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La Nuova Sardegna 14/04/2006 cronaca di Sassari
Unioni civili, si allarga la polemica

Dura reazione del Mos all’opposizione dei capigruppo di An e Udc

Massimo Mele: «Argomentazioni vaghe espresse per opportunismo elettorale»

SASSARI. È ancora polemica sull’attacco di An e Udc al sindaco Gianfranco Ganau per l’impegno preso per inserire nell’agenda dell’esecutivo l’istituzione del registro delle unioni civili in città. Un progetto, annunciato qualche giorno fa, che aveva immediatamente innescato la reazione dell’opposizione. A intervenire questa volta è Massimo Mele, presidente del Mos, Movimento Omosessuale Sardo, che parla di «pochezza e vaghezza delle argomentazioni, espresse per semplice opportunismo elettorale» dai capigruppo a Palazzo Ducale dei due partiti di centrodestra.
«Abbiamo letto con estremo stupore le dichiarazione di An e Udc sulla proposta di istituzione di un registro delle Unioni Civili nella nostra città - afferma Massimo Mele in una nota -.Stupore dettato dalla pochezza e vaghezza delle argomentazioni presentate. Quasi che - aggiunge - in mancanza di motivazioni reali, si sia voluto esprimere una contrarietà di semplice opportunismo elettorale».
Mele, a nome del Movimento Omosessulae Sardo, punta l’indice, in particolare, contro l’Udc, che ritiene come «la forza meno titolata ad avversare il riconoscimento delle coppie di fatto avendo come leader nazionale Pier Ferdinando Casini, divorziato e attualmente convivente».
«Certo - attacca ancora il presidente del Mos - la mancanza di una legge sui Pacs non tocca i privilegi di cui gode lui come tutti i parlamentari che, come i giornalisti, hanno da tempo riconosciuto le coppie di fatto, ma solo le loro».
Rispetto, poi, all’obiezione sulla «famiglia cristiana» sollevata dal capogruppo di Alleanza Nazionale Giancarlo Carta, Mele precisa: «Non capiamo bene cosa sia, forse intendevano la famiglia derivante dalla Costituzione italiana e dal codice civile. Noi vogliamo solo sottolineare come la crisi della famiglia tradizionale non sia dovuta all’aumento esponenziale di convivenze ma, semmai, ne sia un effetto. Le cause della crisi - prosegue - vanno piuttosto ricercate in politiche familiari intrise di ideologia ma deboli sul lato pratico che hanno lasciato le famiglie sempre più sole ed in balia di una crescente crisi economica e sociale che ne mina le fondamenta. La progressiva precarizzazione della vita, la mancanza di certezze sul futuro con la conseguente impossibilità di mantenimento della famiglia sono causate piuttosto da scelte politico economiche scellerate di chi utilizza la famiglia come arma politica salvo poi dimenticarsene nei momenti concreti. E sono la precarietà e la frustrazione per un futuro incerto, unite all’idealizzazione mistico-religiosa di una famiglia immaginaria, le cause prime dell’aumento esponenziale della violenza in famiglia».
«L’intervento di An e Udc sembra sorvolare su questo stato di cose - conclude Massimo Mele - e, in un atteggiamento di totale deresponsabilizzazione, se non di connivenza, preferiscono attaccare le legittime aspirazioni di chi, invece, vede nella famiglia ancora un luogo di affetti, di amore, di rispetto e di crescita e sviluppo della personalità».
Infine, un invito ad An e Udc e a quanti si dichiarano contrari ai diritti delle persone: «Noi siamo disponibili a incontri e confronti pubblici in cui esporre le nostre ragioni ed ascoltare le vostre - afferma Mele - e voi?»