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Padova, dietro il clamore ... niente!

Nella notte di martedì 5 dicembre il Consiglio comunale di Padova ha approvato una mozione che, dando piena attuazione alla legge anagrafica del 1954 e al decreto attuativo del 1989, garantisce l'iscrizione all'anagrafe, in quanto famiglia, anche a unioni che si fondano sulla comunanza affettiva indipendentemente dal sesso delle persone. in sostanza, la mozione approvata su proposta del consigliere DS Alessandro Zan, presidente di Arci Gay veneto, permette alle coppie che ne fanno richiesta, di essere inserite in quanto unione affettiva nell'anagrafe comunale. In realtà, al di là del clamore suscitato, che ha portato alcune deputate della CDL a gridare allo scandalo e alla vergogna, con punte di isterismo omofobico come l'on. di FI Isabella Bertolini che ha paragonato il legame affettivo tra coppie di fatto etero e omosessuali a quello con un animale, non apporta alcun cambiamento alla legislazione esistente.

Infatti l'art. 4 del DPR 1228 dell'89, al quale si rifà la mozione, recita: “Agli effetti anagrafici per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozioni, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso Comune”. Ed è questo il motivo che ha portato la consigliera dei Verdi D’Agostino a non votare la mozione e diversi circoli GLBT del Veneto a criticare la scelta. Sicuramente una scelta di basso profilo, frutto della mediazione con le componenti cattoliche del centro sinistra che non intendono in nessun modo riconoscere l’affettività omosessuale come legame alla base di un nucleo familiare.

Purtuttavia, in considerazione delle reazioni suscitate Il MOS solidarizza con il consiglio comunale di Padova per questo elementare atto di civiltà. Civiltà evidentemente non condivisa nella nostra città che da un anno discute dell’approvazione del registro delle Unioni Civili ma che, a giudicare dai pochi pareri espressi sulla stampa dai consiglieri omofobi di AN, UDC, Margherita e UDEUR non avrà vita facile. Noi siamo ancora fiduciosi e fiduciose in un ritorno di quello spirito democratico che ha fatto di Sassari in passato una città di cultura ed elaborazione politica oggi dimenticata. Speriamo vivamente che la media intellettuale del nostro consiglio comunale non sia rappresentata dall’accozzaglia sgrammaticata di sciocchezze omofobiche che abbiamo letto sui giornali negli ultimi mesi.

In attesa che la maggioranza di centro sinistra di Sassari dia un segno di discontinuità con le politiche discriminatorie della Giunta passata, salutiamo favorevolmente gli sforzi che vengono fatti in altri centri della provincia che presto si doteranno di registri comunali per le Unioni Civili.

Movimento Omosessuale Sardo