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23-11-06, pag. 30, Sassari Ma un referendum toglierebbe d’imbarazzo anche coloro che non si vogliono esporre Unioni civili, la maggioranza dei sassaresi è favorevole Da diverso tempo, assisto alla pubblicazione di lettere sulle UnioniCivili. Pur avendo sempre avuto un comportamento molto moderato, la lettera di Marcello Orrù è stata capace di eliminare ogni mio freno moderatore e suscitare in me grande tristezza. Certamente, la sua posizione non può definirsi unica in città, ma per fortuna non certo rappresentativa di un numero congruo di cittadini. Pur senza statistiche aggiornate, la posizione generale della cittadinanza è a favore delle UnioniCivili: ad attestarlo sono le migliaia di firme che il Comitato promotore ha raccolto e che anche personalmente ho avuto modo di raccogliere sentendo i pareri delle persone. La verità è che spesso chi siede su una sedia da consigliere tende a dimenticare che rappresenta la cittadinanza, all’interno della quale esiste sicuramente uno spaccato minoritario che non è favorevole, ma anche uno fortemente favorevole. Probabilmente tra i vari compiti istituzionali, dovrebbe porsi in agenda quello di avvicinare il più possibile tutta la cittadinanza. Ciò che della lettera mi ha fatto maggiormente trasalire è stata la successione di affermazioni, non definibili altrimenti che omofobe, in base alle quali definisce le coppie omosessuali. Tralascio subito la definizione di famiglia naturale e non, che trovo inadeguata sempre e comunque. Anche perché il termine «famiglia» nessuno lo tocca né lo vuol toccare, anzi riconosco e rispetto il valore e l’importanza che le attribuisce chi come lei ha una fede religiosa profonda. Ma altrettanto rispetto pretendo nei riguardi di chi come me ha posizioni differenti. L’utilizzazione del termine «normale» per indicare come «anormale» chi pensa o vive diversamente da lei è discriminante, antidemocratico e offensivo. Confermo a malincuore la sua affermazione di «...Italia paese di religione cattolica...» e dico a malincuore non perché sia avversa alla religione o alle posizioni della Chiesa, ma perché sono fermamente convinta del fatto che perché l’Italia possa essere considerata veramente democratica, debba essere aperta a tutte le posizioni, senza emarginarne alcune perché non allineate alla Chiesa. In più, la sua riconduzione dei valori umani e della famiglia a una normativa che riconduca alla «...naturalità dell’uomo... e quindi coppie che possano procreare per dare futuro all’ordinamento dello Stato in cui si vive...» è aberrante. Un’affermazione che svela una profonda mancanza di rispetto per la donna, che verrebbe considerata solo in quanto procreatrice. La diffusione di simili affermazioni rischiano di produrre e aumentare l’ignoranza diffusa e strisciante che porta a legittimare le azioni violente compiute sia contro le donne sia contro gay e lesbiche. Mi chiedo se conosca la realtà italiana al di fuori di Sassari, dove le coppie di fatto omosessuali (quelle che secondo lei non devono aver alcun diritto, né essere considerate) sono presenti e convivono in città in cui sono ben integrate e pure con figli (casi presenti anche qui!) tanto da aver organizzato un convegno sulle coppie omogenitoriali. Invito il consigliere Orrù a partecipare alla proiezione e al dibattito che terremo nella sede del Mos il 25 novembre e in cui parleremo della violenza degli uomini sulle donne e specificamente contro le donne omosessuali, garantendogli che l’omosessualità non è una malattia e non è contagiosa. E quanto alle UnioniCivili, invito tutti a programmare una sorta di referendum in città. Maria Rosaria d’Andrea rappresentante del Mos sezione Donna
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