2 Rassegna stampa

 

Iscriviti al

 MOS DONNA

 

 

Carol

PATRICIA HIGHSMITH

Therese, diciannove anni, è un'apprendista scenografa che, per raggranellare qualche soldo, accetta un lavoro temporaneo in un grande magazzino durante il periodo natalizio. Il suo rapporto sentimentale con Richard si trascina stancamente, senza alcuna passione, tra voglia di coinvolgimento e desiderio di fuga: anche il viaggio che hanno progettato in Europa, ora la intimorisce, le incute un'apprensione e una paura che non sa spiegarsi. E soltanto il rifiuto di un futuro che sta diventando troppo incombente, oppure si tratta dell'ennesimo indizio che la sua relazione amorosa è ormai giunta alla fine? Adesso la vita le appare come una nebulosa, come un'enorme incognita che non sa affrontare: è una situazione dalla quale non vede alcuna via d'uscita finché, in una gelida mattina di dicembre, nel reparto giocattoli dove lavora non compare una donna bellissima e sofisticata, in cerca di doni per la figlia. I grigi occhi della sconosciuta catturano Therese, la turbano e la soggiogano, e d'un tratto la giovane si ritrova proiettata in un mondo di cui non sospettava nemmeno l'esistenza. E l'amore, delicato e titubante, languido e diverso, disperato e segnato da crisi e recriminazioni, eppur sempre sconvolgente come la vicenda che le due donne si apprestano a vivere, una storia dove Patricia Highsmith ha saputo magistralmente fondere la suspense dei suoi thriller e la dolcezza del suo animo.  

BOMPIANI 1995-1997,pp.284

SCRITTO SUL CORPO

Winterson Jeanette

'Perché è la perdita la misura dell'amore?[...] Dicesti: ' Ti amo'. Com'è che la cosa meno originale che sappiamo dirci è tuttavia la sola cosa che desideriamo sentire? 'Ti amo' è sempre una citazione. Non sei stata tu a dirlo per la prima volta e nemmeno io, eppure, quando lo dici tu e quando lo dico io, siamo dei selvaggi che hanno scoperto due parole e le venerano.'
'Scritto sul corpo' racconta la passione bruciante e sconvolgente fra due donne. Un sottile gioco regge la narrazione, l'io che parla si manifesta e si cela attraverso piccoli e fugaci dettagli, nascondendo e svelando il suo sesso. A tratti sofferto, disinibito e intrigante, le sue parole si insinuano e si inscrivono magistralmente nel corpo di una donna.

MONDADORI 1993-1995,pp.221

PENSANDO AD ANNIE

Nancy Garden

Liza ha diciassette anni, una famiglia affettuosa, una bella casa, eppure si è sempre sentita sola, finché non conosce Annie: tra loro nasce un rapporto profondo, di perfetta intesa, che non è solo amicizia. Liza si trova così a dover fare i conti con una realtà nuova, imprevista, difficile: da una parte c'è Annie, un sentimento nuovo che la riempie di gioia e paura, dall'altra ci sono l'ostilità, il rifiuto, la derisione di chi le sta intorno e non capisce o disapprova le sue scelte.


MONDADORI - 1996

LA GIUNGLA DEI FRUTTIRUBINI

Brown Rita Mae

'Una volta provato cos'è con le donne, gli uomini diventano una barba tremenda. Non sto cercando di denigrarli, a volte come esseri umani mi piacciono, ma sessualmente non dicono niente.'
'La giungla dei fruttirubini' è la storia di una 'educazione sentimentale' al femminile:intensa e divertente, che affronta in modo nuovo temi noti, investendoli di un acuto umorismo; povertà e sesso, lavoro e coraggio, gioia e fatica di vivere si alternano nella vita di Molly Bolt, la protagonista. Convinta da sempre di preferire le donne agli uomini, orgogliosa, vitale e irriverente nei confronti dei ruoli tradizionali maschili e femminili, appena può abbandona il Sud degli Stai Uniti per New York...
Una testimonianza pungente per uno dei libri lesbici più amati!

ES 2001,pp.208

THÉRÈSE E ISABELLE

Leduc Violette

Per la prima volta in edizione integrale.
'Thérèse e Isabelle' è la storia di un'iniziazione lesbica in un collegio femminile, d'ispirazione autobiografica come quasi tutta l'opera di Violette Leduc.
'Thérèse e Isabelle' era il primo lungo capitolo di un romanzo, un episodio perfettamente conchiuso che trasponeva una felice vicenda personale: la passione travolgente e contraccambiata per una compagna di collegio, Isabelle, durata la spazio di una stagione.
Il racconto venne censurato prima dall'editore Gallimard, poi smembrato e sensibilmente rimaneggiato dalla stessa Leduc.
Oggi finalmente il testo ritrova la sua coerenza e continuità iniziali. Un'opera a se stante che si inserisce a pieno diritto nel panorama novecentesco francese.

BALDINI & CASTOLDI 2002, pp.125

 

UN'AMERICANA A PARIGI

rigby

 

Rigby Elinor

Quattro racconti che parlano di donne nella leggendaria Parigi degli anni Venti e seguenti, la Parigi che Ernest Hemingway paragonò a una festa mobile. Sono racconti di donne alle prese con un mondo che le assedia ma che non riesce a piegarle alle sue leggi: fanciulle che dalla provincia americana sbarcano in Europa con gli occhi sgranati di curiosità, gioventù e voglia di vivere, giovani lavavetri newyorkesi dal cuore tenero, simpatiche virago i cui modi spicci invitano le donne ad abbandonare vittimismi e piagnistei.

