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PACS, famiglie di fatto, omofobia, diritti di cittadinanza
3-Aprile-2006, h 17:30 sala DIBATTITI Vigili Urbani - Sassari

Pacs, Unioni civili, famiglie di fatto, matrimoni. La confusione regna sovrana e la vicinanza delle elezioni non aiuta certo a capire il senso reale delle proposte in campo. Dall’annuncio dell’Unione di inserimento dei Pacs nel proprio programma elettorale, oggi derubricati a “diritti delle persone”, si è scatenata in Italia una discussione isterica tutta tesa a confondere le idee piuttosto che a chiarire il senso delle proposte di legge, da anni in attesa di discussione parlamentare, sul riconoscimento delle Unioni Civili a prescindere dall’orientamento sessuale dei contraenti.

Dal 1994, anno della Risoluzione del Parlamento Europeo sui diritti di gay e lesbiche, quasi tutti i Paesi europei, retti da Governi di destra o di sinistra, si sono dotati di leggi che riconoscono le unioni affettive tra persone omosessuali. In alcuni casi parificando tale istituto al matrimonio comunemente inteso, in altri limitandone alcuni aspetti, soprattutto per quanto riguarda la tutela dei figli. Solo la Spagna ha scelto un percorso diverso: anziché approvare una legge specifica per le persone omosessuali, il Governo Zapatero ha deciso di eliminare le discriminazioni legislative basate sull’orientamento sessuale e, con una modifica al codice civile, ha esteso le leggi esistenti a tutta la popolazione, gay e lesbiche compresi.

In Italia, forse a causa del Vaticano o di politici non particolarmente coraggiosi, la discussione è ancora in alto mare e l’approvazione di una legge, ancorché estremamente riduttiva come quella sui Pacs, sembra ancora lontana.
A sostegno di una celere approvazione di una legge nazionale, comuni e regioni intere hanno approvato, negli ultimi anni, leggi e regolamenti che riconoscono, per tutto ciò che è di loro competenza, le coppie di fatto sia etero che gay. In alcuni casi modificando i principi base dello Statuto regionale con il varo di leggi antidiscriminatorie come nel caso della Toscana.

In Sardegna la discussione è solo all’inizio e, sebbene le prospettive siano piuttosto positive, solo il comune di Atzara, in provincia di Nuoro, ha già approvato un registro che riconosce le unioni civili etero e gay.

Il dibattito di lunedì si propone di illustrare le proposte in campo, verrà presentata anche la proposta di registro presentata alla giunta di Sassari e la proposta di inserimento del diritto all’orientamento sessuale e all’identità di genere nel nuovo Statuto Sardo, aprendo una discussione sulle famiglie, vecchie e nuove, e sui diritti di cittadinanza di cui, gay e lesbiche, sono ancora privi.

Lunedì 3 Aprile, alle ore 17:30, presso la sala convegni dei Vigili Urbani in via Carlo Felice a Sassari, il Movimento Omosessuale Sardo, l’Agedo e l’Arci provinciale organizzano il dibattito: PACS, famiglie di fatto, omofobia, diritti di cittadinanza, con la partecipazione di: Paolo Perigo (Arcigay nazionale), Eva Mamini (Arcilesbica nazionale), Alessandro Corona (Sindaco di Atzara, NU), Silvia Pilia (Andala) e Massimo Mele (MOS). Intervengono: Massimo Dadea (Ass. regionale Affari Generali), Maddalena Salerno (Ass. regionale al Lavoro), GianFranco Ganau (Sindaco di Sassari), Ettore Ciano (Agedo), Pierpaolo Zara (coord. Genitori Democratici), Franco Uda (Pres. Regionale ARCI), Giuseppe Solinas (Pres. Circoscrizione n. 4 SS).

Sono invitati tutti e tutte le candidate alle elezioni politiche del 9 Aprile.

 

Info tel 079219024mobile 3346317271