Palestina
tra occupazione resistenza e democrazia
 
Si apre a Sassari, lunedì 28 novembre alle ore 17:00 presso il Padiglione dell’Artigianato, una quattro-giorni di iniziative di sensibilizzazione, informazione e approfondimento dal titolo: “Palestina, tra occupazione, resistenza e democrazia, verso una pace giusta”.

L’iniziativa è organizzata dall’Arci provinciale di Sassari e dal Movimento Omosessuale Sardo in collaborazione con l’Arci nazionale e Queer for Peace, e intende analizzare gli effetti reali dell’occupazione sulla società civile e sui suoi tentativi di ribellarsi alle dinamiche di violenza e oppressione.

Siamo abituati a parlare di Palestina attraverso la dimensione geopolitica del conflitto, limitandoci al puro piano politico-militare, in cui i rapporti di causa-effetto tengono conto solo delle dinamiche di violenza e potere proprie di categorie del pensiero dominate dallo stato di guerra permanente. Gli effetti del conflitto sono invece molto più profondi della distruzione e della violenza fisica e penetrano nel profondo le culture, le relazioni e l’identità stessa dei popoli come dei singoli individui. Troppo spesso il popolo palestinese è mediaticamente rappresentato dalla risposta militare di alcuni gruppi alla violenza dell’occupazione israeliana, così come, specularmene, la società israeliana viene confusa con il suo esercito di oppressione e con le politiche del suo governo. E’ proprio questo uno degli aspetti più drammatici dell’occupazione: la totale assenza di spazi di espressione per tutti quegli aspetti della vita che fuoriescono dallo scontro militare relegando in secondo piano non solo i bisogni primari, come casa, assistenza sanitaria, scuola, cultura, ma soprattutto quelli più profondamente sociali come i percorsi di realizzazione e autodeterminazione individuali che partono dalle relazioni tra i generi e dal diritto all’orientamento sessuale.

Si è quindi pensato di sviluppare i temi in oggetto attraverso tre dibattiti che potessero rendere conto delle trasformazioni in atto da altrettanti angoli di visuale non convenzionali, con autorevoli rappresentanti di organizzazioni sociali palestinesi e israeliane, italiane e sarde, protagoniste di questa importante fase storica di transizione. Tutto all’interno di uno spazio cittadino, il Padiglione dell’artigianato ai giardini pubblici, che sempre più spesso viene ormai utilizzato anche per iniziative di questo tipo.

Lunedì 28 novembre si affronterà il tema delle prospettive di rinascita democratica attraverso l’impegno della società civile, che sempre più sta assumendo il ruolo di motore del cambiamento sociale e politico. Se ne parlerà con Jamal Zakout, leader del Palestinian peace coalition, e con Zvi Schuldiner, docente israeliano e rappresentante del Commitment for peace and social justice, noto in Italia per i suoi articoli ne Il Manifesto sulla situazione nel Medio Oriente. Il quadro generale sulla base del diritto internazionale e l’impegno dell’associazionismo italiano saranno i temi affrontati, rispettivamente, da Paolo Fois, docente all’Università di Sassari, e da Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci.

Il dibattito previsto per martedì 29 rappresenta una tappa nel percorso delle contraddizioni che il tema della sessualità sviluppa sia in Palestina che nei Paesi occidentali. Sarà la prima volta che un esponente del nuovissimo Palestinian gay outreach, di Ramallah, nella West Bank, esce allo scoperto per confrontarsi sulla situazione di gay e lesbiche nei territori, stretti fra la violenza dell’occupazione e la morsa del fondamentalismo. Questo gruppo, stadio pre-embrionale di un movimento di liberazione omosessuale, nasce grazie ai contatti instaurati alcuni anni fa durante la prima missione di Queer for Peace e al sostegno di diversi esponenti dell’associazionismo e del fronte democratico palestinese. Si affronterà l’argomento, oltre che con Obied Allah, con Liad Kantorowicz, esponente dell’israeliano Queeruption, Titti De Simone, deputata al Parlamento e Silvia Stilli, settore progettazione dell’Arci naz.

L’incontro di giovedì 1 dicembre sulla resistenza delle donne all’occupazione ed alla deriva fondamentalista, vuole sottolineare come la visione occidentale, fornitaci da mass media maschili e militarizzati, di una società compatta in una dimensione jihadista dello scontro, è quanto di più strumentale alla politica imperialista e lontano dalla realtà. Ne parlerà Maha Nassar, leader del Union of palestinian women committees, Nadia Tamra, rappresentante del Medical relief civil society, Luisa Morgantini, parlamentare europeo e tra le ispiratrici del movimento Donne in Nero, Raffaella Bolini, responsabile delle politiche internazionali dell’Arci, Mariangela Pedditzi e Silvia Pilia, rappresentanti, rispettivamente, dell’associazione Sardegna-Palestina e di Andala.

La giornata di mercoledì 30 sarà completamente dedicata ai film e ai documentari, alcuni dei quali diventati oramai molto famosi, altri autoprodotti nelle innumerevoli spedizioni in Medio Oriente. Tutti volti a completare un percorso di conoscenza e di sensibilizzazione che ha nel racconto filmico un importante veicolo di diffusione.

La realizzazione di queste giornate è stata resa possibile grazie all’impegno volontario di tanti e al contributo del Comune e della Provincia di Sassari e della Presidenza del Consiglio Regionale.