BALDINI & CASTOLDI 1997,pp.187

 

CHIEDI PERDONO

Macdonald Ann-Marie

Un'isola livida e crudele della Nuova Scozia sul finire dell'Ottocento, un giovane accordatore di pianoforte, una tredicenne libanese. I due si amano e la loro passione sarà breve e bruciante, ma sulle loro figlie si abbatterà un destino di colpe indicibili. In 'Chiedi perdono', con sapienza narrativa, Ann-Marie MacDonald aggroviglia le intricate vicende di quattro sorelle, oscillando tra passato, presente e futuro e svelando, pagina dopo pagina, i segreti della saga di cinque generazioni di donne.

ADELPHI 2000, pp.589

KATHERINE

Min Anchee

Katherine, una giovane donna americana, capelli ramati, musica pop e una seducente libertà di spirito, arriva in Cina (la Cina del dopo-Mao) per insegnare l'inglese. La sua presenza esercita sugli allievi, uomini e donne, il fascino nuovo dell'Occidente e della libertà unito a quello di una intensa sensibilità, e risveglia in loro sensazioni inattese. Le passioni scatenate dal 'diavolo straniero' porteranno a un'esplosione di erotismo, a un impossibile triangolo amoroso dalle insidiose e tragiche conseguenze. Ma porteranno anche a un'amicizia tra due donne dalle storie diversissime, la cinese e l'americana, amicizia che le indurrà a superare ogni ostacolo pur di riunirsi, e che ha la forza, semplice e sconvolgente, dell'amore ricambiato. Dopo lo strepitoso esordio con l'autobiografico Azalea rossa, Anchee Min rivela appieno in questo romanzo la sua vena di scrittrice delicata e al tempo stesso appassionata, e sa rendere con assoluta originalità e freschezza l'impeto soffocato delle emozioni, nella Cina maoista e postmaoista.

TEA DUE 1995,pp.209

I BEATI ANNI DEL CASTIGO

Jaeggy Fleur

Adolescenza di ragazze in collegio. E' la storia di piccole donne cresciute distanti dal mondo, e del rapporto particolare, a volte morboso, psicologico, anche omosessuale che si crea tra di loro, costrette a vivere solo con altre donne. E' scritto in prima persona, come un diario. Si concentra tutto in pochi, semplici ambienti e personaggi. Il significato delle parole dell'autrice è implicito, da ricercare tra le righe, niente viene spiegato, lascia molto spazio all'immaginazione. Non descrive gli ambienti, ma le sue sensazioni nel contesto in cui vive, così il lettore può immaginare tutto, tutto ciò che suscita questa lettura.

ADELPHI 1993,pp.107

L'INVENZIONE DI UNA VITA: MARGUERITE YOURCENAR

Savigneau Josyane

La vita di Marguerite Yourcenar ci è stata consegnata da lei stessa attraverso tre testi: Care memorie, Archivi del Nord e Quoi? L'Eternité. La sua vita è raccontata fino al 1937, anno del suo incontro con Grace Frick e del successivo espatrio negli Stati Uniti. Da questo punto parte il racconto della Savigneau. Le prime pubblicazioni, la morte del padre, il suo vagabondare libera per l'Europa cedendo agli impulsi di "nomade del cuore". La biografia ricostruisce anche i momenti della grande creatività letteraria e la consacrazione, prima donna, all'Accademia di Francia.

EINAUDI 1991,pp.496

 

AUTOBIOGRAFIA DI ALICE TOKLAS

Gertrude Stein

Già pubblicata nei "Saggi", viene ora riproposta l'autobiografia di Gertrude Stein, che finse di attribuire il racconto all'amica Alice Toklas. Giunta a Parigi dalla Pennsylvania nell'epoca eroica del cubismo, la donna si immerge con entusiasmo nel mondo degli artisti, frequenta Picasso, Matisse, Braque e su suggerimento di un amico decide di raccontare la sua esperienza e gli straordinari personaggi che animavano quel tempo che si intuiva già mitico. Il testo, tra aforismi e humour candido, è qui presentato nella traduzione di Cesare Pavese.

EINAUDI 2003, pp. 266, traduz. Cesare Pavese

 

FUORI DALLA NORMA - Storie lesbiche nell'Italia della prima metà del Novecento

NORMA

a cura di Nerina Milletti e Luisa Passerini

 

La fotografia in copertina documenta, al di là delle intenzioni de «La difesa della razza», il «fantasma lesbico» latente durante il regime fascista, correlato al fascino dell'omoerotismo.

L'amore tra donne in Italia non fu soltanto negato o non visto, ma se ammesso era considerato irrilevante come realtà umana e culturale. Su questa base si giustifica l'originalità di questo libro nel panorama nazionale: «il primo libro sulla storia lesbica italiana del Novecento».

