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Da Ramallah-Palestina
delegazione del MOS con Queer for Peace, rete internazionale gay, lesbica, trans contro la guerra

Queer for Peace, la rete internazionale gay e lesbica contro la guerra si trova da qualche giuorno in Palestina per una nuova missione di sostegno al nascente movimento gay e lesbico palestinese e di cooperazione con i Comitati delle Donne, con dei progetti di sensibilizzazione della popolazione giovanile e degli adolescenti sulla diversita' e un diverso approcio con il corpo e la sessualita'. L'arrivo a scaglioni, per evitare problemi con i controlli israeliani non ha evitato alcuni inconvenineti, come il pernottamento forzato di una notte a Vienna e il sequestro di una videocamera e di altro materiale elettronico, ora nelle mani della sicurezza israeliana, per la delegazione del MOS di cui fanno parte Massimo Mele e Raoul Kafka. La delegazione MOS si trova ora a Ramallah da dove, dopo essersi riunita con gli altri militanti di Queer for Peace e aver incontrato alcuni esponenti dei nuovi gruppi sociali che si oppongono allo strapotere dei due grandi partiti palestinesi, Fatah e Hamas, si appresta a partire per Jenin, dove iniziera', nel fine settimana, il primo workshop con adolescenti e bambini, sul corpo e la relazione interpersonale. Questa mattina invece l'incontro con la direzione nazionale dei Comitati delle donne per discutere dell'attuale situazione politica e sociale del territorio. Dopo i tumulti delle scorse settimane con le violenze israeliane e la battaglia per il potere fra le diverse fazioni palestinesi, ora sembra arrivato un periodo di calma, legato principalmente all'attesa di nuovi avvenimenti e sopratutto di capire come muoversi per evitare una vera e propria guerra civile che potrebbe annientare definitivamente la societa' palestinese. Negli spostamenti non abbiamo potuto fare a meno di notare la nuova tattica di israele, incentrata da una parte nella normalizzazione dello status quo e sopratutto dell'orribile muro che ha portato via ingenti porzioni dei territori palestinesi, e dall'altra nel ricreare a Ramallh una condizione di normalita' e benessere che permetta di percepirla come la nuova capitale dei pezzetti di terra palestinesi, con la conseguente e definitiva rinuncia a Gerusalemme che gli israreliani ormai occupano totalmente. La normalizzazione del muro ha anche contagiato parti della societa' palestinese come dimostrano la presenza, sul muro, di insegne pubblictarie di negozi e attivita' commerciali, e non piu' solo scritte politiche e manifesti di martiri o di qualche passata campagna elettorale.
Dopo Jenin la prossima tappa sara' Gerusalemme dove la dlegazione di Queer for Peace incontrera' il Jerusalem Open House e altri attivisti GLBT. Resta in forse invece l'incontro con i resti del neonato gruppo gay palestinese che aveva visto la luce all'inizio di quest'anno a Ramallah, ma che l'acuirsi dell'occupazione e la violenza fra le fazioni palestinesi ha costretto alla fuga, a causa delle minacce di gruppettini armati di fondamentalisti che vedono nell'omosessualita' una degenerazione occidentale e una inaccettabile devianza. Discorsi non molto distanti da quelli del Vaticano e di politicanti integralisti nostrani, ma qui molto piu' pericolisi per l'estrema diffusione di armi e la quasi totale assenza dell'autorita' cancellata da Israele che ha estremo interesse a foraggiare la violenza interna.


Da Ramallah Massimo Mele e Raoul Kafka