Progetto per la creazione di un telefono amico e di informazione sull’HIV/AIDS
e sulle Malattie Sessualmente Trasmesse (MST)
La Palestina sembra avere, dai dati ufficiali, una bassa incidenza nella
diffusione del virus dell’HIV nella popolazione. Secondo i dati
ufficiali sarebbero 65 i casi di Aids accertati e si stima in ca. 600
il numero delle persone HIV+. Dal 1995 è stato introdotto il
test gratuito e nel 1998 è stato avviato un programma di contenimento
della diffusione del virus nel rispetto delle direttive internazionali
in materia. Secondo i dati ufficiali la popolazione più colpita
è tra i 20 e i 39 anni (62.3%) con un picco di incidenza in un’età
compresa fra 30 e 34 anni. Le città più colpite, in relazione
alla popolazione, sono Jericho (incidenza 7,7x100.000 abitanti), Ramallah
(3,12) e Gaza city, mentre rispetto al numero assoluto dei casi sono
Ramallah (15,1%) e Al Khaleil (9,4%).
La principale via di contagio è il rapporto sessuale (54,7%),
mentre i casi dovuti a trasfusioni di sangue infetto (18,9%) sono legati
solo ai primi anni di diffusione del virus poiché tutti i prodotti
ematici oggi vengono testati; da verificare il 15% di casi di provenienza
incerta.
I dati ufficiali sono però, sicuramente, largamente sottostimati.
Questo a causa sia dell’impossibilità, dettata dalla presenza
dell’occupazione israeliana, di compiere veri e propri monitoraggi
del territorio, sia a causa della forte condanna sociale che investe
tutte le malattie a trasmissione sessuale e l’AIDS in particolare.
Inoltre i dati provenienti dal progetto di lotta all’Aids sostenuto
dall’USAID in Giordania, evidenziano che il 63% dei casi di Aids
verificati sono attribuiti a persone non residenti in Giordania, quindi,
presumibilmente, una larga parte di questi proviene dalla West Bank,
dove spesso, sempre a causa dell’occupazione, è impossibile
curarsi.
Una stima più appropriata indicherebbe tra le 1200 e 2400 unità
il numero delle persone HIV+, mentre risulta impossibile stabilire il
numero delle persone con AIDS.
Obiettivi del progetto sono:
1) Mantenere bassa l’incidenza dell’HIV nella popolazione
palestinese
2) Creare uno sfogo e una prima assistenza alle persone che hanno già
contratto il virus
1) Il programma di prevenzione ed informazione sull’Aids varato
dal ministero della salute palestinese nel 1998 trova notevoli problemi
nell’attuazione dovuti sia agli effetti diretti dell’occupazione
militare israeliana che alla realtà socioculturale palestinese.
L’occupazione infatti rende assai difficile condurre programmi
di monitoraggio sul territorio che permettano un raffronto dei dati
raccolti e una continuità nelle procedure scelte. Inoltre il
contesto socioculturale palestinese, proprio di una realtà militarizzata
e con una crescente presenza religiosa, rende assai difficile parlare
di sessualità, di prevenzione così come di comportamenti
a rischio.
Molto spesso tali comportamenti sono legati a gruppi sociali ben definiti
che, a causa della fortissima stigmatizzazione sociale, sono costretti
in uno stato di emarginazione permanente. La discriminazione sull’Aids
è un atteggiamenti molto comune, anche fra gli assistenti sanitari.
Impossibile pensare a campagne di prevenzione generalizzate fra la popolazione,
poiché i metodi di prevenzione, come il preservativo, sono legati
unicamente a politiche di pianificazione familiare.
2) Stigmatizzazione e discriminazione sociale hanno come conseguenza
diretta la clandestinità dei soggetti colpiti dal virus. La mancanza
di strutture di supporto o di NGO specializzate sul tema impongono alle
persone sieropositive il totale isolamento sociale con effetti psicologici
devastanti. La totale ignoranza sull’argomento inoltre genera
paure infondate circa le modalità di contagio o, nel caso di
soggetti HIV+, di reinfezioni o di contrazione di infezioni opportunistiche.
Il progetto si propone la creazione di un telefono d’ascolto e
di informazione sull’HIV/AIDS e sulle malattie a trasmissione
sessuale nella città di Ramallah.
La scelta del telefono scaturisce dall’esigenza di trovare forme
e modalità di comunicazione che superino l’ostracismo e
la condanna sociale sulla sessualità e sulle MTS e permettano
una reale informazione sulle malattie in sé, sulle modalità
di contagio e, quindi, sui metodi di prevenzione. Inoltre, la garanzia
dell’anonimato e la specificità del telefono, offrirebbero
ai soggetti colpiti e a quelli con comportamenti a rischio, la possibilità
di uscire dall’isolamento e dalla segretezza.
La formazione degli operatori preposti al funzionamento del centro d’ascolto,
verrà affiancata da corsi di aggiornamento e di sensibilizzazione
degli operatori sanitari operanti nell’associazione partner, che
diventerebbe il riferimento primario per le persone colpite dal virus
che si rivolgeranno al telefono d’informazione.
Il corso di formazione per gli operatori telefonici avrà luogo
a Ramallah e prevede la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti
dal progetto.
Il corso di formazione è previsto per Agosto 2006 ed avrà
la durata di un mese e sarà tenuto da operatori dei centralini
Aids italiani e responsabili di associazioni per la lotta all’Aids
arabo/israeliane. La scelta degli operatori sarà effettuata in
concerto con le associazioni partner che garantiranno anche il supporto
logistico per lo svolgimento del corso di formazione e il luogo fisico
in cui opererà la Hotline. L’avvio del centro d’ascolto
è previsto fra Settembre e Novembre 2006.
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