Riportiamo di seguito alcune lettere sull'occupazione del MOS apparse sulla stampa
Non capisco la reazione di sindaco e consiglieri
Mi stupisco e mi preoccupo nel notare quanto Sassari stia diventando sempre più un microcosmo ripiegato su se stesso. Mi riferisco a quanto accaduto in consiglio comunale, ma soprattutto alla reazione del Sindaco e della presidente del consiglio sulla pacifica invasione di alcuni rappresentanti del Mos e di altre organizzazioni cittadine. L’Unione europea ha votato una risoluzione che condanna «i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l’odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo» e chiede «alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli», ma a Sassari accade l’esatto contrario. In Comune si permette che alcuni consiglieri facciano commenti apertamente discriminatori verso una parte della cittadinanza, uno su tutti: definire l’omosessualità “devianza”. L’Organizzazione mondiale della sanità la definisce una semplice variante naturale del comportamento umano, ma evidentemente Sassari è fuori dal mondo. Nessuno si sogna di prendere in considerazione le ripercussioni che tali affermazioni possono avere sulla cittadinanza. I violenti e gli ignoranti continueranno a rimanere tali prendendo per oro colato le parole dei sedicenti consiglieri, mentre i cittadini più deboli (in particolari i più giovani che hanno appena scoperto il loro orientamento sessuale) si sentiranno fragili, confusi e sempre più rifiutati dalla società a partire dai loro amministratori. La vera aberrazione, tuttavia, arriva quando Ganau e la Spanedda decidono di scendere in campo per censurare la pacifica manifestazione del Mos, affermando che l’occupazione della sala consiliare è stata lesiva della dignità di tutti i consiglieri comunali. Ma sono più lesive le proteste di chi si sente continuamente offeso da gente che si crede in diritto di farlo oppure le dichiarazioni del consiglio comunale che danno del deviato al prossimo?
Annalisa Masala
Non posso condividere la protesta del Mos
Il riconoscimento delle coppie di fatto e del matrimonio tra omosessuali è presente in modo costante nel dibattito politico da oltre un anno, a livello nazionale e locale. A mio avviso il riconoscimento di tali diritti è chiaramente indicato nella Costituzionale, in particolare nell’articolo 2 che recita “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” e nell’articolo 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e infine nell’articolo 29 “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. La nostra Carta Costituzionale non fa riferimento a matrimoni solo tra eterosessuali e basterebbe tradurre in leggi questi articoli per rispondere ai diritti delle coppie di fatto e anche al riconoscimento dei matrimoni omosessuali, come è avvenuto in Spagna e in molti altri paesi europei. Come si vede, il problema è l’estensione di diritti e non una mera questione di coscienza, perché i diritti di chi ha convinzioni diverse per motivi religiosi o altro, sono pienamente tutelati. L’accoglimento di questi diritti trova un ostacolo nella campagna oscurantista della chiesa cattolica, che ha il diritto di dire la sua, ma allo stesso tempo lo Stato ha il diritto e il dovere di tutelare tutti i cittadini,ancor più se sono una minoranza. Dall’altro, un clima presente nella nostra società e che trova sostegno nelle posizioni di alcuni consiglieri comunali che considerano l’omossesualità una devianza o peggio ancora una malattia, tali convinzioni alimentano l’omofobia. Qualunque sostegno a posizioni razziste o omofobiche deve essere condannato. La battaglia che il Mos sta portando avanti a Sassari è una battaglia civile, svolta spesso in condizioni di difficoltà, ma che ha trovato alleati in molti partiti della sinistra, movimenti, associazioni e cittadini. L’iniziativa del Mos, conclusasi con l’occupazione del consiglio comunale, frena questa lotta. Io la ritengo totalmente sbagliata e controproducente. Capisco la ragione che ha portato alla scelta, la logica del “tanto peggio, tanto meglio”, ma personalmente preferisco guadagnare o difendere ogni giorno anche con fatica un pezzo di libertà e di diritti piuttosto che distruggere tutto.
Gianpaolo Mameli Consigliere comunale
Inqualificabile l’attacco al consiglio comunale
Ha veramente dell’inqualificabile l’assurdo attacco cristianofobico fatto in Comune da parte di Massimo Mele e dei vari gruppi della sinistra radicale e indipendentista. Ho provato un senso di inquietudine e smarrimento nel vedere questo grave fatto e nel sentire più che altro i toni della conversazione utilizzati da Mele Penso che azioni come queste non aiutino alla ricerca del dialogo e di una soluzione pacifica con i consiglieri dichiaratamente cattolici e verso un’approvazione dei registri delle coppie di fatto. Mi è parso di capire, nell’ascolto delle parole del leader del Movimento omosessuale sardo, un isterico e violento modo di arrivare a un qualcosa di inarrivabile, per lo meno a Sassari, come l’approvazione dei registri delle coppie di fatto accentuando lo scontro con la Chiesa che ritiene l’omosessualità una devianza e non come viene detto in malafede una malattia. Sarebbe invece ora di sedersi a un tavolo dove tutti possano dialogare ed esprimere le proprie posizioni senza perdere il buon senso.
Pietro Serra
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