Apre il libro il ritratto di Cordula (Lina) Poletti, studentessa femminista di Ravenna. Alessandra Cenni delinea l'intensa vicenda amorosa intercorsa negli anni 1909-10 tra Sibilla Aleramo, scrittrice affermata, e la giovane «libera e indomita», una delle prime lesbiche dichiarate e fiere di esserlo, Dopo la fine dell'amore con Aleramo, Lina Poletti visse un'altra storia tumultuosa con Eleonora Duse. Cenni riconosce a Lina Poletti il merito di aver contribuito a salvaguardare, con la sua vita e le dichiarazioni nelle lettere, l'originalità dell'esperienza lesbica, trasmettendo questo retaggio anche al futuro

Gabriella Romano ci presenta quattro storie di vita di donne lesbiche, nate tra il 1905 e il 1925, portando su di loro uno sguardo allenato alla visualità dalla sua pratica di lavoro multimediale, con film, programmi radio, giornali e televisione. Il suo saggio è basato su diari e interviste orali non solo alle donne studiate, ma anche ad alcune persone intorno a loro. Nietta Aprà è ritratta a Milano negli anni Trenta. Nietta era considerata «molto moderna» per il suo atteggiamento, che includeva l'abitudine di guidare l'automobile; con un gesto significativo, fu sepolta con i pantaloni, facendola così uscire in extremis dal non detto.

La tensione tra parola inadeguata e desiderio si ritrova anche nelle sette donne intervistate da Elena Biagini. nate tra il 1922 e il 1931 in ambienti sociali differenti: alta borghesia, proprietari terrieri e mezzadri. I ricordi costituiscono un corpus di memoria in cui Biagini individua le ricorrenze a proposito dell'ambiente familiare - in particolare i rapporti con le madri, subordinati ma non repressivi, dell'uso del tempo libero, dell'abbigliamento. Nell'Italia fascista, l'occasione migliore di incontro era il cinema pomeridiano, ma anche l'oratorio poteva offrire occasioni, e lo sport svolgeva per alcune un ruolo liberatorio.

Nerina Milletti legge i rapporti di polizia per studiare l'incontro tra la soggettività lesbica e la repressione esercitata dal regime fascista attraverso tre casi di condanna al confino. Fernanda B., una signora della media borghesia perugina, è condannata al confino nel 1928 per la sospetta relazione che intratteneva da anni con la moglie di un notissimo medico. Essa non scontò mai la pena perché dopo un rinvio per ragioni di salute il provvedimento venne revocato. Gli altri due casi riguardano due prostitute di Roma, Agata F., e Giuseppina S., inviate entrambe nel 1938 al confino nella provincia di Nuoro, . Mentre non sappiamo nulla dell'aspetto fisico di Fernanda B. e della sua amica, se non che mostravano di essere «la più genuina espressione della femminilità» e di amare «l'abbigliamento più squisitamente femminile», sappiamo molto dei corpi delle prostitute, dettagliati da minuziose descrizioni, foto segnaletiche e impronte digitali. Il contesto giuridico e sociale delle vicende illuminate dall'autrice ci aiuta comprendere la specificità dell'oppressione fascista, «la coercizione dell'eterosessualità obbligatoria come pilastro di quell'ordine patriarcale» di cui il fascismo rappresenta una declinazione particolare.

Laura Schettini osserva come dei casi di «matrimoni travestiti» avvenuti all'estero, in alcuni anni tra il 1900 e il 1950, siano presentati in un'ottica "popolare "da una campionatura di quotidiani come «Il Messaggero», «Il Secolo», «La Gazzetta del Popolo», «Roma». Un interessante confronto è poi costruito dall'autrice tra questa sfera dell'immaginario e la letteratura scientifica positivistica, che nello stesso periodo mostra un nuovo interesse per documentare e «misurare» varie forme di «inversione». Le pubblicazioni studiate da Schettini descrivono casi di giovani travestite (per esempio una diciannovenne di Genova nel 1908 e Soccorsa, la quindicenne napoletana del 1912) come devianti dalla norma e tendenti al mostruoso.

Nicoletta Poidimani, di formazione filosofica, opera una rilettura della rivista «La difesa della razza» che le consente di individuare il passaggio dall'antropologia criminale all'antropologia politica presentata nel Manifesto del Razzismo Italiano come strumento di disciplina delle relazioni interrazziali in concomitanza con la nascita dell'impero fascista. L'autrice interpreta anche le reazioni italiane al il film tedesco «Mädchen in Uniform» di Leontine Sagan del 1931, oggi considerato il primo film lesbico della cinematografia mondiale.

il tema del desiderio non conforme all'eterosessualità normativa ci riguardi tutte e tutti, e non solo in quanto ci tocca da vicino la storia di ogni singolo gruppo oppresso.

Il divieto delle relazioni amorose tra donne era innanzitutto diniego, così che il rapporto lesbico era costretto ad essere indicibile. Ma il rifiuto di nominare e di nominarsi da parte delle donne protagoniste della storia lesbica può essere compreso, alla luce del costante tentativo da parte del regime di esorcizzare lo spettro dell'omosessualità e dell'alleanza tra donne. anche come una forma di resistenza culturale.

Rosenberg & Sellier, 2007,pp.244

IL POZZO DELLA SOLITUDINE

BEA

Hall Radclyffe

La pietra miliare della letteratura lesbica che narra le tormentate e affascinanti vicende di Stephen Gordon, ambientate nella prima parte del secolo scorso.
Imprescindibile, da leggere se si desidera soffrire molto o soltanto se si è in grado di ridere delle proprie sofferenze. Dipende.

