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Lo striscione del MOSIntervento del MOS sul pride 2007


“Abbiamo provato a mediare ed ad assumerci tutte le responsabilità politiche del dialogo e non abbiamo ottenuto niente, ora siamo arrabbiati e decisi ad ottenere tutto: Parità, dignità, laicità”.
E’ racchiuso qui il senso del successo dell’imponente manifestazione di sabato 16 a Roma. Una moltitudine di persone, gay, lesbiche, trans ed eterosessuali accomunate dal desiderio di liberarsi da questa cappa oppressiva di un fondamentalismo esasperato che vorrebbe imporci desideri, comportamenti e stili di vita. Una manifestazione grandiosa e colorata che ha dimostrato ai partiti, in totale crisi di partecipazione, che il movimento omosessuale italiano si è ormai affrancato dalla tradizionale sudditanza al centro sinistra e che non è più disposto a mediare sui propri diritti e, più in generale, sulla laicità di uno stato che affonda le sue radici nell’antifascismo.
E dalle pagine della Nuova Sardegna, Ferdinando Camon, esprime tutta l’omofobia del nuovo cattolicesimo integralista e, nella disperata ricerca di argomenti contro il Pride, contrappone le famiglie omosessuali che hanno sfilato con “prole che viene da chissà dove” alla famiglia eterosessuale. Quasi che chiedere diritti per se e i propri figli, che anche gay e lesbiche sono capaci di procreare (benché forse lui ci vorrebbe tutti sterili), significasse contrapporsi a qualcuno. Chi ha già diritti nulla deve temere dall’estensione di questi a chi ne è privo. Ma la tecnica razzista è sempre quella: contro gli immigrati si utilizzano strumentalmente i Falchi e striscionedisoccupati, ai quali gli immigrati ruberebbero il lavoro, contro i gay si utilizzano i bambini e le famiglie, “minacciate” dalle unioni civili. Ma Camon non si ferma qui, e, con linguaggio greve e volgare, utilizza la denigrazione come arma politica: “mostrarsi a coppie, uno davanti e uno dietro, seminudi, e sfilare per la città ancheggiando destra-sinistra, avanti-indietro” e ancora “donne e uomini, tutti completamente nudi, sfilavano sghignazzando”. Ma se due tette al vento e un paio di corpi nudi disegnati da artisti affermati, in una pratica famosa come il “Body painting”, vengono considerati provocatori, l’accostamento di Bagnasco dell’omosessualità alla pedofilia e all’incesto è considerato semplice diritto di opinione. E poco importa se lo scandalo pedofilia attraversi la Chiesa cattolica da Roma al Brasile così come la tanto decantata famiglia eterosessuale suggellata dal matrimonio: negare l’evidenza e utilizzare le proprie colpe come clave contro il nemico è, notoriamente, pratica fascista. A tanto integralismo non ci può essere risposta migliore della manifestazione di sabato: un milione di persone che rivendicano il proprio diritto ad autodeterminarsi nei sentimenti, nel corpo e nelle scelte di vita. Da piazza San Giovanni un monito alla politica e ai partiti di centro sinistra: il piccolo e debole movimento omosessuale, senza i soldi e la forza mediatica del Vaticano, ha portato in piazza un milione di persone semplicemente incarnando quella voglia di libertà e laicità che attraversa oggi tutto il popolo italiano. Prendetene atto o la distanza tra voi e il paese diventerà incolmabile.
Piazza s. Giovanni

Movimento Omosessuale Sardo