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La Nuova Sardegna

DOMENICA, 15 APRILE 2007

«Fuori fuoco», riflettori sull’omosessualità

Al circolo Borderline di Sassari il film del regista di origini sarde Daniele Salaris

SASSARI. Identità omosessuale e conflitti in Medio Oriente. Sono i temi del documentario «Out of focus» (Fuori fuoco) dei registi torinesi Daniele Salaris ed Ernaldo Data, che l’altra sera è stato proiettato al circolo Borderline. Vincitore dell’ultima edizione del Torino Film Festival per quanto attiene a «Spazio Torino», il film racconta la convivenza di guerra, politica e religione in Israele e nei paesi arabi, attraverso tre storie di omosessualità. Protagonisti degli episodi sono quattro ragazze lesbiche che parlano della loro esperienza nell’esercito israeliano; poi un gruppo di gay che ha partecipato al World Pride dell’agosto 2006 a Gerusalemme; e infine c’è Raafat, un gay palestinese che si racconta davanti allo specchio, prima di esibirsi in una performance da drag queen.
 Ideatore del progetto è stato Daniele Salaris, un giovane regista torinese di origini sarde, che da un paio di anni gira il mondo per raccontare e testimoniare il mondo gay attraverso le immagini. Nel 2006 è stato inviato speciale al Gay Pride di Mosca e di Cracovia per conto di Gay.tv. Poi ha girato due documentari a tema anche in Russia e in Polonia e infine ha realizzato il film «Fuori fuoco». Un video documento di appena trenta minuti, che regista e colleghi stanno portando in giro per l’Italia. La tappa sassarese del film ha visto la partecipazione non solo degli interessati al tema, ma anche di curiosi e politici, che per un giorno hanno condiviso una realtà che spesso li divide.
 La proiezione del film ha ispirato un articolato dibattito al quale hanno partecipato Massimo Mele del Mos (Movimento omosessuale sardo), Franco Uda, presidente regionale dell’Arci ed Elias Vacca, deputato del Pdci. «Non bisogna battersi solo per la liberazione della Palestina - ha detto Massimo Mele - ma anche per la creazione di una società futura che non solo salvaguardi l’identità nazionale, ma anche i diritti di ogni singolo individuo, anche dal punto vista sessuale». Quindi, il regista del documentario ha sottolineato alcuni aspetti della realtà gay in Medio Oriente. «Gerusalemme e Tel Aviv - ha detto Daniele Salaris - sono due territori di uno stesso stato che vivono agli antipodi. Le quattro ragazze lesbiche del documentario, infatti, vivono a Tel Aviv, perché è una città meno politicizzata rispetto a Gerusalemme e quindi è più semplice mostrare la propria identità sessuale». «La creazione di nuove identità - ha poi sottolineato Franco Uda - non deve essere vista in maniera negativa. Una persona, palestinese o israeliana che sia, è libera di essere gay». «L’orientamento sessuale diventa identità - ha detto Elias Vacca - nel momento in cui essere omosessuali comporta una discriminazione in un contesto sociale e politico. Perciò io continuo a insistere sulla mia proposta di legge per il riconoscimento del matrimonio omosessuale».
 Il regista ha anche illustrato il documentario al quale sta lavorando attualmente: «The Beirut apt» (L’appartamento di Beirut), ambientato in Libano. Il film intende raccontare il paese dei cedri oggi, diviso com’è da conflitti politici e religiosi. Proprio a Beirut è nata la prima organizzazione del mondo arabo per i diritti di gay e lesbiche.