Rapporto COA: diminuiscono i casi di AIDS, ma si abbassa anche la percezione del rischio
a cura di Gianni Rezza
ISS - 30/11/2007 -
La pandemia dovuta all'infezione da HIV/AIDS sembra per la prima volta frenare a livello mondiale. E' quanto riferisce l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di Ginevra. Le persone viventi con infezione da HIV sarebbero nel mondo 33.3 milioni, di cui 2.5 milioni di bambini. La maggior parte dei sieropositivi, circa 22.5 milioni, vive nell'Africa sub-Sahariana, mentre la seconda area più colpita, con circa 4 milioni di persone infette, risulta essere il Sud-Est Asiatico. In Europa occidentale e centrale vivrebbero circa 760.000 sieropositivi, e 1.6 milioni in Europa orientale. Bisogna dire, inoltre, che l'OMS ha rivisto in basso le stime, dai 39.5 milioni di infetti riportati lo scorso anno, si è scesi infatti a poco più di 33, non pochi, ma certamente meno rispetto a quanto stimato in passato. Ciò non è dovuto ad un diminuito impatto dell'epidemia, che tende invece a stabilizzarsi, quanto ad un affinamento delle metodiche di raccolta e analisi dei dati.
In Italia, analogamente a quanto avviene negli altri Paesi industrializzati, frena l'incidenza di malattia conclamata e diminuisce la mortalità. Dall'inizio dell'epidemia ad oggi, si sono verificati circa 58.400 casi e 35.300 di questi sono deceduti, ma la curva epidemica dei casi di AIDS tende a rallentare: mentre nell'anno del picco, il 1995, si verificarono oltre 5.600 casi di malattia conclamata, per l'anno in corso ne stimiamo circa 1.200. Ciò è dovuto soprattutto all'effetto della terapia antiretrovirale combinata. L'allungamento della vita determina però un aumento della prevalenza di persone che vivono con una diagnosi di AIDS: ad oggi ne stimiamo oltre 23.000.
Altrettanto accade per i sieropositivi (che comprendono sia le persone affette da AIDS che quelle infette, ma che ancora non hanno sviluppato i sintomi caratteristici della malattia conclamata). Sebbene in questo caso i numeri non possono essere altrettanto accurati rispetto a quelli dell'AIDS (ricordiamo infatti che il sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di HIV non copre ancora tutto il territorio nazionale), si stimano oltre 120.000 persone sieropositive. Questo numero tende ad aumentare lievemente, in quanto ogni anno si verificano circa 3.500-4.000 nuove infezioni che si vanno ad aggiungere alla gran parte di quelle acquisite negli anni precedenti: l'aumento della sopravvivenza delle persone sieropositive comporta, anche in questo caso, un aumento del numero di infetti a livello del territorio nazionale.
Chi si infetta
Cambiano anche le caratteristiche delle persone infette o con AIDS: sono sempre meno i tossicodipendenti mentre aumentano le persone che hanno acquisito l'infezione per via sessuale e gli stranieri. Aumenta anche l'età delle persone colpite, che, per i casi di AIDS, ormai supera i 40 anno in media.
Infine un fenomeno che non possiamo non definire inquietante. Oltre il 60% dei casi di AIDS si verifica in persone che non hanno fatto terapie antiretrovirali prima della diagnosi. Ciò è dovuto per lo più al fatto che sempre più persone (oltre il 50%) scoprono di essere sieropositive a ridosso della diagnosi di malattia conclamata. Questo fenomeno rappresenta il chiaro segnale di una bassa percezione del rischio, soprattutto fra chi si infetta per via sessuale e fra gli stranieri.
I dati presentati forniscono chiaramente un duplice messaggio: da una parte, frena l'AIDS e la mortalità, in conseguenza dell'ampio accesso alle terapie combinate. Dall'altra, l'incidenza stabile di nuove infezioni, unitamente all'aumento della sopravvivenza e della qualità della vita, determina una tendenza alla stabilizzazione o addirittura a un lieve incremento del numero totale di infetti. A ciò si unisce la bassa percezione del rischio di una rilevante componente della popolazione, che arriva tardi al test HIV e, conseguentemente, alla terapia. E' per questo, che occorre continuare e possibilmente migliorare l'informazione e la comunicazione del rischio. L'AIDS infatti si può arginare con le nuove e potenti terapie, ma l'epidemia si può sconfiggere solo attraverso l'informazione e l'adozione di comportamenti appropriati. Ecco i dati completi del rapporto del Coa
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