CORBACCIO 1999,pp.546

 

CLARA E BLU

BEA

Monti Sara

"Ad altri corpi avvezze, più volte ci chiedemmo come si gioca, fra due donne, la luce e l'ombra e il vuoto e il pieno. Senza la vecchia saggia del villaggio a cui domandare conoscenza, senza genetiche istruzioni... Sole, noi due, nell'universo di questa scienza strana...".

Due donne, Clara e Blu, scoprono improvvisamente la diversità, si innamorano e si inoltrano insieme tra i percorsi difficili ed esaltanti di un erotismo "tutto da creare". Un'avventura del corpo e del cuore che di giorno in giorno progredisce e le sgomenta. lì racconto della passione si snoda, dunque, tra emozioni castamente intime e slanci erotici dove i gesti sono tutti da imparare e da scoprire. Clara Blu si rivelano lentamente a se stesse come protagoniste di un amore di cui dovranno addestrarsi a scrivere le regole: una coppia le cui uniche affinità non sono biologiche ma elettive. Questo libro è un inno alla fantasia, alla gioia, alla vitalità. Un racconto trasgressivo ma commovente che esalta la gioia di vivere e l'Eros come strumento privilegiato di conoscenza e si distingue dalla classica narrativa omosessuale, generalmente cupa e drammatica, per il brio, l'ottimismo e la freschezza dei toni.

GREMESE 1996

IL PIROSCAFO OLANDESE

BEA

Viganò Valeria

Dal buio di un incidente pauroso ai cieli di nuvole velocissime di Amsterdam, una città indifferente e pigra, un crocevia di razze dove una donna di quarant'anni si rifugia in cerca di immunità dopo la violenza di un amore finito. La luce straordinaria del nord, il lago del Vondelpark, l'isola di Texel, un luogo in cui tutti sembrano giovani, in cui le finestre senza scuri delle case ti propongono un'intimità e insieme una distanza. Siamo fatti dagli altri, come non dipendere da loro? Nella sessualità senza remore di Joke, negli occhi cerulei di Olli, nelle foto mosse di Jan, nella giovinezza di Saskia irrompono improvvisi i dialoghi con l'essere amato, squarci di quotidianità vissuti di nuovo. E' possibile che una donna perdoni la sua amante che sceglie di diventare madre? La frenesia furiosa e accecante, l'inquietudine, e infine la dolcezza e l'abbandono sono colpi di luce che disegnano gli argini di sé, che affinano lo sguardo sulla natura estrema, sulla natura delle cose, sull'anima.

GREMESE 1996

 

SABOTAGGIO D'AMORE

BEA

Nothomb Amelie

"Prendete una masnada di bambini di tutte le nazionalità: rinchiudeteli in uno spazio ristretto e cementificato. Lasciateli liberi e senza sorveglianza. Chi suppone che i ragazzini si daranno la mano con amicizia è davvero un ingenuo". L'ultimo romanzo di Amélie Nothomb racconta la storia del tremendo 'conflitto mondiale' che per tre lunghi anni impegna e allieta i figli dei diplomatici stranieri del ghetto di San Li Tun, nella Pechino della Banda dei Quattro, fra inseguimenti, scontri, catture, torture inenarrabili, quanto indecenti. Ma la crudeltà dell'infanzia e la Cina dei primi Anni Settanta non sono che lo sfondo sul quale si muoverà lo sguardo disincantato e irriverente della piccola protagonista, persa- con i suoi sette anni- tra le corse in bicicletta e l'incomprensibile infelicità del primo, perturbante amore.

VOLAND 1998,pp.116

NON CI SONO SOLO LE ARANCE

BEA

Winterson Janette

Adottata da una famiglia religiosissima della provincia inglese - 'dove i pagani sono dappertutto, specialmente alla porta accanto' . Janette fin da piccola sa tutto della bibbia ma poco del mondo. Ma l'amore arriva, e nella forma imprevista di una coetanea. Per la comunita', il demonio si e' impossessata di lei ma per lei e' la scoperta del suo diritto al sogno e alla pienezza del desiderio.

MONDADORI 1994-99,pp.207

SITA L AMORE DI UNA DONNA PER UNA DONNA

BEA

Millett Kate

' Chissà perché, Sita mi era sempre sembrata solo una donna una donna capace di amare un'altra donna, che l'aveva fatto, che lo stava facendo, senza per questo essere quella che di solito il mondo considera una lesbica.'
'Sita' scandaglia la minuziosa, ossessiva, drammatica cronaca interiore, tra estasi e strazio, della fine di un amore - l'amore di una donna (Kate Millet) per una donna (Sita). Gli ultimi afflati di una passione ormai agonizzante, registrati in presa diretta, attraverso i tumultuosi e contraddittori sussulti dello struggimento, dell'attesa, della gelosia, della disperazione, dell'erotismo, dell'illusione, del dolore, della finale rassegnazione.

