La Nuova Sardegna , 04 MARZO 2007
Pagina 26 – Sassari
«Tanti problemi per i sieropositivi»
Su Malattie Infettive presa di posizione delle associazioni Mos e Arci
In una nota si parla di carenze legate al day hospital e alla riservatezza
SASSARI. «Finalmente il trasferimento di Malattie Infettive si è avverato. Ma restano aperti tanti problemi: primo fra tutti quello del day hospital». Lo dicono Massimo Mele del Movimento Omosessuale Sardo, Franca Puggioni dell’Arci e Antonio Cei del Comitato contro l’Aids. «Ci vuole un progetto articolato che ridia dignità ai tanti sieropositivi del territorio».
Le affermazioni arrivano dopo la notizia che il reparto sarà trasferito dal vecchio ospedale di piazza Fiume al padiglione rosso del civile in via De Nicola. «Dopo alcune settimane di trattative - si legge in una nota firmata dai tre attivisti - sembra che alcuni dei punti in discussione circa il trasferimento della clinica di Malattie Infettive siano stati parzialmente risolti, così la Asl e l’Università provvederanno nei prossimi giorni all’effettivo trasferimento del reparto e dei servizi connessi. In particolare sembrerebbe si sia finalmente trovato lo spazio per il laboratorio, in cui vengono effettuati gli esami del sangue fondamentali per il controllo e l’assistenza delle persone sieropositive, e per altri due ambulatori. Così come sembrerebbe sventata l’ipotesi, più grave, di obbligare i pazienti della clinica ad effettuare le analisi nel laboratorio centrale e ritirare i farmaci per le terapie antiretrovirali nella farmacia centrale della Asl in via Monte Grappa».
Ma le associazioni puntano il dito sul problema del day hospital. «Problema che rimane perchè non si è trovata una sistemazione e c’è anche da considerare la ristrettezza degli spazi che ospitano i posti letto che, per quanto numerosi, li renderebbe probabilmente inservibili in caso di ospedalizzazione di pazienti in isolamento, per patologie come polmonite, tubercolosi, meningite, come spesso capita in un reparto di Malattie Infettive».
Viene affrontato anche il discorso del ruolo dell’università da cui la clinica dipende. «L’università, in una dichiarazione alla stampa, indica nella fine del 2008 la data di consegna della nuova clinica in viale San Pietro la cui costruzione venne bloccata alcuni anni fa a causa del fallimento dell’impresa che si aggiudicò l’appalto. Le stesse tranquillizzanti dichiarazioni vengono fatte con regolarità da anni e poi puntualmente smentite dai fatti. Non vogliamo ora entrare nel merito della poca chiarezza circa l’utilizzo dei finanziamenti per la costruzione della nuova clinica ottenuti dall’Università nei primi anni’90, nè nell’altra oscura vicenda sul fallimento dell’azienda costruttrice, fatti questi che sarà opportuno approfondire nelle sedi competenti. Vorremmo però capire come mai l’università abbia atteso così a lungo prima di indire la nuova gara d’appalto, di cui ancora non si ha certezza».
E i rappresentanti dei diritti dei sieropositivi si augurano che «la presa di coscienza e l’assunzione di precisi impegni da parte dell’università, per superare i suoi gravissimi ritardi, non siano solo parole al vento come in passato ma il preludio ad un nuovo e diverso approccio nell’affrontare l’Hiv e l’Aids nella nostra città». Per troppo tempo circa 550 pazienti sieropositivi e tutti gli altri seguiti dalla clinica stessa sono stati costretti in spazi inadeguati e poco decorosi. Sarebbe ora di dare una svolta».
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