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Sassari, 30/06/2007 Noi non chiediamo scusa Abbiamo letto con estremo interesse le dichiarazioni apparse sui giornali rispetto all’azione del MOS sul Consiglio Comunale. Interesse dettato dal riconoscimento, da parte dei consiglieri comunali in oggetto, del valore offensivo e ingiurioso degli aggettivi utilizzati durante la manifestazione, che altro non erano che l’elenco di quelli usati da loro contro gay e lesbiche negli articoli di giornale, in interventi pubblici e addirittura nella sala del consiglio comunale con tutta l’ufficialità del loro ruolo. Si sentono offesi? Bene! Che si facciano allora un esame di coscienza e capiscano finalmente quanto loro hanno offeso gay e lesbiche negli ultimi anni. Per tutti la risposta di Chessa che, parlando di “rispetto” conclude con un laconico: “ma l’omosessualità è una devianza”. Il consigliere Profili minaccia di agire per vie legali? Saremo felici di confrontarci in Tribunale sulle sue gravissime affermazioni in consiglio “Gli omosessuali sono solo pedofili”, talmente gravi che abbiamo deliberatamente evitato di usarle contro di lui per non cadere su un piano così ingiurioso e squalificante. Siamo invece particolarmente indignati con la Presidente del Consiglio Monica Spanedda che, oltre alla scontata difesa dell’aula che la sua posizione comporta, ha stigmatizzato l’uso di aggettivi che pure aveva udito ripetutamente nella sua Aula, ma che non si era mai sognata di criticare. Forse che la dignità dei consiglieri comunali “eterosessuali” è più importante di quella di cittadini e cittadine omosessuali? Credevamo che il Consiglio Comunale fosse il luogo della rappresentanza popolare e non un luogo chiuso di una casta che si eleva al di sopra del resto della città, a cui è consentito dire e fare di tutto, ma che in nessun caso può essere messa in discussione. Cara Monica, oltre che essere Presidente del Consiglio, sei anche una donna e, pensavamo, una democratica che fa del principio dell’uguaglianza e del rispetto i valori fondanti del suo operato. Forse ci sbagliavamo. Siamo invece “totalmente d’accordo” con il Sindaco Ganau. L’approvazione del registro per le Unioni Civili passa oggi in secondo piano. Infatti tale atto avrebbe dovuto aprire ad un processo di sensibilizzazione sul razzismo e la discriminazione e di educazione al rispetto di tutte le diversità attraverso il riconoscimento della parità di diritti di tutti i cittadini, omosessuali compresi, davanti alla legge. Purtroppo la presentazione del registro ha portato ad un processo opposto, con il Consiglio Comunale in prima fila, di accentuazione della discriminazione e dell’odio sociale verso gay e lesbiche. Allo stato attuale nessuna coppia omosessuale potrebbe rischiare un’esposizione così forte, come l’iscrizione in tale registro, senza temere eventuali atti di discriminazione e di violenza. Non ci sentiamo di chiedere scusa a nessuno per aver dimostrato, in maniera pacifica e colorata, la nostra esistenza e la nostra determinazione a vedere finalmente riconosciuti i nostri diritti e la nostra piena cittadinanza. Movimento Omosessuale Sardo
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