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■ Una coppia è già in lista d’attesa, ma molte altre si preparano a celebrare il loro non matrimonio al comune più zapaterista della Sardegna. Dopo Atzara, Porto Torres ha tagliato ieri il traguardo delle unioni civili. E lo ha fatto con un documento che gli addetti ai lavori – vedere alla voce Mos, movimento omosessuale sardo – definiscono uno dei più avanzati d’Italia, che sorpassa a sinistra quello, ben più chiacchierato, varato a Padova nei mesi scorsi. Il sì all’istituzione di un registro che riconosce le coppie di fatto, sia etero che omosessuali, è arrivato nella seduta di consiglio di giovedì intorno alla mezzanotte.Ultimo punto all’ordine del giorno, quello sulle unioni civili, era anche il più atteso: quasi tutti i consiglieri hanno preso la parola per pronunciarsi sul documento. A VOTARE A FAVORE è stato lo schieramento di maggioranza al completo: diessini, socialisti, Rifondazione, sardisti e persino le cattolicissime Margherita e Udeur, con l’unica astensione del consigliereMassimo Mulas, segretario cittadino del Campanile. Una questione, quella dell’Udeur, che in un primo momento aveva portato il capogruppo del partito Tonino Tanda alla richiesta del voto segre- to: proposta che poi, anche grazie alle redini tirate dal presidente Pinuccio Vacca, è stata ritirata in corsa. Astenuta anche Alleanza nazionale, il provvedimento ha incassato due soli voti contrari: quello dell’ex sindaco Gilda Usai Cervelli e del forzista Gianfranco Dessì. Ma ottenere il consenso di quattro su cinque consiglieri Udeur e l’en plein della Margherita è stato un miracolo tutto portotorrese. «Un successo inaspettato », confessa il sindaco Luciano Mura. Anche se, a dirla tutta, un assaggio dei favori dell’aula era già stato dato nelle commissioni congiunte Politiche sociali e Cultura, dove il testo sul registro delle unioni civili era stato licenziato con la benedizione di Campanile e Margherita . Il giorno dopo la votazione, il primo cittadino del comune più zapaterista dell’isola è raggiante: «L’istituzione del registro delle unioni civili è un segno di civiltà – afferma Mura – che si inserisce in un solco da noi tracciato, per quanto è nelle nostre possibilità e competenze: il nostro obiettivo è l’estensione dei diritti a tutti i cittadini e a tutte le coppie, di qualunque sesso». E, perché i diritti siano più completi di quanto il Comune possa garantire con le sue forze, nel documento c’è anche un invito formale allo Stato perché a sua volta riconosca, a livello legislativo, le coppie di fatto ed estenda loro i diritti oggi previsti per le coppie sposate. Non è un caso che l’invito arrivi in un momento in cui il cattolicissimo ministro della Famiglia Rosy Bindi e quello laicissimo delle Pari Opportunità Barbara Pollastrini contrattano strenuamente un accordo intorno all’argomento. Ma, oltre che un valore simbolico, la delibera approvata giovedì in aula avrà anche ricadute concrete: agli iscritti nel registro saranno estesi i servizi che oggi il comune garantisce alle famiglie, servizi sociali e diritto all’entrata in graduatoria per l’assegnazione degli alloggi popolari. «Il registro entrerà in vigore subito: il tempo necessario per sbrigare tutte le pratiche e poi saremo pronti a partire». E probabilmente già dalla prossima settimana i conviventi potranno bussare alla porta degli uffici comunali per inaugurare il registro delle unioni civili. ■ Paola Medde sassari@ epolis.sm Provincia ■ Il provvedimento varato a Porto Torres raccoglie il consenso di diversi esponenti politici e amministratori locali. In prima linea il presidente della Provincia Alessandra Giudici che, pur in quota Margherita, si dichiara, senza alcun tentennamento, pienamente d’accordo con il documento che riconosce le coppie di fatto: «La libertà di scelta è fondamentale –afferma la Giudici - il comune di Porto Torres si è dimostrato ancora una volta all’avanguardia. E se ci vorrà tempo perché le persone si abituino a utilizzare questo strumento, pazienza: per digerire le grandi rivoluzioni, ci vuole sempre tempo». Trasversale, invece, la delusione nel capoluogo turritano, dove il sindaco diessino Gianfranco Ganau, davanti allo zoccolo duro di cattolici militanti che covano nella sua maggioranza, non può far altro che rimbalzare la soluzione del rompicapo al Governo: «Aspetteremo la legge» , è la sua posizione ufficiale. Eppure una manciata di volenterosi nella prossima seduta di consiglio potrebbe portare all’ordine del giorno la questione: per ora si tratta di un’indiscrezione, per la conferma ufficiale bisognerà aspettare lunedì. Ma intanto il dibattito è aperto e anche Sassari si interroga.
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