KAOS 1993,pp.292

SAPEVA DI ACQUA PIOVANA CON UNA TRACCIA DI SALE

BEA

Miller Isabel

Dal giardino d'infanzia alla fattoria dove scelgono di vivere insieme. La storia di Sharon e Patricia, pur segnata dalla separazione imposta nell'adolescenza dalle famiglie, non si perde. Viene messa alla prova dal tempo, dalla distanza e da altre donne. Attraversa le originalità e i disagi dei figli del Baby Boom, si sperimenta nei nuovi modelli anticonformisti dell'America degli anni settanta, confida e cerca conferme nella generazione delle mamme lesbiche. Fino a ritrovarsi, sullo sfondo di una New York fricchettona e accattivante, in una dimensione di coppia lontana dallo stereotipo butch e femme. Per poi ripartire, finalmente in due, alla volta dei grandi spazi country per coltivare, non solo simbolicamente, le proprie radici.

UN POSTO PER NOI - PATIENCE E SARAH

BEA

Miller Isabel

Nota dell'autrice

Questa storia venne suggerita dalla vita della pittrice Mary Ann Willson e della sua compagna Miss Brundidge, che per molti anni vissero assieme in una fattoria in Red Mill Road, Greenville Town, Greene County, nello stato di New York, all'inizio del diciannovesimo secolo.
Di loro non è rimasto molto. Anche la loro collina - tutt'ora chiamata Brundage - è in parte scomparsa, spianata per l'ampliamento delle strade. Non le ho trovate in nessun registro anagrafico della Greene County, nè nelle registrazioni delle transazioni terriere al tribunale di Catskill.
Eppure qualcosa è rimasto. Sono rimasti gli acquarelli, giocosi e pieni di colore. E "Ammiratore dell'arte," un amico, scrisse una nota su Miss Willson e Miss Brundidge. E' al sicuro in un libro. Quel che appare come un primo abbozzo di 'Ammiratore dell'arte" è al sicuro nella biblioteca Vedder della Greene County Historical Society a Coxsackie, nello stato di New York. C'è un'altra menzione in un libro intitolato Picturesque Catskill.
Quindi noi conosciamo il loro "romantico attaccamento" l'una all'altra, la loro vita serena e tranquilla, il rispetto e l'aiuto dei vicini, il loro giardinetto pieno di fiori, il loro arare e mietere, la loro mucca, i colori improvvisati - bacche e polvere di mattone - i dipinti venduti ai vicini per venticinque centesimi o barattati a venditori ambulanti che li portarono dovunque per il Nord America orientale, dal Canada a Mobile. E conosciamo la nostra reazione. Ogni indizio ci suscita teneri sogni. Ogni pietra della loro collina è una sfera di cristallo.

