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Chiediamo anche noi la scorta.

Il Cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, è stato messo sotto scorta perché sul portone della cattedrale di San Lorenzo a Genova è comparsa la scritta “Bagnasco vergogna”.
Pur non condividendo il metodo di chi, evidentemente, ha voluto manifestare il proprio dissenso e la propria rabbia in merito alle recenti esternazioni del presidente della Cei, perché l’anonimato ed il vandalismo finiscono per dare torto alla ragione di chi ha compiuto questo gesto ed a quella dei tanti cittadini che sono stati offesi da monsignor Bagnasco, esprimiamo stupore dinnanzi alla notizia che la questura di Genova, in seguito al fatto, ha disposto una scorta per accompagnare le uscite del Cardinale.
Lo stupore, ammesso che la parola “vergogna” rappresenti un’ingiuria ed una minaccia, deriva dalla palese disuguaglianza di trattamento che lo Stato italiano riserva ai suoi cittadini.
Di scritte ben più offensive e minacciose sono apparse, e purtroppo continuano ad apparire, sui muri e sulle porte di associazioni e locali omosessuali, senza che mai alcuna questura d’Italia, da quello che ci risulta, si è preoccupata di concedere la scorta ai soci, agli avventori ed ai proprietari.
Poiché riteniamo che essere definiti soggetti deviati, accostati a pedofili o ad incestuosi, così come malati o minaccia della famiglia e della società, siano affermazioni assai più ingiuriose della parola “vergogna”; poiché pensiamo che additare alla pubblica opinione il riconoscimento giuridico delle relazioni affettive tra persone dello stesso sesso come apripista alla futura legittimazione di “altre aberrazioni” sia un incitamento alla violenza omofobica, chiediamo al Ministro degli Interni che tutti i cittadini e le cittadine omosessuali e transgender di questo Paese possano godere della protezione di una scorta per la propria sicurezza ed incolumità. Articolo Tre Associazione Omosessuale di Palermo


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