SASSARI. È ancora polemica sull’attacco
di An e Udc al sindaco Gianfranco Ganau per l’impegno preso per
inserire nell’agenda dell’esecutivo l’istituzione
del registro delle unioni civili in città. Un progetto, annunciato
qualche giorno fa, che aveva immediatamente innescato la reazione dell’opposizione.
A intervenire questa volta è Massimo Mele, presidente del Mos,
Movimento Omosessuale Sardo, che parla di «pochezza e vaghezza
delle argomentazioni, espresse per semplice opportunismo elettorale»
dai capigruppo a Palazzo Ducale dei due partiti di centrodestra.
«Abbiamo letto con estremo stupore le dichiarazione di An e Udc
sulla proposta di istituzione di un registro delle Unioni Civili nella
nostra città - afferma Massimo Mele in una nota -.Stupore dettato
dalla pochezza e vaghezza delle argomentazioni presentate. Quasi che
- aggiunge - in mancanza di motivazioni reali, si sia voluto esprimere
una contrarietà di semplice opportunismo elettorale».
Mele, a nome del Movimento Omosessulae Sardo, punta l’indice,
in particolare, contro l’Udc, che ritiene come «la forza
meno titolata ad avversare il riconoscimento delle coppie di fatto avendo
come leader nazionale Pier Ferdinando Casini, divorziato e attualmente
convivente».
«Certo - attacca ancora il presidente del Mos - la mancanza di
una legge sui Pacs non tocca i privilegi di cui gode lui come tutti
i parlamentari che, come i giornalisti, hanno da tempo riconosciuto
le coppie di fatto, ma solo le loro».
Rispetto, poi, all’obiezione sulla «famiglia cristiana»
sollevata dal capogruppo di Alleanza Nazionale Giancarlo Carta, Mele
precisa: «Non capiamo bene cosa sia, forse intendevano la famiglia
derivante dalla Costituzione italiana e dal codice civile. Noi vogliamo
solo sottolineare come la crisi della famiglia tradizionale non sia
dovuta all’aumento esponenziale di convivenze ma, semmai, ne sia
un effetto. Le cause della crisi - prosegue - vanno piuttosto ricercate
in politiche familiari intrise di ideologia ma deboli sul lato pratico
che hanno lasciato le famiglie sempre più sole ed in balia di
una crescente crisi economica e sociale che ne mina le fondamenta. La
progressiva precarizzazione della vita, la mancanza di certezze sul
futuro con la conseguente impossibilità di mantenimento della
famiglia sono causate piuttosto da scelte politico economiche scellerate
di chi utilizza la famiglia come arma politica salvo poi dimenticarsene
nei momenti concreti. E sono la precarietà e la frustrazione
per un futuro incerto, unite all’idealizzazione mistico-religiosa
di una famiglia immaginaria, le cause prime dell’aumento esponenziale
della violenza in famiglia».
«L’intervento di An e Udc sembra sorvolare su questo stato
di cose - conclude Massimo Mele - e, in un atteggiamento di totale deresponsabilizzazione,
se non di connivenza, preferiscono attaccare le legittime aspirazioni
di chi, invece, vede nella famiglia ancora un luogo di affetti, di amore,
di rispetto e di crescita e sviluppo della personalità».
Infine, un invito ad An e Udc e a quanti si dichiarano contrari ai diritti
delle persone: «Noi siamo disponibili a incontri e confronti pubblici
in cui esporre le nostre ragioni ed ascoltare le vostre - afferma Mele
- e voi?»