Dal Rosa al Viola, nota di Liana Borghi

Questa edizione ha una storia a lieto fine, iniziata nel 1983 quando scrissi all'agente di Isabel Miller per chiedere i diritti di Patience and Sarah. I diritti erano già stati venduti e solo per una serie di "fortunate" circostanze Estro riesce ora a pubblicare quello che dal 1969 é "Il romanzo rosa lesbico," non solo in America ma anche nei molti paesi dove é stato tradotto. Ho sempre ritenuto una disgrazia che il prototipo del romanzo lesbico, per noi in Italia, sia Il pozzo della solitudine di Radclyffe Hall, considerato espressivo non di un punto di vista ma del punto di vista di chi sceglie il lesbismo: il maledettismo romantico. A dire il vero, ci sono voluti prima il Movimento femminista e poi quello lesbico perché si diffondesse un 'ottica diversa. Un posto per noi, che é scritto in epoca pre- femminista, merita un apprezzamento particolare per aver raccontato già vent'anni fa una storia d'amore fra due donne, tenera, avventurosa, consolatoria e affermativa che mette finalmente il lieto fine nella desinenza giusta: "e vissero felici e contente" Nel 1968 Alma Routsong era una scrittrice affermata ma, non trovando editori per questo romanzo, se lo fece stampare l'anno dopo sotto lo pseudonimo di Isabel Miller e ne vendette mille copie distribuendole personalmente dalla borsa della spesa. Nel ྃ il libro vinse il primo "Premio Annuale del Libro Gay" e nel ྄ venne ristampato da McGraw-Hill. Da allora non é più andato fuori stampa - é diventato un classico adottato da colleges e scuole. Il successo di pubblico credo sia largamente dovuto allo stesso motivo per cui questo romanzo non é mai stato preso sul serio dalla critica letteraria: il travestitismo del testo. Esso non consiste nell'incrocio di vari generi (dal picaresco al sentimentale, dal romanzo storico a quello di formazione, al romanzo domestico), che é tipico del rosa, ma nel passare per quello che non è; un romanzo tanto rosa da non sembrare lesbico; un romanzo tanto lesbico da sembrare rosa. Ciò nonostante, Un posto per noi é comunque un romanzo "degenere" perché altera, con varie strategie, il suo genotipo. La strategia più penetrabile riguarda la riscrittura dei miti a cui il romanzo si affida per narrare la stessa storia di sempre: lo sviluppo psicosessuale dell'eroina nel suo percorso da donna sola a sposa felice. In Un posto per noi, la narrazione poggia infatti su m ricorrenti nell'immaginario americano (e non estranei al nostro), ma, come vedremo, essi vengono continuamente attraversati da figurazioni proprie della cultura lesbica. Il travestitismo del testo sta anche in questo, nel non sottolineare mai la trasgressione implicita nell'accostamento. Per quanto inevitabilmente chiaro sia il messaggio trasgressivo di una storia d'amore tra donne, è proprio il fascino romantico della storia d'amore a far passare inosservato che la riscrittura lesbica tinge il rosa di viola. Le strategie di occultamento possono tranquillizzare il lettore che non ama inquietudini. Ma una volta assicurata dell'appagamento di un desiderio romantico che il testo non lascia mai cadere, qualche lettriceù vorrà forse partecipare al gioco di decodifica dei nuclei simbolici e delle figurazioni mitiche a cui la cultura e il folklore lesbici hanno dato nomi che sono codici. E cosi potrà scovare, sotto i vari travestimenti: le "signore Llangollen," le due donne che trascorsero la vita insieme in una casetta sui laghi inglesi alla fine del Settecento; la donna travestita da uomo (cross dresser e insieme passing woman, due figure c si intersecano), da Dorothy Sampson che fa la guerra di indipendenza, alle avventuriere della vecchia San Francisco e del Far West; i matrimoni bostoniani di innumerevoli donne nell'ultimo quarto dell'Ottocento; la zitella con la sua ricca e trasgressiva vita interiore nei racconti regionali della Nuova Inghilterra; la cultura dei ruoli, meglio conosciuta attraverso i ricordi delle bulle e pupe degli anni Cinquanta e Sessanta. Queste evocazioni, come ho accennato, si intersecano con altri archetipi e figurazioni presi a prestito dalla tradizione narrativa, e ad ogni incontro il risultato modifica lo stereotipo patriarcale. E' il caso di una delle icone principali dell'intreccio, particolarmente cara all'immaginario femminile dell'Ottocento: l'artista come eroina. Patience, benché sia pittrice, è accostata con una serie suggerimenti alla figura mitica di Emily Dickinson. Ma in questo romanzo, che vuole ricostruire la vita di una sconosciuta pittrice naif, l'arte è vicina alla commedia. Perciò, anziché scontrarsi come aspirazione sublime con il destino femminile e soccombere in atmosfera di tragica cancellazione, trova il suo posto nel quotidiano, viene ridimensionata al livello di desiderio di realizzazione sé e coronata con il lieto fine. All'interno del discorso lesbico, questa visione pragmatica e demotica dell'arte influisce sul rapporto di dominio implicito nella formazione della coppia, a cui le favole e il rosa ci ha abituato (la donna che dà potere, l'uomo che lo detiene consolida; i ruoli come espressione di ciò). Il potere diventa possibilità, capacità, potenza; chi lo ha lo usa sia per se stessa sia a vantaggio dell'altra. Dunque Patience non è superiore a Sarah perché benestante e relativamente colta, perché dipinge, perché conosce le buone maniere e parla correttamente. E' l'esperienza, se mai, a darle un vantaggio; il fatto che sia più grande di sei anni. Ma Sarah ha il suo vantaggio in altri ambiti essenziali ambedue: il coraggio, la conoscenza dell'agricoltura, la capacità sopravvivere. Il riconoscimento di competenze separate ma complementari viene sottolineato con una diversa ma speculare occupazione dello spazio: a Sarah vanno gli esterni, i campi i boschi; a Patience la stalla, la scuola, la casa. Ciò che infine dà loro pari valore è la forza del desiderio, la disponibilità a rischiare per la propria visione. Tali elementi producono una trasformazione dell'icona, che così si allontana dallo stereotipo dell'artista che rinuncia all'arte per l'amore o che per l'arte rinuncia alla "vita." Patience non si chiuderà nella sua stanza, come Emily Dickinson, ma invece farà agire il suo desiderio di sottrarsi al patriarcale destino femminile abbandonando casa e cognata e partendo alla ricerca di un posto dove vivere con la sua amica, dipingere i suoi quadri, fare i suoi dolci, cucire tendine, salare la carne, imbottigliare