09/06/2003 - Il Manifesto
In Terra santa per i diritti gay e per la pace
Queer for peace arriverà mercoledì: visite ai Territori occupati e «Pride» il 13
L'iniziativa era stata proposta nel novembre scorso in un seminario su «gay, lesbiche e neoliberismo» al Forum sociale europeo di Firenze
A Gerusalemme sfileranno dietro a uno striscione con su scritto: «Make love: your only occupation», fate l'amore: la vostra unica occupazione. Queer for peace, rete internazionale di gruppi, circoli e singoli attivisti gay, lesbiche, bisessuali e transgender (glbt) vuole portare il proprio contributo politico al Pride che si terrà nella Città santa il 13 giugno prossimo. In arrivo a Tel Aviv mercoledì prossimo, quelli di Queer for peace saranno in Palestina e Israele non solo per rivendicare il diritto alla libertà di orientamento sessuale in ogni parte del mondo, ma anche per dire «basta» all'occupazione israeliana dei Territori palestinesi che va avanti dal 1967. L'idea di un'iniziativa in Palestina è sbocciata nel novembre scorso, nell'ambito di un seminario su «gay lesbiche e neoliberismo» del Forum sociale europeo di Firenze; nei mesi successivi è nata Queer for peace. Ma perché un'iniziativa proprio in Palestina? Per «l'intreccio forte, politico, che il movimento glbt ha costruito assieme al Movimento dei movimenti», spiega Titti De Simone, deputata di Rifondazione comunista. In quest'ottica, secondo De Simone, bisogna «costruire un movimento internazionale contro la guerra e per i diritti umani, per realizzare un'alternativa alla globalizzazine neoliberista». Per i glbt i problemi, in Medio Oriente, sono tanti: in Palestina, come in gran parte dei paesi arabi cosiddetti «moderati», il crescente potere delle organizzazioni fondamentaliste islamiche e la militarizzazione dei rapporti sociali generata dall'occupazione israeliana, hanno interrotto la tradizionale «tolleranza repressiva» nei confronti di gay, lesbiche, bisessuali e transgender.
Massimo Mele, del Movimento omosessuale sardo, chiarisce lo scopo della «missione», che prevede come tappe Gaza, la Cisgiordania e Tel Aviv, oltre naturalmente a Gerusalemme per il Pride della prossima settimana. «Le ragioni del viaggio sono essenzialmente due: - dice Mele - affermare i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e trangender, nonché quelli della pace». Mele sottolinea quanto la loro visita tenda a portare solidarietà ai glbt palestinesi e israeliani, dato che la situazione per entrambi è molto pesante. «La realtà dell'occupazione ha esasperato la militarizzazione dei rapporti sociali» da un lato e, dall'altro, continua Mele, «il fondamentalismo ha impedito la formazione di una comunità glbt consapevole e attiva nei Territori occupati; c'è, ma è molto, molto nascosta».
Per sottolineare come l'affermazione dei diritti glbt possa realizzarsi solo nell'ambito della liberazione nazionale palestinese e della fine dell'occupazione israeliana, Queer for peace avrà una serie d'incontri con i politici dell'Autorità nazionale palestinese. Vedranno Mustafà Bargouthi, delle Ong palestinesi, l'intellettuale Hanan Hasrawi e, oltre al campo profughi di Jenin e la Srtiscia di Gaza, proveranno a raggiungere il Mukata di Ramallah e incontrare il presidente Yasser Arafat.
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