DOMENICA, 18 MAGGIO 2008 - Pagina 8 - La Nuova Sardegna
Contributi casa alle coppie di fatto
Il Movimento omosessuale: fondi regionali anche a gay e lesbiche
SASSARI. Due settimane fa la Regione ha previsto un finanziamento di 25 milioni di euro per aiutare le coppie ad acquistare la prima casa. Anche se il testo del bando non entra nel dettaglio, specificandolo a chiare lettere, ai contributi possono accedere anche i gay e le lesbiche che decidono di vivere sotto lo stesso tetto.
Il finanziamento, infatti, fa riferimento alla legge sulla “famiglia anagrafica”, e non al matrimonio. «Quando abbiamo letto il bando sui giornali - spiega Massimo Mele, presidente del Movimento Omosessuale Sardo - ci è venuto il dubbio. Allora durante un incontro con il presidente della Regione Renato Soru abbiamo chiesto spiegazioni. Il governatore ci ha assicurato che gli stanziamenti per l’acquisto della prima casa erano estesi a tutti».
Ogni persona che convive con un’altra, a prescindere dal genere e dall’orientamento, può fare domanda. Per essere riconosciuti come coppia, non è necessario infatti essere iscritti a un registro delle unioni civili, strumento che la stragrande maggioranza dei comuni nemmeno possiedono.
Basta semplicemente andare all’anagrafe, registrarsi e dichiarare di essere una coppia che vive sotto lo stesso tetto.Questo costituisce una certificazione sufficiente per poter partecipare al bando regionale. Gay e lesbiche, dunque, se avranno i requisiti e il Servizio di Edilizia residenziale attribuirà un punteggio adeguato, potranno usufruire della concessione di un contributo fino a 25mila euro a fondo perduto per acquistare, costruire in proprio o recuperare la prima abitazione.
I casi che avranno più titoli, perché considerati a maggior tutela, sono naturalmente le coppie di nuova formazione, le famiglie costituite da genitori soli con uno o più figli a carico, i nuclei familiari in cui uno o più componenti si trova in situazione di disabilità grave.
L’iniziativa regionale, in verità, non è un caso a sè. Le coppie gay, ad esempio, possono entrare nelle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi popolari nei vari comuni. Però è di certo un segnale di grande sensibilità verso l’abbattimento della discriminazione.
«Soru si è dimostrato molto disponibile nei nostri confronti - continua Massimo Mele - ha chiesto al Mos di presentare un elenco di richieste, e specificare le competenze della Regione e gli ambiti in cui l’amministrazione può intervenire per contribuire a far valere i diritti degli omosessuali e contrastare l’omofobia».
Un settore, certamente, è quello della sanità, dato che le Aziende sanitarie locali dipendono dalla Regione: «Soru ha preso un altro impegno: farà in modo che il convivente gay possa ottenere il diritto di andare a trovare il suo compagno in ospedale, quando quest’ultimo è incapace di intendere e volere, perché magari in coma. Fino ad ora questa possibilità è consentita solo ai coniugi o ai parenti stretti. Ma paradossalmente non al compagno di una vita», conclude Massimo Mele.
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