marmellate, insomma un posto dove vivere come crede la vita che si è scelta. Un altro tipo di trasformazione avviene attraverso l'uso del citazione letteraria, di cui uno degli esempi più palesi è l'accostamento di Sarah a un 'altra icona, Huckleberry Finn. La citazione è tanto circostanziale che il gioco intertestuale, per la sua stessa selettività e brevità, svaluta l'importanza del testo (patriarcale) di riferimento. Ma il fattore decisivo per la trasformazione dell'icona è di nuovo la sua rifunzionalizzazione in senso lesbico Gli. elementi presi in considerazione sono il travestimento (rovesciato) di Sarah e la proposta omosessuale (non estranea al romanzo Twain) che le fa il Pastore; e se Sarah sembra optare come Huck per la "civilizzazione," si tratta di quella lesbica. Diventerà pioniera - altra icona di un immaginario che aspira al territorialità, qui intesa come separatista, non per conquistare ma per vivere. L'uso della citazione biblica, invece, tende maggiormente a stabilire le distanze tra la cultura patriarcale e il vissuto delle protagoniste. Nella citazione dei miti biblici possiamo includere anche il viaggio, come simbolo del viaggio interiore, come riferimento al mito puritano della fondazione della città sulla collina del nuovo mondo, come riferimento storico alla migrazione ad Ovest - tutte accezioni già contenute nell'archetipico viaggio degli ebrei verso la terra promessa. Il processo di crescita delle protagoniste, legato alle vicende del loro amore, ha infatti come correlativo il doppio viaggio, prima di Sarah da sola e poi di Sarah con Patience. In entrambi i casi tratta di un unico viaggio simbolico verso il sé integrato, tipico delle strutture narrative mitiche. Sarah parte alla ricerca di sé e torna alla ricerca di Patience, nella quale riconosce la sua speranza di completamento. Quando ripartiranno insieme sarà alla ricerca un posto dove stabilire una comunione di vita. Nel testo, i due viaggi vengono collegati ai soggetti biblici dei quadri dipinti da Patience. Ma l'iconografia sacra del patriarcato non combacia mai con il vissuto delle protagoniste. Vediamo che al suo ritorno, Sarah, figliola prodiga, è accolta con grande gioia, però invece d vitello grasso spartisce con i famigliari una misera cena. Le è chiaro, in quel momento, che se mai in quella casa ci sarà abbondanza, ciò dipenderà dal suo lavoro. E ancora, quando Patience vuole raffigurare allegoricamente la vita felice nella casa di tronchi, felice perché vi regnano amore, armonia e cooperazione, sceglierà la storia di Ruth e Booz. Ma Booz è fuori luogo nella scena dell'abbraccio appassionato di Ruth e Noemi, che il testo patriarcale di riferimento non contempla. In questi scarti continui rispetto all'archetipo, il testo si configura come spazio al femminile, non autonomo ma in relazione con le culture di origine, non solo delle protagoniste, ma anche dell'autrice il cui testo sociale si rivela tanto nei parametri della narrazione quanto nel detto e non detto. Se da un lato c'è necessità di ricreare l'ambiente storico, dall'altra c'è la scelta d come farlo. Patience e Sarah sono portatrici, la prima con la sua provenienza da una famiglia ortodossamente protestante, la seconda con un'educazione non-conformista e laica rafforzata dall'incontro con il Pastore, di una stratificazione socio-culturale ormai affermata negli Stati Uniti del primo Ottocento. Dunque l'immaginario biblico è inseparabile dall'immaginario che più volentieri ricolleghiamo ad altri paesaggi della tradizione americana di quegli anni - la New York primo Ottocento di Brockden Brown, il fiume Hudson dipinto da celebri pittori, le leggendarie Catskills di Washington Irving poco lontane dai luoghi di Cooper. Ma in ogni caso, l'ottica della rivisitazione storica è quella femminile, curiosa delle maniere sociali, attenta alla ricostruzione di ambienti come gli interni delle fattorie sperdute di un Connecticut ancor selvaggio; interessata alle figure di donna che vi abitano, schiacciate dal lavoro e dalle gravidanze. Quello che può causare perplessità, in questo affresco storico, è la riproposta del mito della frontiera al femminile, attraverso l'immagine affermativa di due capaci pioniere, nonostante in questi ultimi anni le storiche abbiano pubblicato moltissimi diari di donne dove il viaggio ad Ovest si rivela tanto mitico per gli uomini quanto anti-mitico per le donne stesse. Da una parte questo aspetto dell'intreccio serve a datare il romanzo, come "pre-istorico" rispetto agli studi femministi. Da un'altra ce ne fa apprezzare le qualità visionarie: dieci anni dopo la sua pubblicazione, le comunità agricole lesbiche erano moltissime, e forse questo stesso romanzo non è estraneo al fenomeno. Da un'altra parte ancora possiamo dire che il rosa rivela cosi le sue tiranniche esigenze strutturali, minimizzando il realismo sociale e potenziando il mito. Eppure, anche questa volta il mito subisce trasformazioni. Basta osservare come, sul piano narrativo, invece dell'affermazione dei personaggi femminili all'interno della comunità, tipica del roman-zo di frontiera e di quello domestico, troviamo la valorizzazione del nuovo nucleo sociale lesbico - fuori dalla comunità che si è dimostrata ostile e all'interno di una tradizione, di un continuo nel quale, come vedremo, la nostra lettrice ludica può riconoscere la propria appartenenza. Qualsiasi discorso sull' ambiente storico deve tenere conto del fatto che questo romanzo cerca non solo di recuperare personaggi cancellati dalla storia ma di intervenire su un contesto di rimozioni culturali. Come l'autrice avverte nella nota finale, l'impulso narrativo nasce da un indizio possibile, anzi probabile o addirittura certo: quei pochi accenni, identici nella cartella di diciassette acquarelli e nel libro, a Mary Ann Willson e alla sua compagna Miss Brundidge, due donne che vivevano insieme, sparite nel nulla intorno al 1825. Nasce dal sospetto che se "Anonimo" chissà quante volte era una donna, (e così pure, forse, "Ammiratore dell'Arte"), chissà quante volte la traccia di due donne che hanno vissuto insieme nasconde una storia di amore, di trasgressione, di coraggio. Da questi indizi, un romanzo che vuol svelare un mistero, ricostruire due vite, lasciando che si raccontino. Sta qui, penso, la sua cifra lesbica. Non tanto nel tessuto immaginario degli eventi narrati quanto nel modo in cui è raccontata la storia d'amore tra queste due donne - nella riscrittura del rosa.

