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Nuovo rinvio a giudizio per il circolo Borderline.
Il MOS: ora basta con la persecuzione giudiziaria!

Settembre 2009.
A distanza di cinque anni dall'ultimo sequestro preventivo del circolo Borderline, e dopo appena un anno dalla conclusione di tutti i processi a carico del circolo, conclusi con un nulla di fatto e la “liberazione” dei locali, la Procura della Repubblica di Sassari ci ha appena comunicato una nuova citazione a giudizio. L'accusa è sempre la stessa: “per avere, con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso, […] diffondendo musica ad alto volume fino alle prime ore del mattino, disturbato le occupazioni ed il riposo dei condomini di via Rockfeller 16”. Destinatario del procedimento Massimo Mele in qualità di presidente del Circolo Borderline. Fatto questo alquanto singolare dato che il circolo Borderline non esiste più dal lontano 2004, anno in cui i locali del circolo vennero posti sotto sequestro “preventivo” dalla stessa PM che firma la nuova citazione: Roberta Pischedda.

Ma ancora più singolare, nel leggere gli incartamenti, la situazione cui si riferisce la citazione. Era il 31 Gennaio 2008 e, in occasione della giornata della memoria, il Movimento Omosessuale Sardo organizzava, presso la propria sede in via Rockfeller 16/c, un reading di brani tratti dai racconti degli internati omosessuali nei lager nazisti. Il reading prevedeva un sottofondo musicale in sintonia con il tema. Durante la serata ben tre controlli delle forze dell'ordine, chiamate da un'inquilina, interruppero l'iniziativa. Prima i carabinieri, poi i poliziotti ed infine i Vigili Urbani. Questi ultimi, su nostra richiesta, ci rilasciarono un verbale di controllo che dice testualmente: “All'interno del locale erano presenti alcuni avventori; la musica era ad un volume molto basso “da sottofondo”.

Per questo fu enorme il nostro stupore nel leggere la denuncia che l'inquilina in questione, Emanuela Serra, presentò contro di noi e che risulta l'unica prova alla base del procedimento: “[...] La sottoscritta chiedeva così l'intervento dei Vigili Urbani i quali, sul posto, verificavano la diffusione della musica ad alto volume, tanto da sentirla all'interno dell'atrio del palazzo nel cui seminterrato è il circolo Borderline”. A questo punto è lecito chiedersi se la parola di una vicina manifestamente omofoba, che negli anni ha dimostrato di avere un forte risentimento verso gay e lesbiche, ha più valore di un verbale redatto dai pubblici ufficiali preposti al controllo di questo tipo di infrazioni.

Ma la fretta porta a commettere errori. Forse per questo la Dott.ssa Pischedda ne commette uno molto grossolano richiamando, nella citazione a giudizio, la “Recidiva specifica infraquinquennale”, art. 99 CP, forse ignara della modifica all'articolo apportata dalla legge 251 del 2005 (la “ex Cirielli”) che la rende inutilizzabile in questo tipo di processi.

Frettoloso o deviato da denunce contenenti notizie false poco ci importa. Abbiamo sempre accettato le decisioni della magistratura e ci siamo sempre difesi nei luoghi competenti e, finora, senza mai venire condannati. Ma dopo otto anni di aule giudiziarie, dopo la chiusura del circolo Borderline, dopo le migliaia di euro da noi spese e le decine di migliaia spese dai contribuenti, crediamo sia giunto il momento di dire basta.

In questa ondata di omofobia che investe il nostro Paese non facciamo alcuna difficoltà a pensare che esistano persone in grado di dichiarare il falso pur di attaccarci. Quello che ci riesce difficile capire è come sia possibile che un Pubblico Ministero possa, anche involontariamente, avvallare tali comportamenti. Negli ultimi otto anni la dott.ssa Pischedda ha firmato non meno di sei procedimenti a nostro carico e nessuno di questi si è concluso con una condanna. Ha sequestrato i locali del circolo per ben quattro volte per una durata totale di quasi sei anni dal 2000 al 2008 decretando la morte del circolo e imponendo al MOS di trovare i soldi per pagare sia i debiti del circolo (il sequestro non cancella certo le spese fisse di un locale) che le spese di processi tanto inutili quanto ridicoli.

Il Movimento Omosessuale Sardo chiede alla città di esprimere tutta la solidarietà possibile e, nello specifico, chiediamo a tutte le componenti della magistratura e alle sue rappresentanze di esprimersi sul caso affinché l'eventuale comportamento scorretto di alcuni singoli elementi non getti discredito sull'intera categoria e non pregiudichi quel rispetto doveroso che bisogna avere verso una componente così importante della nostra vita democratica.

Il direttivo del MOS

Documentazione scaricabile in formato .jpg:
- Citazione a giudizio
- Denuncia Serra pagina1
- Denuncia Serra pagina 2
- Verbale Vigili Urbani