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di Costantino Cossu - 31 Marzo 2009
altra italia - L'OMOFOBIA CRESCE IN SARDEGNA
L'isola CHE HA PAURA
SASSARI
L'ultima vittima degli attacchi omofobi in Sardegna è stato Antonello Depalmas. A Sassari la sua macchina è stata presa a fucilate. Ma prima era toccato a un trentenne picchiato nel Campidano, ancora prima a un ragazzo stuprato in provincia di Olbia

Si è appostato nelle dune, o tra i cespugli. Fucile in mano, ha atteso che il bersaglio gli sfilasse davanti. Ha visto i fari dell'auto accendersi, il motore partire. Così ha preso la mira e ha premuto il grilletto. Antonello Depalmas, 45 anni, sassarese, parrucchiere, ha sentito il lunotto posteriore frantumarsi: «Ho avuto paura. Quando ti sparano addosso non stai lì a fermare l'auto e controllare quel che è successo. D'istinto ho accelerato e sono scappato via». Così le cronache locali raccontano l'ultimo episodio di violenza contro i gay in Sardegna, accaduto pochi giorni fa sul litorale di Platamona, a diciotto chilometri da Sassari. Negli ultimi mesi nell'isola c'è stato un aumento vertiginoso dei casi di omofobia. «Sembra quasi - dice Massimo Mele, presidente del Movimento omosessuale sardo (Mos) - un bollettino di guerra: dalla morte sospetta di un ragazzo nei parcheggi della fiera di Cagliari, al feroce pestaggio di un trentenne, Roberto Collu, a Villacidro nel Campidano, alla violenza con stupro di un ragazzo, M. C., in provincia di Olbia, fino alle fucilate contro Depalmas a Platamona. Unico legame fra le vittime la loro omosessualità.
I casi citati sono noti perché apparsi sui giornali o comunque denunciati alle forze dell'ordine. Ma non sono che la punta dell'iceberg, considerato che il 99 per cento delle vittime preferisce non denunciare. Per paura, per vergogna, per i sensi di colpa che la mancata accettazione della loro sessualità comporta. Ma anche per il timore di perdere il posto di lavoro che, in un momento di crisi come quello attuale, non è un fattore secondario.
«Attraverso il telefono amico del Mos - spiega ancora Mele - e con il passaparola siamo venuti a conoscenza di una realtà sempre più violenta e aggressiva nei confronti di chi è considerato diverso. L'omofobia in Italia non è reato, ma nemmeno un'aggravante. In quindici anni, dalla prima risoluzione del parlamento europeo contro l'omofobia e per i diritti di gay, lesbiche e trans datata 1994, il governo italiano non è ancora riuscito ad inserire l'omofobia fra le aggravanti della legge Mancino contro discriminazione e razzismo. Così, quelli che in America vengono definiti "hate crimes", crimini di odio, in Italia sono semplici ragazzate o episodi relegati al mondo del bullismo.
Accettare la propria omosessualità non è sempre facile. Bisogna intraprendere un difficile cammino di rielaborazione dei valori e delle finalità che la cultura etero/cattolica ci impone fin dalla nascita. Viviamo in famiglie eterosessuali, in scuole eterosessuali e in contesti sociali basati su dinamiche relazionali prettamente eterosessuali. Non si chiede mai a nessuno di esplicitare la propria eterosessualità, perché la si dà per scontata. Esplicitare la propria omosessualità rompe di fatto questo schema e impone agli "altri" una rielaborazione culturale che non tutti riescono ad affrontare».
E quanto difficile sia, in Sardegna, la "rielaborazione culturale" lo dimostra il fatto che nell'isola due soli comuni, Porto Torres e Atzara (in Barbagia), hanno istituito il registro per le unioni civili. E di come vadano le cose quando si parla di riconoscimento dei diritti degli omosessuali è indicativo il caso di Sassari. Qui il sindaco Gianfranco Ganau (prima Ds e oggi Pd), eletto nel 2005, da quattro anni cerca di far passare l'istituzione del registro delle unioni civili. Si scontra però, oltre che con l'opposizione di centro destra, con la resistenza della sua stessa maggioranza. «La coalizione di centro sinistra - dice Massimo Mele - è compatta solo nelle decisioni dove in ballo ci sono questioni legate a forti interessi economici, come il piano urbanistico comunale, e si sgretola se si parla di diritti. Non è una maggioranza politica, ma d'affari. Tutti d'accordo quando si deve votare il piano del le nuove aree edificabili: se però si parla di grandi temi, e in ballo c'è la dignità della città e non gli interessi dei singoli, allora il centro sinistra diventa ostaggio delle componenti clericali. La stessa identica situazione esiste a Nuoro, comune governato da una maggioranza di centro sinistra. Non parliamo poi di Cagliari, di Olbia e di Oristano, città amministrate da giunte di centro destra».
Il fatto è che in Sardegna l'omosessualità non è vista come problema prioritario e raramente le amministrazioni pubbliche, di qualsiasi colore, si sono impegnate a combattere l'omofobia o almeno a sostenere le associazioni che offrono servizi alle persone omosessuali. Atzara e Porto Torres sono casi isolati. Anche a Quartu, comune governato dal centro sinistra, il registro è stato bocciato. A Sassari si sono spinti oltre: no al registro, condanna, con un documento del consiglio comunale, del Movimento omosessuale sardo dopo che questo ha protestato pubblicamente occupando simbolicamente l'aula, congelamento della mozione contro l'omofobia, ferma da più di un anno in commissione.
«In un simile contesto - aggiunge ancora Massimo Mele - gli anatemi vaticani e le aggressioni verbali di politici e di amministratori pubblici, dai "culattoni" di Calderoli, ai "deviati" della Binetti fino all'incitamento all'omicidio come nel caso dell'assessore lombardo Prosperini, ma anche le dichiarazioni omofobiche di diversi esponenti del consiglio comunale di Sassari, non aiutano gay e lesbiche nel loro percorso di auto accettazione, né il resto della società ad aprirsi verso l'omosessualità.
Da anni l'omosessualità è considerata una semplice "variante naturale del comportamento umano" (Organizzazione mondiale della sanità) e non si capisce quindi come sia possibile che personalità politiche e religiose possano offendere e aggredire verbalmente le persone omosessuali senza pagarne le conseguenze».
«Il 17 maggio - conclude Mele - ricorre la giornata mondiale contro l'omofobia. Il Movimento omosessuale sardo spedirà a tutte le amministrazioni in Sardegna il testo di una mozione di condanna dell'omofobia che riconosce a gay, lesbiche e trans il diritto di vivere liberamente la propria sessualità. E chiederà che sia sottoscritto. Riusciranno i nostri politici a compiere questo minimo gesto di civiltà?».