Torniamo quindi al rosa. Secondo Janice Radway, leggiamo il rosa per la connessione che esiste tra il suo messaggio e i nostri bisogni e desideri inconsci, inespressi perché in conflitto con le nostre convinzioni, spesso indotte dalle norme sociali. Leggere i rosa facilita il riconoscimento di bisogni emotivi soffocati dal quotidiano e vicariamente li soddisfa in modi che la nostra realtà non consente, permettendoci invece di individuare strategie mitiche su come raggiungere l'appagamento in una società patriarcale. Il prototipo del romanzo rosa, che naturalmente è di ispirazione eterosessuale, ha una struttura composta di tre stadi base: la situazione iniziale, la trasformazione finale di quella situazione, e un intervento intermedio che causa e spiega il cambiamento. All'interno di questa struttura base, vengono sviluppate alcune funzioni narrative che spiegano la trasformazione dell'eroina da una adolescente isolata e insicura in una donna sposata che si realizza pienamente come moglie e madre. Sulla base di tale descrizione, possiamo tentare l'ipotesi che il rosa lesbico manterrà la stessa struttura profonda di quello eterosessuale, ma che le funzioni narrative verranno modificate per raggiungere risultati diversi. L'adolescente isolata e insicura, presumibilmente, si trasformerà in una donna che si identifica con le donne, realizzandosi pienamente in un rapporto stabile di amore lesbico. Questa variante lesbica si pone in relazione conflittuale con il testo alieno su cui modella, quello eterosessuale. Poiché mentre da un lato ne adotta i codici della scrittura, dall'altro vuole rinegoziare i rapporti di dominio al suo interno, innanzitutto ridimensionando l'ottica eterosessuale e autorizzando quella lesbi-ca. Le funzioni narrative verranno riscritte cambiando dettagli dell'intreccio in modo da mutare la natura stessa del legame interpersonale descritto. Abbiamo visto come tutto ciò infatti avvenga nella riscrittura delle icone e dei miti citati. Ritorniamo ora, brevemente, a Janice Radway per avere un'idea (tutta da discutere) sulle premesse psicologiche su cui poggia il rosa e di conseguenza su come il nostro testo possa averle mutate. Secondo Janice Radway, la fortuna del rosa è assicurata dal messaggio subliminale che questo tipo di romanzi trasmette alle lettrici: la rassicurazione che è legittimo il desiderio femminile di avere un rapporto erotico eterosessuale che nel contempo appaghi anche il desiderio per la madre - un rapporto che soddisfi quella che Nancy Chodorow ha chiamato la struttura psichica triangolare delle donne, uscita irrisolta dallo stadio edipico. Ciò può solo avvenire, figuratamente, se l'uomo si dimostra capace della tenerezza protettiva e cura affettuosa che tutti associamo con il nostro primo oggetto d'amore, la madre. Il desiderio omosessuale della donna, censurato dall'omofobia patriarcale, può allora spostarsi sul progetto eterosessuale. Le nozze sanciscono il rientro dell'eroina nel contesto sociale dominante, con tutti i vantaggi che le derivano dall'assimilazione. Tutto ciò, naturalmente, non sempre si verifica nella realtà e molto raramente dura: lo sviluppo maschile non è relazionale, quello femminile lo è. La cultura incoraggia questa asimmetria e l'uomo impara a considerare maschile tutto ciò che non è femminile; le madri stesse scoraggiano i maschietti dal maternage. Ma il fascino e la seduzione del rosa, genere costruito su e per il ù desiderio di completamento delle donne, sta proprio nel promettere ciò che la vita non mantiene. A queste osservazioni possiamo aggiungere che anche il rosa lesbico promette l'appagamento vicario del desiderio per il primo og-getto d'amore, non attraverso l'uomo bensì attraverso un'altra donna - appagamento reciproco e senza ruoli. E suggerisce che le garanzie di riuscita del rapporto sono maggiori con una compagna simile per quanto differente, portata al maternage se non proprio alla maternità, dotata di caratteristiche androgine che soddisfano il desiderio del diverso e offrono più angolature di complementarità. Ciò che non può promettere è il trionfale inserimento nel patriarcato; ciò che può promettere è "un posto per noi," lo spazio della durata. E per concludere, torno alla lettrice che ha seguito il testo fin qui, per sottolineare la sua importanza in una narrativa che ha tutti gli interessi a sostituire il rapporto autoritario tra autore e lettore con il rapporto di seduzione senza il quale il testo lesbico non esisterebbe. I cinque libri del romanzo sono narrati a voci alternate. La voce di Patience inizia e chiude formando una cornice per la voce di Sarah. L'alternarsi delle voci permette di mantenere distinte le identità delle protagoniste, sottolineandone le convergenze e somiglianze, più di quanto avvenga di solito nella scrittura affidata ad un io autobiografico o alla terza persona proiettata da narratore onnisciente, dove il punto di vista è autorevole, se non proprio autoritario, perché unificato. Il risultato di questa scelta è l'aumento dello spazio interpretativo della lettrice, delegata ad operare una sutura continua tra le due narrative differenziate. Ma il duplice ruolo di partecipante e voyeuse, una volta che essa nel circolo ermeneutico di uno spazio testuale che si autodefinisce desiderante, la ammette nella complicità di un continuo lesbico che il testo non dice ma che questa scelta narrativa per implicito esplicita. La comunità lesbica apparentemente esclusa dalla capanna di tronchi di Patience e Sarah è una comunità ideale che diventa realtà ogni qual volta che la lettrice ricostruisce il lesbico della loro vita.

.

indietro
Movimento Omosessuale Sardo tel +39 079 219024 - email: mos_donna@yahoogroups.com