continuazione e un periodo di convivenza, con un minimo di normativa, può essere un valido banco di prova per la solidità del legame affettivo delle coppie etero».
Anche Massimo Mele riconosce che quello del consiglio comunale è fondamentalmente un atto politico che però sdogana le coppie gay e lesbiche e che è arrivato in occasione di una ricorrenza particolare, la Giornata delle memoria che ricorda lo sterminio degli ebrei nei campi di sterminio nazisti, campi dove vennero assassinati migliaia di omosessuali. «Non esiste più il confino - sottolinea Mele - ma siamo ancora confinati da una legislazione che ci discrimina». Non manca una stoccata all’amministrazione comunale sassarese che si è impantanata davanti al registro delle unioni civili. «Il sindaco lo aveva promesso in campagna elettorale - ricorda Mele - per poi fare marcia indietro. Non solo non si riesce a votare l’istituzione del registro, ma non si fa niente neppure per arrivare alla discussione del punto. Abbiamo invitato i consiglieri, soprattutto i più contrari, a un dibattito pubblico sulle coppie di fatto, ma hanno sempre rifiutato il confronto perché sanno di non avere motivazioni valide e capacità dialettiche».
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