11-07-07, il Sardegna
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Il caso. Passa con difficoltà la condanna dell'occupazione dell'aula da parte del movimento omosessuale
Il Mos spacca Palazzo Ducale, lite sull’invasione del Consiglio
Il Comune condanna ma non denuncia: sull'episodio comunque due inchieste in Procura
“Discutere l'omosessualità non ha senso, e non siamo qui per questo”. Vinicio Tedde, consigliere dello Sdi e tra i sostenitori del mai approvato registro delle unioni civili, coglie il punto di tre ore e mezzo di dibattito serrato, vivace, colorito. Spesso fuori strada rispetto al nocciolo della questione, ma dal tema appetitoso a sufficienza per cavalcarlo e, se possibile, strumentalizzarlo. C'è da approvare l'ordine del giorno con cui palazzo Ducale condanna l'occupazione del Mos del 28 giugno, e alla fine l'assemblea civica affida il suo si a 17 mani, divise tra maggioranza e opposizione, contro le 4 che votano no, ugualmente bipartisan, e due astensioni. IL Comune prende posizione contro l'invasione pacifica del movimento omosessuale, deciso a dire la sua, a modo suo, sull'atteggiamento di Palazzo Ducale in materia Dico: “Condanna e denuncia dell'indebita occupazione della sala del consiglio comunale il 28 giugno”, recita l'ordine del giorno sottoscritto da una ventina di consiglieri, ma delle due, il testo contiene solo la condanna. La denuncia è invece già affare della Magistratura, tramite le indagini, due parallele, della Questura.
I consiglieri non si espongono, invece, e dall'ordine del giorno fanno sparire la richiesta al sindaco e al presidente del consiglio di presentare denuncia immediata alla Procura della Repubblica. Preferiscono definire il comportamento del Mos “una minaccia alle istituzioni e alla democrazia”, e con dannarlo in modo “unanime, fermo e incondizionato”. Il tutto firmato solo da 20 consiglieri di maggioranza e minoranza, primi a siglare Sassu, Profili, Orrù, Carta e Chessa, i cinque che si sentivano più danneggiati dalle colorite espressioni usate quella sera dal presidente Massimo Mele: gli altri o non c'erano all'incontro messo su da Antonello Sassu, primo firmatario, oppure si erano tirati fuori. Oppure erano contrari alla linea dura, come Dolores Lai, e Giampaolo Mameli, Ds, Roberto Schirru, Progetto Sardegna, e Piero Frau, Udc. Loro alla fine hanno detto no. La discussione decolla presto, perchè Chessa, gruppo Udeur, taglia i preliminari e si ritiene “indignato e seccato per quanto dichiarato dal signor Mele”, sostenendo poi “quanto è insensato pubblicizzare un simile elemento, che per farsi ascoltare deve sempre farlo con prepotenza”. La risposta alla provocazione del presidente del Mos, fatta quel pomeriggio dallo scranno principale del consiglio, è diretta e senza veli, mentre Antonello Sassu parla di “estrema gravità perchè questo è il luogo del governo”, Forteleoni spera “che non succeda più” e Alberto Galisai si scaglia contro “chi ha violato l'aula”; Marcello Orrù, invece si spinge oltre, affermando che “l'azione è stata strumentalizzata dall'estrema sinistra” e che “Dico e Pacs servono solo a stravolgere la felicità della famiglia”. Il coup de theatre quando Piero Frau si schiera contro l'ordine del giorno, attirandosi simpatie e antipatie bipartisan e proponendo di incontrare il Mos durante il consiglio comunale.
Riesce a sbalestrare tutti e far intervenire il sindaco, prima di un incontro tra capigruppo che non riconduce alla ragione i contrari. Che votano no chiedendosi il senso dello stesso ordine del giorno. E perchè di una mattinata di veleni.
Ganau respinge il registro “Non è mai stato richiesto” I no del sindaco
■ ■ Quando il sindaco comincia il suo breve intervento loro ormai sono in tanti. I rappresentanti del movimento omosessuale sardo si sono seduti in fondo a quella sala che il pomeriggio del 28 giugno, sfrontati e scanzonati, occuparono con l’aiuto e la solidarietà di associazioni e movimenti sassaresi. Ad ascoltare, stavolta, ciò che il consiglio accusato di non aver fatto nulla per il registro delle Unioni civili ha da dire su di loro. Gianfranco Ganau alla fine parla, senza discostarsi molto da quanto aveva detto il giorno dopo la manifestazione del Mos: «Ho condannato e condanno il gesto, è inaccettabile che per manifestare si occupi l’aula consiliare. E’ il metodo il fatto inaccettabile». Sul registro delle Unioni civili, ritirato in ballo da Frau “che si è detto disponibile a firmarlo” e da Tedde, sempre pronto a presentare la richiesta, il primo cittadino taglia corto: «Sul registro non è mai stata presentata una vera richiesta».
Se mesi fa, quando la proposta sembrrava vicina al traguardo, aveva avuto problemi nel compattare la maggioranza, oggi l’impresa sarebbe impossibile. Difficile che torni sul tavolo del centrosinistra, vista la posizione sempre refrattaria di Margherita e Udeur.
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