Primarie Unione e diritti di gay e lesbiche
Matrimoni gay, PACS, CSS e chi più ne ha più ne metta! Per settimane abbiamo assistito ad un patetico scontro fra maschi più o meno eterosessuali sull’inserimento, nel programma dell’Unione, di un impegno sui diritti di gay e lesbiche. Una discussione surreale incentrata più sugli effetti elettorali che non sul suo significato politico antirazzista. Un “confronto” che ha totalmente escluso, con qualche minuscola eccezione, le organizzazioni GLBT (Gay, Lesbiche, Bisessuali e Transessuali) che rappresentano coloro che questa discriminazione la vivono quotidianamente sulla pelle. E se Rutelli, il novello chierichetto, si dice contrario opponendo ai PACS i CSS, ovvero semplici contratti privati che già oggi è possibile stipulare, Prodi, con qualche gaffe (“[…] necessità di una tutela giuridica per coloro che hanno questo problema”) e i DS si svenano a spiegare come i PACS siano stati in passato una proposta del cattolicissimo PPE, il partito popolare Spagnolo. Ed è proprio questo a preoccuparci: la totale confusione fra le diverse rivendicazioni e il contesto politico in cui si sviluppano. Un piccolo chiarimento: al di là dei termini usati, in Spagna non è stata varata una legge che affianca ai matrimoni etero l’istituto del matrimonio gay, più semplicemente sono state eliminate dal codice civile quelle norme che vietavano a gay e lesbiche di usufruire di una legge dello Stato: quella sul matrimonio. Zapatero non si è posto il problema di diverse forme di riconoscimento di “comunità familiari”, ma ha voluto dare un forte segnale antirazzista riconoscendo a gay e lesbiche piena cittadinanza.
Ed è questo il punto. Non ci interessa assolutamente parlare di “sacralità” e “naturalità” della famiglia, argomentazioni religiose che con lo Stato non dovrebbero avere niente a che fare. Ma piuttosto di riconoscimento dei diritti di cittadinanza a quella parte di società che ne è esclusa. A chi parla di “unioni contronatura” rispondiamo semplicemente che vivere i propri sentimenti e la propria sessualità è quanto di più naturale possa esistere, mentre reprimere la propria sessualità è un atto contronatura e una violenza sul proprio corpo. Ma non tocca a noi giudicare le scelte di preti e suore, liberi di disporre, o non disporre, del proprio corpo e dei propri sentimenti come meglio credono.
La proposta sui PACS non ha niente a che vedere con il matrimonio e con le leggi che lo regolamentano e non è nemmeno mirata alla cancellazione della discriminazione legislativa nei confronti di gay e lesbiche. Si tratta invece di una proposta di legge mirata alla tutela giuridica di forme di convivenza e di comunità familiari etero e gay che oggi non sono riconosciute dallo Stato. In verità l’introduzione della famiglia anagrafica aveva ovviato ad alcuni problemi economici relativi alle coppie di fatto ma solo per le coppie eterosessuali. I PACS regolamentano a fondo questa materia, riconoscendo diversi livelli di impegno a cui corrispondono diversi livelli di agevolazioni. Dall’eredità al subentro nell’affitto del partner deceduto, dalle agevolazioni fiscali agli assegni familiari, dalla pensione al diritto di assistere il proprio partner in ospedale ecc.
Ignoranti di destra e sinistra hanno provato a sollevare problemi di incostituzionalità brandendo inopportunamente l’art. 29 della Costituzione, il quale peraltro non prescrive nemmeno la sessualità dei coniugi. Sono invece gli articoli 2 e 3 della Costituzione che semmai IMPONGONO una tale legge laddove recitano: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.
Mentre in Europa persino in paesi come Polonia, Ungheria, Croazia e Slovenia, appena usciti dalla dittatura e dalla guerra civile, si varano leggi sul riconoscimento delle unioni civili con diritto di adozione, in Italia ancora si discute sulla naturalità dell’omosessualità. Tra Ministri della repubblica che parlano di lobby di culattoni e Cardinali che esprimono l’esigenza di leggi che discriminino gay e lesbiche nel mondo del lavoro, gli omosessuali sono ancora discriminati, violentati e uccisi. Strano paese l’Italia dove ci si accanisce a tutelare cellule ed embrioni, peraltro negandone la naturale relazione con la madre ridotta a puro contenitore, ma non si riconoscono i diritti a coloro che sono già nati condannandoli alla sofferenza e alla discriminazione. Ma non eravamo tutti embrioni? Basta! Non siamo più disposti ad accettare un patto sociale che ci discrimina, che ci impone doveri ma non ci riconosce diritti. Domenica 16 Ottobre si svolgeranno le primarie dell’Unione. Abbiamo la possibilità di indicare le priorità programmatiche votando per quei candidati come Bertinotti e Pecoraio Scanio da tempo impegnati sui diritti di cittadinanza e sulla pace. Non sprechiamola.